Le tasse. A dissenting opinion.

Le tasse. A dissenting opinion.

Pagare le tasse – è cosa arcinota – non piace a nessuno. Ricevere servizi più o meno gratuiti di buona qualità, invece, piace a tutti.

Partendo da questa riflessione straordinariamente banale, aggiungo alcuni piccoli, elementi conoscitivi:

  1. Passata Torino e varcate le Alpi si entra in Francia. Trattasi di una nazione vasta, densamente popolata, ricchissima di storia e di un notevole rilievo politico ed economico.
  2. La Francia – come ho constatato di persona varie volte e in zone molto diverse tra loro – è un paese assolutamente vivibile e molto, ma molto più a buon mercato dell’Italia.
  3. La Francia ha un sistema di welfare universalistico e uno Stato tradizionalmente considerato efficiente e presente, per taluni persino troppo.
  4. In Francia, come da uno studio della Confindustria del 2006 esiste una pressione fiscale elevata, assai più di quella italiana (quasi 5 punti di differenza nel 2006).
  5. Nonostante questo (e considerato anche che esiste per il lavoratore francese la possibilità di scegliere il contratto con le 35 ore settimanali), gli stipendi medi francesi sono circa il 25% più alti dei nostri, come da dati riportati ieri sera durante la trasmissione Ballarò e non contestati ne dai politici, ne dai rappresentanti confindustriali ospiti in studio.

Dunque, ricapitolando. In Francia pur con una pressione fiscale più elevata rispetto all’Italia, il costo della vita è mediamente più basso, gli stipendi sono più alti e chi vuole lavora pure meno. Com’è possibile? dove sta il trucco? Allora non è vero che per avere più soldi bisogna per forza diventare come i cinesi, senza diritti sindacali, senza tutele e con orari assurdi e flessibili, come vorrebbe parte della Confindustria?

Perchè sento che qualcosa non torna e qualcuno non me la conta giusta?

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