Rimango sul tema della scarsa capacità comunicativa del PD perchè la settimana appena trascorsa ha fornito vari spunti per ulteriori riflessioni.
Ad esempio, c’è stato il tema delle intercettazioni delle telefonate Berlusconi-Saccà. Il succo è questo: Berlusconi al telefono chiede con insistenza al direttore delle fiction Rai di mettere sotto contratto in qualche produzione della tivù pubblica delle gallinelle di batteria amiche di senatori che forse – se tutto andrà bene – poi ringrazieranno di conseguenza e faranno cadere il governo Prodi al Senato. Il quale in effetti poi è caduto.
A parte il fatto che non si capisce bene perchè non possano essere assunte direttamente a Mediaset (dove le attrici non sono mica tutte Katherine Hepburn) ma questo genere di mercato debba essere pagato con i soldi del canone dei cittadini, così come non si capisce neppure perchè tutte vogliano finire a Incantesimo, che una volta era una fiction rispettabile ambientata in una clinica estetica e ora rischia di diventare la Legione Straniera di tutte le belle ammanicate e incapaci, che non potendo sostenere altre parti saranno tutte assunte con il ruolo di “modella lobotomizzata dal fidanzato geloso” e ovviamente curate – tra un succhiotto e l’altro – dal mediconzolo di turno. Insomma, a parte questi due aspetti, la questione è un altra: quella delle intercettazioni.
C’è un problema sul tappeto – l’ipotesi di legge governativa di limitarle fortemente – e c’è la posizione del PD che come al solito non dice qualcosa di suo, ma sostiene tesi in linea con quelle dell’esecutivo, ma in toni più soft. In particolare, la “linea” del partito è una, semplice e chiara: “si facciano, ma non finiscano sui giornali!” E perchè no?
La spiegazione che si da a questo principio è semplice: esiste un problema di privacy. E questo è vero ed è assolutamente giusto e giustificato evocarlo. Ad esempio, le telefonate del Duca di Savoia intento a turpiloquiare mentre tira sul prezzo per la prestazione professionale della squillo di turno forse rientravano tra i suoi affari privati e non meritavano di essere sbattute sui giornali: dove stava l’interesse pubblico negli amplessi taccagni del Duca? Dove finiva il dovere di informazione e iniziava il voyerismo?
Forti di riflessioni del genere, nel loft del PD si sono convinti di aver trovato la chiave giusta per trionfare nella battaglia mediatica in atto, attraverso il ricorso continuo e ossessionante della già citata frase magica: “si facciano, ma non finiscano sui giornali“. Ripetono instancabili questo mantra, senza un dubbio, senza un “ma, se”, senza un ripensamento. Tutti, compreso Veltroni.
Richiesto di una opinione sull’intercettazione Berlusconi-Saccà, il quasileader del PD ha replicato: “si facciano, ma non finiscano sui giornali“. E nel ripetere il mantra non gli è venuto in mente neppure per un istante che forse quelle intercettazioni, che pure non hanno nulla di penalmente rilevante, andavano non solo diffuse, ma commentate, conosciute e dibattute. Perchè toccano un preciso interesse dei cittadini – di destra e di sinistra – che hanno il diritto di sapere che ci sono (o ci furono) illustri membri del Senato che orientano il loro voto non in base a priorità politiche, ideologiche o programmatiche, ma sulla base di uno scambio di favoretti di bassissimo livello e che su questi l’allora leader dell’Opposizione organizza e dirige il mercato.
Se un Senatore della Repubblica si dimostra disponibile a far cadere il governo che sosteneva e precipitare il Paese a elezioni anticipate (che sono sempre una sconfitta per le istituzioni) in cambio non di istanze politico-programmatiche ma della particina di aiutoportantina in Incantesimo per l’amichetta di turno e se il capo dell’Opposizione acconsente e facendosi carico della cosa, perchè tutto questo non dovrebbe finire sui giornali?
Onorevole Veltroni, non pensa anche lei che questo genere di cose sia “di interesse pubblico”?