E’ il gioco del giorno…quando verrà affossato il povero governo Prodi e il nostro sovraeccitato Paese verrà chiamato al voto? Non si sa, è un fitto enigma nascosto in un mistero, ma per dipanare l’orrida matassa, cerchiamo di capire il gioco delle convenienze, partendo da alcuni dati di fatto.
1. Il governo Prodi è in carica, dopo avere vinto le elezioni politiche del 2006 con circa 25.000 voti di vantaggio sul centrodestra e conquistando 159 senatori elettivi su 156;
2. il governo Prodi versa in una profonda crisi di efficienza decisionale. Fatica a stare in piedi, logorato com’è dal gioco dei veti incrociati da parte delle molte fazioni che lo “sorreggono” (8-10), ciascuna con una forza sufficiente per rovesciarlo al Senato;
3. tale situazione di blocco è attribuita in modo quasi unanime ad una legge elettorale demenziale, che ha moltiplicato i partiti presenti in Parlamento ed è nota la ritrosia del Presidente della Repubblica nei confronti di una competizione elettorale con il “porcellum” ancora in piena efficienza;
4. mentre il governo boccheggia si avvicina a grandi passi la primavera del 2008, quando saremo (forse) chiamati ad un referendum, che grazie ad una scaltra opera di “taglia e cuci” confezionerà una nuova legge elettorale (il guzzettallum?) che attribuirebbe il premio di maggioranza al partito più votato (facendo sparire le coalizioni, così ampie e rissose) e introdurrebbe una soglia di sbarramento del 4% che farebbe fuori non pochi soggetti, soprattutto di centro-sinistra.
5. I sondaggi attribuiscono in modo univoco la vittoria elettorale al centrodestra che, sic stantibus rebus, non potrebbe che indicare Silvio Berlusconi candidato premier, per la gioia di grandi e piccini, ovviamente.
Allora, se quelli sopra appena ricordati sono “fatti” più o meno non discutibili, quale può essere la data-elezioni preferita per i principali esponenti di partito? vediamo di leggere nella palla di vetro…
- Romano Prodi. Ha detto e ridetto che questa è la sua ultima esperienza da presidente del Consiglio. Ovviamente, vorrà concluderla in modo decoroso e possibilmente godersela fino all’ultimo minuto. Data ideale: 2011.
- Silvio Berlusconi. Al momento nessuno nel centrodestra contesta veramente la sua leadership (e quando mai non è stato così?). Si votasse domattina, vincerebbe lui, anche senza il casto UdC e quindi – anche se potrebbe essere avvantaggiato da una competizione dopo il referendum (la tentazione di prendere il 55% dei seggi da solo, liberandosi di tutti gli altri può essere forte) – credo sia sincero quando dice votiamo subito, anche a costo di scocciare AN e mandare a gambe all’aria l’esuberante e logorroica MVB…A tal fine sta svolgendo una intensa campagna acquisti (ai limiti della corrutela, forse un po’ oltre) per “ribaltare” il governo. E questo, dopo averci fatto a tutti per 13 anni una testa come un cesto contro “ribaltoni e ribaltonisti”. Data preferita: marzo 2008.
- Walter Veltroni. E’ il capo di un partito che non esiste e ci vuole tempo per consolidarlo. E il tempo scarseggia, anche perchè si trova impicciato dalle sue responsabilità di Sindaco di Roma. Che fare? si votasse oggi, con la legge vigente, sarebbe un disastro…meglio aspettare il referendum e sperare che venga approvato, così potrebbe anche lui tentare il “tutto per tutto” contro Forza Italia e sperare nel colpaccio. Dovendo scegliere una data, potrebbe essere il 2010…lontano? altro che, lontanissimo. Ma con tre vantaggi: radicare il nuovo partito; finire il mandato di sindaco e sfruttare la parallela competizione regionale, grazie alle tante regioni in mano al centrosinistra che andrebbero al rinnovo delle giunte regionali (e quindi – ma non si può dire – sfruttando anche il clientelismo che sempre contraddistingue le competizioni locali).
