Questo post è scritto in consapevole violazione della legge, che impedisce di divulgare informazioni sui sondaggi nelle due settimane precedenti una competizione elettorale. Ma considerato che “la legge è uguale per tutti” e che il nostro premier ci informa quotidianamente e a reti unificate dello stato di salute del suo partitone, allora qualche numero lo do anche io, riflettendoci un po’ su…
I dati sono tratti dal sito http://www.predict09.eu che ho citato qualche post fa e che presenta sondaggi aggiornati sul voto in tutti i 27 paesi dell’Unione, con un sistema di rilevazione che unisce studio dei sondaggi a comportamento elettorale reale, desunto dal passato.
Gli illustri ricercatori dicono che – tra tutti e 27 – il “caso Italia” è uno dei più difficili da gestire. E ti pareva non fosse così!. Comunque, prendendo tutto questo per buono, possiamo anche iniziare a sviluppare un ragionamento su vittorie e sconfitte del futuro…
Ragionando numeri alla mano:
a) Berlusconi vince se il PDL supera la soglia psicologica del 40% (prima forza politica italiana a riuscirci dal 1958 ad oggi), la sua coalizione supera il 50% e la LN rimane al palo o poco più;
b) Franceschini vince se si colloca sensibilmente sopra il 25% dei voti (cioè un italiano su 4) e la somma dei partiti di una potenziale coalizione antiberlusconiana di governo raggiunge il 40% dei voti;
c) la LN vince se raggiunge il 10% dei voti e – alternativamente – si conferma secondo partito nel Lombardo-Veneto e/o riesce a penetrare nell’Italia Centrale;
d) Di Pietro vince se incrementa il proprio voto di almeno un 50% (passando quindi da 4.4 a 6.6% dei voti…)
e) l’UdC vince se rimane sopra il 5% dei voti, confermando la sostanziale tenuta dell’elettorato centrista cattomoderato;
f) tutti gli altri vincono solo se raggiungono la soglia del 4%. Obiettivo possibile per l’accoppiata RC-RdCI, più complicato per Sinistra e Libertà e Destra, quasi impossibile per la lista Bonino-Pannella.
I dati del sondaggio sopra riportato indicano un sostanziale pareggio, nel senso che il centrodestra avanza ma non quanto sperava (fermandosi l’accoppiata PDL-LN al 49%) mentre il centrosinistra non frana (l’ex coalizione veltroniana PD+IdV+Radicali passerebbe dal 37.6 al 38.2%, con un drastico riequilibrio all’interno delle varie forze, ma comunque una lieve crescita nel complesso.
E una possibile alternativa al governo di centrodestra? nell’intendimento di parte del PD (D’Alema, ad esempio), questa dovrebbe fare perno su un’alleanza – tutta da verificare – tra PD, UdC e Sinistra e Libertà, che dati alla mano sarebbe tra il 35 e il 36% dei voti. Troppo pochi e – aggiungendovi i consensi dell’IdV si riaprirebbero le contraddizioni del vecchio Ulivo, capace di vincere ma non di governare.
Insomma, a 3 giorni dal voto sembra ancora tutto da capire e tutto da interpretare.