06/12/2012 – In questi giorni in Italia c’è Michael Slaby, Chief Innovation and Integration Officer at Obama for America. In poche parole colui che insieme ad altri esperti ha mandato avanti la campagna presidenziale di Barack Obama attraverso i social media e la rete in generale.
Slaby, ieri era a Montecitorio, alla presenza dell’Ambasciatore Usa David Thorne, del vice presidente della Camera dei Deputati, di Gianni Riotta, altri esponenti politici, giornalisti, blogger e interessati alle dinamiche della rete.
Un intervento che mi ha sorpreso è stato quello di David Thorne, ha infatti detto che i social media sono una conseguenza della comunicazione in relazione allo sviluppo della tecnologia stessa. Anche prima di Twitter già si faceva ingaggio per l’elettorato online.
E’ poi toccato a Slaby che ha raccontato quale è stato il ragionamento e la tecnica che lui e il suo team hanno adottato per confrontarsi ed ingaggiare gli elettori di Obama. Ha parlato delle differenze di comunicazione tra la prima volta nel 2008 e quest’ultima nel 2012. Tutto è stato affrontato in modo particolarmente facile e comprensibile anche ai neofiti.
Slaby ha sottolineato che ci sono dei punti fondamentali per avere una buona presenza su internet:
- Essere trasparenti.
- Dialogare.
- Coinvolgere gli utenti.
- Tenere sempre attivi gli utenti con contenuti interessanti.
E’ poi intervenuto Maurizio Lupi che ha detto ” Il primo digital divide è tra noi e chi ci legge “.
Ha poi continuato Roberto Rao che con un “mea culpa” riguardo il dialogo poco trasparente tra cittadini e politica.
L’incontro ha poi assunto un tono “gossip” quando Riotta ha chiesto a Slaby se erano vere le voci di un suo presunto incontro con Roberto Casaleggio guru di Beppe Grillo e responsabile del suo blog e della comunicazione del M5S.
E in Italia…
In Italia abbiamo assistito a delle “scenate” sui social media a dir poco scandalosi. I politici fondamentalmente non usano i social media per comunicare o interagire, ma per farsi dei monologhi che non colpiscono minimamente l’attenzione di chi li legge, se non con effetti negativi. L’esempio di Formigoni su Twitter è uno dei tanti (col contest Formaglione poi si è superato).
Negli Usa..
La Digital Diplomacy, la comunicazione in rete tra istituzioni e cittadini funziona molto bene perchè c’è una particolare attenzione a come ci si rivolge verso gli utenti. Fondamentale è dare sensazione di “parità” tra chi scrive, chi legge, chi commenta e chi risponde.
Interessante per tutti è l’apertura di un famoso manifesto della rete che inizia proprio così:
Governi del Mondo, stanchi giganti di carne e di acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della Mente. A nome del futuro, chiedo a voi, esseri del passato, di lasciarci soli. Non siete graditi fra di noi. Non avete alcuna sovranità sui luoghi dove ci incontriamo.
Maurizio Gasparri l’ha letto così attentamente che se n’è uscito tempo fa con un: “Hai pochi follower, non sei nessuno!”.
Inoltre, per essere completi, la rete secondo alcuni politici del belpaese è solo Twitter e Facebook, invece contrariamente a questo, il team di Obama ha investito moltissime risorse nei blog, nella registrazione di podcast, in applicazioni mobile, nella cura di in mailing list, in chat online e contest per dare una esperienza “digitale” completa all’elettore, come ne ho già parlato precedentemente quì.
Onestamente in Italia, al momento gli unici che hanno ottenuto dei buoni risultati, spesso ottimi, sono stati Matteo Renzi, Nichi Vendola e Beppe Grillo, quest’ultimo ufficialmente è solo il portavoce del Movimento Cinque Stelle.
I primi due attraverso i loro team hanno ottenuto sulla loro pagine Facebook, i loro siti e Twitter degli ottimi risultati a livello di condivisione, ingaggio e interazione. Il secondo ha come forza il blog che secondo Alexa è il 154° sito italiano per importanza. Per farvi capire la differenza, quello di Casini è 52,145°.
La differenza tra Renzi, Vendola e Beppe Grillo rispetto agli altri è abissale, sia come metodi, come qualità delle tecniche, come numeri.Certo ognuno ha degli stili diversi, Renzi ha dimostrato una grande “forza” con l’ausilio di potenti slogan, Grillo con post che sanno solleticare il malcontento.
Una cosa è certa: per quanto possano essere competitivi gli staff di comunicazione, deve essere il politico stesso a dimostrare trasparenza, umiltà e correttezza nella vita quotidiana, al di fuori del web, ed è questa forse la cosa che rimane più difficile alla nostra politica.
Fonte: huffingtonpost.it | Autore: Andrea Stroppa