Il feticcio

Il feticcio

Leggo nella newsletter che mi invia settimanalmente la rivista “Aprile” il testo dell’appello che il presidente del Consiglio Provinciale di Roma Adriano Labbucci, con fare alquanto accorato, invia agli uomini e alle donne della sinistra. Il presidente Labbucci propone che nell’imminente convocazione degli “Stati Generali della Sinistra” si discuta dell’immediata attuazione di un soggetto politico unitario multiculturale e pluralista, attraverso un processo politico formativo che porti alla creazione di una Costituente capace di rappresentare quanto sta a sinistra del PD.

Fin qui, una rispettabilissima posizione politica e anche – direi – un utile contributo per giungere ad una semplificazione dell’offerta partitica, sempre più necessaria, ma mi vengono in mente due altre riflessioni, una di metodo e una di merito.

Cominciando dal metodo. E’ tanto tempo che sento parlare, con andamento carsico, di questi “Stati Generali” ma giuro che non ho idea di cosa siano, malgrado abbia una certa dimestichezza con il lessico e le vicende della sinistra italiana. So però cos’erano nella Francia dell’Ancien Regime: la riunione convocata dal Re degli esponenti dei tre “stati” nei quali era divisa la società francese: aristocrazia, clero e popolo (borghesia, in realtà). Spero di riuscire a individuare correttamente chi siano nel contesto della sinistra italiana i nobili, il clero e – soprattutto – chi sia il re che convoca tutta questa gente. Vedremo.

E poi nel merito. Se ho capito bene quanto propone il presidente Labbucci (ma non solo Labbucci) sarebbe necessario procedere alla costituzione di un soggetto politico capace di raccogliere (raccattare?) tutto quanto sta a sinistra del PD. Cioè, come al solito, la logica coalizionale costruita non “per qualcosa” ma “contro qualcuno”. Si chiami Prodi, Berlusconi o Veltroni poco importa.

E’ l’eterno feticcio dell’unità a sinistra, intesa come valore etico superiore, a prescindere dalle differenze politiche e programmatiche. Un feticcio irrealizzabile e inafferrabile, del quale si parla dalla scissione del 1921 e che – ne son sicuro o quasi sicuro – non si realizzerà neppure mai. E se i fatti dovessero darmi torto, allora sarebbe un male un po’ per tutti, non solo per la sinistra, convinto come sono che una “Bad Godesberg” vera e propria da noi non ci sia ancora stata e sa il cielo di quanto ce ne sarebbe bisogno!

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