Un Nobel, una domanda

Un Nobel, una domanda

Il prof. Mario Capecchi ha appena vinto il premio Nobel per la Medicina e se i professoroni di Stoccolma hanno scelto lui (assieme a due colleghi statunitensi) sapranno bene il perchè.

Il prof. Capecchi non è un “cervello in fuga” ma avrebbe tranquillamente potuto esserlo e nessuno se ne sarebbe meravigliato. Quindi, quello che mi chiedo è: devo essere orgoglioso per l’ennesimo Nobel attribuito a un connazionale (il prof. Capecchi è nativo di Verona, anche se cresciuto scientificamente negli Stati Uniti), oppure devo essere seccato, molto seccato, per l’ennesimo grande talento che ha potuto dimostrare tutte le proprie capacità all’estero mentre, presumibilmente, fosse rimasto qui in patria non sarebbe probabilmente riuscito ad andare così lontano?

0 Replies to “Un Nobel, una domanda”

  1. Sono profondamente d’accordo a quanto qui letto. La vita e’ sempre stata difficile da comprendere come da qui riferito. Anche se un ricordo rieccheggia la mia mente che mi risolleva da quanto pensato prima. La meravigliosa Rita Levi di Montalcino che quando ero studente in medicina mi fece capire quanto importante sia lo studio fatto, se vuoi comprendere cosa fare per la salute di tutti. Auguri quindi anche al Prof. Capecchia .

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