03/09/2012 – La lunga notte del primo faccia a faccia tv tra Romney e Obama è anche la prova generale della copertura elettorale nel primo anno in cui un’elezione presidenziale coincide con l’esplosione delle reti sociali nel campo giornalistico. E così ogni grande piattaforma si è organizzata per testare i propri prodotti “curati”, ovvero pagine web in cui gli utenti possano trovare già selezionati e organizzati i commenti live al dibattito, le interviste, e l’elemento che davvero caratterizzerà il contributo dei social network al dibattito: il fact-checking. Ci sono infatti intere squadre di “verificatori” messi in campo sia dalle grandi testate tradizionali 1che da blog e siti specializzati, e che in tempo reale saranno in grado di offrire agli utenti che li seguono il background di ogni dichiarazione, il contesto, l’approfondimento e – soprattutto – la sua accuratezza. Tenendo conto che il dibattito d’esordio è incentrato sulla politica economica, questo tipo di lavoro è particolarmente delicato e utile. Solo il New York Times, ad esempio, ha utilizzato venti redattori 2 per controllare in diretta le dichiarazioni dei due candidati. Di certo un modello interessante da importare in Italia per le prossime elezioni 3.
Per i candidati la presenza sui social network è cruciale. Secondo lo stratega democratico JD Schlough 4, in alcuni Stati degli Usa gli eletti hanno solo un grado di separazione da ciascun utente Facebook dello Stato. Dei 140 utenti Twitter registrati negli Usa, almeno 30 sono arrivati sulla piattaforma nel 2012. “La conversazione sui social media nel 2012 è molto più ampia di quella che ci fu nel 2008. E’ una conversazione che si svilupperà a prescindere dalla campagna – quindi ai candidati converrà portar lì i propri messaggi e chieder conto degli errori degli avversari”, sostiene Schlough.
Ecco quindi che i due candidati hanno messo su pagine web dedicate all’evento e aperte allo sharing. Qui quella di Romney 5 e qui quella di Obama 6. Se il messaggio condotto “in proprio” ha un suo peso specifico forte, i candidati e i loro direttori di campagna sanno però che esistono ormai anche degli opinionisti – non necessariamente provenienti dai media mainstream – in grado di dirottare e focalizzare il dibattito che ruota intorno al loro confronto diretto. Dove siano questi “influencer”, cosa dicono e soprattutto in quali aree geografiche e su quali oggetti della campagna si concentri la loro capacità di spostare opinione tramite i social network è ormai oggetto di studio da parte delle compagnie di marketing, affinché possano diventare attori “utili” nelle campagne elettorali.
Per le due piattaforme che si contendono il primato di “supporto” alla narrazione giornalistica, Twitter e Facebook, si tratta di una prova del fuoco di grande importanza. Twitter ripropone la pagina “curata” 7già sperimentata con le convention. Una selezione di osservatori, mescolata alla prospettiva degli utenti, per creare una conversazione “organizzata” di un flusso che si prevede molto intenso. Su un lato della pagina, la piccola finestra con il video del dibattito live, tanto per concentrarsi meglio. L’hashtag per seguire il dibattito live è #debates.
Facebook apre a partire dalle 17 (ora della cosa est, le 23 in Italia) interviste e discussioni pubbliche in diretta da Denver sulle pagine dedicate di Politics Live 8. Tra gli ospiti dei vari panel nell’università sede del dibattito ci saranno il sindaco della città, il governatore del Colorado, membri del Congresso ed esponenti di testate e social network, dalla Cnn alla Npr, da Politico a Buzzfeed, oltre ad accademici ed analisti.
Quasi ogni testata organizza poi gli hangout supportati da Google +, già a partire dalle 22 ora italiana. Qui ad esempio la pagina di Usa Today 9, quella del Los Angeles Times 10. Un esempio di pagina interattiva curata è offerto dal Washington Post, che con il suo “Grid” 11 offre link alle maggiori piattaforme social e contenuti originali della testata.
Fonte: repubblica.it | Autore: Raffaella Menichini | Immagini: repubblica.it