- Gianfranco Fini. Povero Fini, eterno secondo. Da AN sono giunte le principali attestazioni di stima al processo di fusione che ha dato vita al PD e al sistema delle primarie che ne ha eletto il leader. Anzi, volendo dirla completa: tutti i “colonnelli” di AN si sono espressi molto, ma molto favorevolmente sui Veltroni-day e tutti, ma proprio tutti i “satrapi” di FI hanno irriso e osteggiato quella vicenda. Che sia un caso? non credo…Fini, come Veltroni, ha bisogno di tempo, per giungere alla nascita del Partito delle Libertà e cercare in qualche modo si scalzare Berlusconi dal suo trono dorato. E quindi? beh…Fini ha raccolto le firme per il referendum e qualcosa vorrà dire…Fini sostiene (a differenza di FI) il dialogo sulle riforme istituzionali che timidamente ha preso il via…e anche questo qualcosa vorrà dire. Data sperata: 2009, in parallelo con le Europee.
- Pierferdinando Casini. Anche lui mira a collocare Berlusconi su una mensola, tra la foto del primo matrimonio, quelle del secondo e quelle dell’udienza da Papa Woityla. Inoltre, ne ha le tasche piene, lui così “moderato” a starsene in coalizione con i fascisti e i leghisti e lo dice ai quattro venti. Ha in mente il “modello tedesco”, vale a dire il ritorno al parlamentarismo più puro, ma temperato da una soglia di sbarramento molto alta (il 5%) che gli consenta di fare l’ago della bilancia tra Partito Democratico e Partito della Libertà…insomma, un po’ come hanno fatto per tanti anni i liberali tedeschi di Hans Genscher. L’ideale di Casini sarebbe una bella crisi di governo, un esecutivo “tecnico”, magari guidato da qualche ex-democristiano, un bel tavolone delle riforme e poi le elezioni, nel 2009. In alternativa, anche per lui, voto subito, nel 2008. Tutto pur di evitare il referendum.
- Umberto Bossi. Bossi non vuole essere sbattuto all’angolo e neppure essere costretto a diventare di destra o di sinistra…quindi potrebbe essere tentato a “ciurlar nel manico” parlando di riforme, cercando di ottenere un sistema elettorale alla spagnola (che enfatizza il peso sul territorio) e magari un ritorno al parlamentarismo corsaro che tanto bene gli ha portato in passato…Certo non vuole il referendum e certo non gli può piacere il Partitone della Libertà…quindi, piuttosto meglio al voto con questa legge. Data preferita, 2008 o 2010 (alle Europee va sempre maluccio).
- RC-Pdci-SD-Verdi. Non credo vogliano le elezioni subito, hanno bisogno di tempo per dare un senso compiuto alla “Cosa Rossa” e poi, con la situazione attuale, la loro funzione “di ricatto” è garantita e tutelata, quindi – da un estremo all’altro – la data migliore può essere per tutti il 2011 o alternativamente il 2008, per non correre il rischio di scomparire causa referendum. Rifondazione flirta con il modello tedesco, ma per me non ci crede sul serio…
- Mastella & Di Pietro. I Lennon-McCartney (Dio mi perdoni!) della rissa politica su un punto li vedo concordi. Elezioni nel 2008. Di Pietro spera di passare – sondaggi alla mano – dal 2,3% al 2,9% e questo enorme risultato giustificherebbe da solo lo scardinamento del governo, mentre Mastella ha una fifa blu di qualsiasi riforma elettorale, che renderebbe il suo 1,3% del tutto inutile. Finalmente.
- I Fascisti. La Mussolini, Storace, Tilgher, Romagnoli, tutta gente che ha una speranza di entrare in Parlamento solo con questa legge elettorale. Ragione in più per cambiarla.
Questo è lo scenario, almeno per me. Come si vede attribuisco una grande centralità alla scadenza referendaria, se mai ci si arriverà, quindi – dovendo fare il profeta – se Prodi non viene capottato entro tre mesi, allora i tempi si potrebbero fare molto, ma molto più lunghi. Vedremo, dopotutto il gioco politico italiano è da sempre in mano a grandi prestigiatori, che non si sa mai quale pantegana possano estrarre dal loro cilindro…
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