22/11/2012 – Le elezioni politiche del 2013 si avvicinano e i partiti sono alla ricerca di nuove idee per la campagna elettorale. Ma non colgono le potenzialità dell’uccellino blu.
Da più parti si sente dire che il principale rischio delle prossime elezioni politiche italiane è l’astensionismo dal voto. Non solo per via dei ripetuti scandali che, giorno dopo giorno, aumentano la disaffezione dei cittadini nei confronti dei leader politici, ma anche per il grigiore e per la mancanza di vivacità che contraddistinguono la campagna elettorale in corso. Niente di paragonabile all’esplosività delle recenti presidenziali Usa insomma. Twitter e gli altri social media, però, sono arrivati anche da noi, e la politica, seppure a passi lenti, se ne sta accorgendo.
Proprio l’uccellino blu è al centro di una recente analisi che ha preso in esame il comportamento dei vari movimenti politici rispetto alla piattaforma: come twittano i politici italiani?
La premessa da cui non si può prescindere è che la comunicazione politica attraverso i social media è, in ogni caso, agli albori. Anche nel Movimento 5 Stelle, forza d’urto delle ultime tornate elettorali, che anzi ha fatto del Web la propria principale arma, l’account @Mov5Stelle, pur contando oltre 31.000 followers, ci sono solo 42 following, mentre l’uso degli hashtag è inesistente e non c’è traccia di conversazioni. Compaiono solo le denunce del lider maximo Beppe Grillo.
Più “ragionato” l’account Partito Democratico@pdnetwork, che di following ne conta4.300 ed esibisce un buon mix tra hashtag mirati e link di approfondimento, sebbene l’interattività con gli iscritti non sia messa ben in risalto.
I toni ingessati aumentano con l‘Unione di Centro (@udctw) che si limita a fare di Twitter l’amplificatore di lanci di agenzia e delle news pubblicate sul sito ufficiale del partito. Idem per la Lega Nord, che utilizza @LegaNordPadania come replica della pagina Facebook del movimento.
La situazione tende a migliorare con i partiti personalistici: l’Italia dei Valori, che almeno fino a poco tempo fa puntava tutto sul fondatore Antonio di Pietro, con l’account@Idvstaff vanta per esempio ben 138.00 followers.
Il problema, però, sembra l’incapacità della nostra classe dirigente di comprendere il mezzo: gli account peccano tutti di autoreferenzialità e unilaterilità e sono caratterizzati da un uso insufficiente degli hashtag.
Si tende, cioè, ad approcciare Twitter con logiche che riguardano altri media. Ma come negli anni Sessanta del secolo scorso, non oggi, insegnava Marshall McLuhan, il “medium è il messaggio”. Tanta strada rimane da percorrere.
Fonte: bitmat.it | Autore: Stefania Giammaria