05/12/2013 – Anche se l’impianto preferito dalla grande stampa e dall’establishment sarebbe basato su un’area di governo «europea» costituita da Partito democratico e centristi raccolti intorno a Mario Monti, con l’esclusione delle posizioni spicciativamente bollate come «populiste» e antieuropee di tutti gli altri, il confronto elettorale è destinato a polarizzarsi proprio tra Pierluigi Bersani e il premier ex tecnico.
È nell’incerto confine che li separa lo spazio di mobilità elettorale più consistente, e la battaglia si accende sempre dove ci sono spazi contendibili. Naturalmente esiste un confine anche a destra del centro, ma qui la scelta sostanziale degli elettori delusi dal centrodestra è tra un’estrema e un po’ disperata prova di fiducia rassegnata e la fuga nell’astensione o nel voto di protesta, anche se esiste una quota di elettorato che può essere attirata dalla moderazione esibita dai centristi.
Invece è abbastanza evidente l’esistenza di un’area, più o meno corrispondente per dimensioni a quella che si è espressa a favore di Matteo Renzi nelle primarie del partito democratico, che può orientare il suo voto verso Bersani o verso Monti. La rapida retromarcia di Bersani che, dopo aver massacrato la minoranza moderata nelle primarie per la scelta dei parlamentari, ora ha bisogno di Renzi per evitare che il successo nelle primarie diventi una vittoria di Pirro nelle urne elettorali vere, fa intendere quanto sia effettivamente contendibile quest’area di consenso. Monti batte su questo tasto, la dipendenza del Partito democratico dall’antagonismo della Fiom e della Cgil, per rendere più difficile l’aggancio da parte di Bersani di un elettorato di ceto medio o di lavoro dipendente orientato verso il sindacalismo moderato della Cisl e questo diventerà probabilmente il tema principale della campagna elettorale. Il fatto che la polarizzazione si concentra in quest’area non significa automaticamente che Bersani e Monti otterranno i consensi più numerosi. Mentre questo è abbastanza certo per la coalizione di centrosinistra, non lo è affatto per quella centrista che, se non riuscirà a sfondare in direzione dell’elettorato del Pd, rischia di non arrivare ai primi posti, mantenendo la funzione residuale che si era già ritagliato Pierferdinando Casini nelle ultime due legislature.
Fonte: italiaoggi.it | Autore: Sergio Soave