23/12/2012 – Sta riflettendo. Non ha detto né sì, né no.
Il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti non ha ancora fatto chiarezza sul futuro politico (leggi l’editoriale di Paolo Madron).
In vista della conferenza stampa (prevista per le 11 di domenica 23 dicembre), il Professore ha presentato il suo manifesto in un colloquio con Eugenio Scalfari su la Repubblica.
IL PROF TEMPOREGGIA. Sulla sua ipotetica discesa in campo che cambierebbe, e non di poco, la campagna elettorale di tutti i partiti, Monti ha nicchiato.
«Scendere in campo come portabandiera e leader del Centro? Non lo so ancora. Ma dentro di me qualcosa mi dice di no».
Per il Professore «chi si impegna nelle elezioni lo fa per vincere. Poi ci si può anche metter d’accordo ma alcune ferite possono essere inflitte da una parte e dall’altra. Io non voglio che questo accada tra due forze che poi dovranno necessariamente stare insieme».
E allora? «So che Napolitano preferirebbe che io, pur incoraggiando la parte politica a me più congeniale, restassi in panchina. Vedrò. La notte porta consiglio. Intanto Buon Natale».
La road map delle riforme: «Legge aggiuntiva contro la corruzione»
Monti intanto ha anticipato il programma che dovrebbe essere attuato fin dall’inizio, «nei primi 100 giorni del nuovo governo».
Le priorità sono le riforme. «Una legge aggiuntiva contro la corruzione», ha spiegato Monti, «quella varata poche settimane fa è stata di fatto concordata con la cosiddetta ‘strana maggioranza’, ma è manchevole, consapevolmente manchevole di alcuni punti importanti. Bisogna completarla».
URGE RIFORMA FISCALE. Altrettanto bisogna fare con le liberalizzazioni. «Bisogna rendere più penetrante l’azione antitrust in favore della libera concorrenza. Portare a termine l’impegno di abolizione delle Province. Cambiare la legge elettorale basandola sui collegi. Dimezzare il numero dei parlamentari», ha detto il Prof. E ha aggiunto: «Va portata avanti al riforma fiscale. Difendere fino in fondo la riforma delle pensioni. Cambiare il welfare e creare un sistema generale di ammortizzatori sociali. E soprattutto investire nelle scuole superiori, nell’università e nella ricerca».
«Rafforzare il centro contro il riafflusso alla destra populista»
In attesa delle prossime elezioni, per Monti il Centro va rafforzato soprattutto per un motivo: «Per fare muro e limitare il riafflusso alla destra populista».
Quindi ha attaccato Silvio Berlusconi: «Più forte di quanto si crede? Per la sesta volta? Dopo aver visto quali danni ha fatto all’economia italiana e alla credibilità del Paese?».
Il centro attuale, con Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Andrea Riccardi (ma senza di lui), è stimato dai sondaggi «tra il 9 e il 12%. Vedo che i sondaggi su di me mi danno intorno al 40%. Alcuni anche di più».
NESSUNA DC. all’ipotesi di un blocco del centro col Cavaliere, ha risposto: «Non lo farà mai. Alcune persone per bene, sì, vorrebbero venire al centro e io non sarei contrario». Se Casini oscilla «tra il 6 e il 7» e Fini «con il 2, è perché sono politici fin da ragazzi e la gente non sopporta più i politici professionali. Si parla ormai di esperti e di società civile. È questo che non fa decollare il centro». Montezemolo «rappresenta in qualche modo le imprese. Riccardi è il fondatore di Sant’Egidio». Non intende ridar vita alla Dc: «Nessuno di noi pensa questo e io non mi propongo un obiettivo del genere».
IL FRENO DI CAMUSSO E VENDOLA. Monti nella sua conferenza dovrebbe illustrare gli impegni presi che hanno ridato credibilità all’Italia: «Purtroppo», ha osservato, «oltre a Grillo e ai berlusconiani, li contestano anche Camusso e Vendola. Questa è una forte differenza tra il centro e il Pd. Camusso, Vendola e molti altri nel Pd vogliono e dicono di voler smantellare quello che è stato fatto. Io sono del parere di Ichino che del resto è uno dei più fedeli a quel partito e credo nell’onestà intellettuale di Bersani».
Fonte: lettera43.it | Immagini: Ansa