Renzi, il nativo digitale che twitta pure quando dorme

Renzi, il nativo digitale che twitta pure quando dorme

social media29/11/2012 – Tra i ragazzi del comitato Renzi gira una battuta sulle abitutini digitali del candidato: “Matteo twitta anche quando dorme”. Basta gettare uno sguardo ai profili Twitter e Facebook del sindaco di Firenze, sfidante di Bersani alle primarie del centrosinistra. Tanti post e tweet e una continua interazione col pubblico. La dimostrazione pratica di questo assunto si è avuta domenica 25, proprio nel giorno del voto. Renzi era in coda da due ore al seggio di piazza dei Ciompi. E nel caos del mercatino della domenica, tra nonnine da salutare e bimbi da baciare, ha trovato il tempo di twittare a getto continuo. Lanciando, tra l’altro, una sonora frecciata al comitato organizzatore della competizione elettorale, sospettato di eccessivo bersanismo:

“Sono in coda da un’ora e venti minuti a Firenze. Mi scappa da ridere pensando che chiedevamo più seggi e ci hanno detto che non servivano”.

Un attacco frontale che ha aperto un fronte polemico durato poi giorni sugli aspetti organizzativi delle primarie, dai volontari impiegati allo scrutinio dei voti. Un singolo tweet ha avuto una risonanza ed una persistenza nel dibattito politico senza paragoni con qualsiasi altra dichiarazione affidata ai microfoni. E mentre Twitter è dove svolge la sua narrazione politica, l’agone dove si ingaggiano sfide e si lanciano proposte, Facebook è la casa dei renziani, dove il leader spiega le sue idee ai suoi sostenitori, si confronta, chiede collaborazione. Audace e provocatorio con i cinguettii, discorsivo, quasi didascalico, su faccialibro.

Su Twitter Renzi vanta 226.430 follower, nel 2010 erano meno di 30mila, e negli ultimi sei mesi c’è stata un’ulteriore impennata. I like Facebook sono invece 213.423. L’indice Klout, che misura l’influenza sul web è di 78 su 100, un buon risultato. Bersani su Klout non c’è neppure.

L’andamento di Matteo Renzi su Twitter negli ultimi sei mesi

Per seguire il confronto tra i due candidati andato in onda su Raiuno, passato agli annali dei trendtopic come #1csx2, i renziani si sono riuniti in una war room. Proprio come fece  Barack Obama quando i Navy Seals andarono a stanare Osama Bin Laden in quel di Abbottabad. A decine, tra i più agguerriti, riuniti a Roma, a Firenze e nelle altre sedi, hanno bombardato la rete di tweet. Tra gli altri c’era anche Peter Kruger, imprenditore esperto di start up, responsabile del comitato digitale di Matteo Renzi, l’organismo che sviluppa le politiche digitali del rottamatore. “Matteo conosce bene i social media e li sfrutta nel modo migliore. Per lui Twitter è una piattaforma di confronto pubblico con un numero di utenti più limitato ma certo più attivi sul fronte politico e della comunicazione pubblica. Facebook ha invece una platea molto più vasta, serve per parlare a tutti, a farsi capire meglio”.

 

Come è organizzata la campagna social di Matteo Renzi?

“Insieme ad una serie di professionisti della rete abbiamo organizzato il comitato Rivoluzione digitale adesso.Facciamo le attività classiche di un comitato. Rappresentiamo un mondo, mettendoci le nostre facce”.  Siete quelli che si firmano “staff” sotto i suoi post? “Non siamo lo staff di comunicazione di Matteo Renzi, a questo scopo a Firenze c’è un team di giovani professionisti della rete che gestisce tutte le operazioni. Noi ci limitiamo a coadiuvare il  team. Per il resto cerchiamo di rappresentare una parte del Web. Tra di noi ci sono persone come Stefano Quintarelli, Paolo Barberis, Salvo Mizzi, Laila Pavone, Frida Brioschi e diversi altri. Parecchi di noi si occupano di comunicazione su Internet e sui social. Diamo una mano”.

In che modo?

“Il nostro è un sopporto sulla social media strategy.  Da un punto di vista operativo, per quanto riguarda la manutenzione e l’efficienza dei sistemi digitali. E dei contenuti, a proposito della cosiddetta rivoluzione digitale. Per il resto è lo stesso Matteo il social media manager di se stesso”.

Davvero?

“Tra i leader politici in circolazione è il più attivo dal punto di vista dell’uso di twitter e di facebook. In maniera direi quasi nativa, è in grado di articolare la discussione politica in modo naturale attraverso le nuove tecnologie della comunicazione. Altri leader hanno invece un approccio dall’alto verso il basso. Molto spesso la loro attività online è interamente gestita dallo staff”.

Fonte: seigradi.corriere.it | Autore: Antonio Castaldo

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