30/10/2012 – Il Pdl ha perso tre quarti del suo elettorato precedente. Seicentocinquantamila voti dissolti tra l’astensione e il voto “di protesta” a Beppe Grillo. L’alleanza Pd-Udc risulta, in termini di voti raccolti non tanto la vincitrice ma la “meno perdente”. Ha perso in valore assoluto 250mila voti. In sostanza non ha attirato nuovi voti in un momento di grande turbamento dell’elettorato. I numeri, riassunti da Renato Mannheimer sul Corriere della Sera, spiegano un fenomeno non solo siciliano.
Pierluigi Bersani. Dovrà però imparare dalle difficoltà di Crocetta, che saranno le sue a Roma. E affrontare i problemi di un partito che non è il più forte, ma il meno debole. Con il rischio di dover rimpiangere Monti, al cui posto sarà molto arduo subentrare con numeri così esigui.
Angelino Alfano. Non convince la spiegazione della battuta d’arresto: abbiamo perso perché ci siamo divisi. Quella fatale divisione è già il segnale di un declino inarrestabile dell’intero centrodestra. Ma dalle macerie non si può che risalire e per Alfano aumentano le opportunità per la leadership di un partito in rotta ma che vuole evitare il suicidio definitivo. Sempre che abbia la tempra per compiere il parricidio.
Silvio Berlusconi. Aver cambiato radicalmente linea in sole 48 ore nella settimana decisiva della campagna elettorale ha rafforzato la sensazione di una leadership spenta e in confusione. Berlusconi non ha saputo nemmeno scongiurare la scissione suicida del centrodestra siciliano. Il suo comando appare impotente e nel suo elettorato l’impotenza è il simbolo della fine di un leader amato, ma in procinto di essere tradito.
Beppe Grillo. Grillo si trova sull’onda ma molti siciliani hanno preferito l’astensione a lui come protesta estrema e sarà difficile conservare il monopolio dell’antipolitica. Ora busseranno alla sua porta quelli che vedono in lui il nuovo fenomeno vincente. Le elezioni politiche sono alle porte e oramai Grillo non potrà prendere meno voti di quelli raccolti in Sicilia
Pier Ferdinando Casini. La contemporanea sconfitta di Vendola sposta al centro l’asse degli interessi elettorali del Partito democratico. Ma l’Udc in Sicilia è una creatura molto particolare. E poi è stata l’adesione alla candidatura a presidente di Crocetta che ha moltiplicato la sua forza. La corsa a Palazzo Chigi ha regole molto diverse: per raggiungerlo l’Udc potrebbe essere meno determinante. Occhio a non strafare.
Antonio Di Pietro. Spodestato dal ruolo di principale fustigatore della casta, Di Pietro vive l’effetto boomerang di un partito gestito in modo familistico e con una selezione molto avventurosa della sua classe dirigente. L’Italia dei valori non avrà rappresentanti a Palazzo dei Normanni. Il grillismo lo ha esautorato.
Nichi Vendola. Diminuisce il suo potere contrattuale con il Pd. Le vicende giudiziarie accrescono la sensazione di un momento di crisi terribile. Se la sentenza non sarà sfavorevole, potrà essere l’inizio della china da risalire.
Fonte: blitzquotidiano.it | Fonte tabella dati: Libero