Il piede di Silvio Berlusconi schiacciato sull’acceleratore della crisi e il traguardo del voto anticipato che appare sempre più vicino non hanno spiazzato solo i dirigenti del Pdl. Tra chi è rimasto a mangiare la polvere c’è Pier Ferdinando Casini, i cui progetti a questo punto debbono essere ridisegnati. Peggio di lui stanno messi comunque i suoi «amici» centristi, che corrono il serio rischio di essere mollati. Il leader dell’Udc prima ha puntato tutto sulla mancata conquista del Senato da parte della coalizione di sinistra, alla quale avrebbe poi concesso a caro prezzo il proprio appoggio il giorno dopo il voto. Lo sfarinamento del centrodestra e la crescita del Pd nei sondaggi seguenti alle primarie hanno reso questo percorso molto rischioso: e se Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola alla fine dovessero avere i numeri per governare da soli? Ipotesi concreta. Tanto da convincere Casini che sarebbe stato meglio rinunciare all’accordo con Luca Cordero di Montezemolo (già di per sé riottoso all’idea di imbarcare residuati della Prima repubblica) e all’alleanza con Gianfranco Fini (in realtà mai decollata) per stringere un accordo con Bersani prima delle elezioni. E siccome il segretario del Pd non si è mai preso con Montezemolo e non ha alcuna intenzione di regalare seggi a chi è cresciuto indossando la camicia nera, da bravo realista Casini ha convenuto che la cosa migliore sarebbe stata accoppiarsi con Bersani senza zavorre al seguito. Trattativa riservata, ovviamente. Ma siccome il mondo è piccolo, l’odore di fregatura è arrivato alle narici di Fini, che ha provato a smascherare il gioco del poco fidato alleato. L’altro giorno l’ex leader di An si è rivolto pubblicamente a Casini affinché la Lista per l’Italia fosse varata senza indugiare in «tatticismi». In privato, il disappunto del presidente della Camera è stato espresso in modo ancora più chiaro, commenta il vice Direttore Fausto Carioti su Libero di venerdì 7 dicembre. Casini fa il doppio gioco e deve decidere da che parte stare. Anche la Chiesa lo ha messo in guardia da un’apertura troppo frettolosa a sinistra. Nessuno al Vaticano vuole un governo alla Zapatero con “forzature sui temi eticamente sensibili all’insegna della teoria dei “nuovi diritti”.
Fonte: liberoquotidiano.it