11/01/2013 – In ogni campagna elettorale Berlusconi ha una trovata di genio. Nel 2001 fu la pantomima da Bruno Vespa, quella della firma del contratto con gli italiani. Nel 2006 fu l’urlo primordiale all’assemblea confindustriale di Vicenza, che diede il via alla straordinaria rimonta che lo portò al solo 0,1% dal successo. Nel 2008 fu la salita sul predellino e l’idea di creare il PDL. Tutte le volte ci furono molti – di regola di sinistra – che guardarono le trovate berlusconiane dall’alto in basso: “è una pagliacciata, è patetico, dove vuoi che vada, non lo seguirà nessuno…” tranne poi doversi ricredere, perché il vecchio cabarettista conosce il suo pubblico alla perfezione e sa quali numeri mettere in scena per ottenere gli applausi.
E nel 2013? beh, nel 2013 il “predellino” lo ha fornito Michele Santoro, ieri sera, offrendo Berlusconi in pasto ai suoi 9.000.000 di spettatori. Lo schema di Santoro è semplice: invitare una persona “cattiva” (se urtante o sgradevole, meglio ancora… La Russa, Gasparri, Brunetta sono perfetti), circondarla di oppositori manifesti o fintamente neutrali e dare vita al pestaggio mediatico… Si inizia con l’omelia di Santoro, poi si fa un servizio sulle miserie del Mondo, poi si fa parlare un po’ il “cattivo”, quindi al “cattivo” rispondono 2-3 ospiti. Poi mentre sta parlando ancora il “cattivo”, si da la pubblicità e dopo la pubblicità, lo si interrompe di nuovo per passare la linea a Sandro Ruotolo collegato con qualche piazza ribollente e poi la “santorina” di turno che intervista uno del pubblico, di solito portatore agitato di qualche disgrazia. Segue letturina delle colpe giudiziarie del “cattivo” ospite da parte di Travaglio, qualche altro battibecco e infine Vauro. Sipario.
Con Berlusconi non è andata così e cacciare lucertole si è rivelato infinitamente più semplice che cacciare il Caymano in persona. Ci si chiede “chi ha vinto”, ma la domanda è oziosa. Ha vinto Berlusconi, anzi aveva vinto ancora prima di entrare in trasmissione, dal momento che per lui – e solo per lui – sono state cambiate le regole del programma: niente altri ospiti a fare da contraltare, niente finta par condicio, un one man show in tutto e per tutto. Anche da Santoro e per Santoro, Silvio Berlusconi non è un ospite alla pari con gli altri.
Ma per capire la natura della vittoria di Berlusconi, bisogna anche chiedersi per quale ragione si sia calato nella fossa dei leoni e abbia accettato di andare aServizio Pubblico.
La prima ragione è il gusto della competizione. Berlusconi ha mille difetti e mille colpe, ma di sicuro è un cuore intrepido e gode nelle sfide. Inoltre l’idea di accendere i riflettori su di se, monopolizzare per una sera l’attenzione di tutti è stata più forte di lui e – nella gara a colpi di narcisismo vanesio – tra i supervanitosi Santoro e Travaglio e il Narciso Supremo Berlusconi è quest’ultimo che ha prevalso.
Ma questa è solo una lettura da psicanalista della porta accanto. Ci sono anche riflessioni politiche ben più importanti. Come nel 2006 Berlusconi è dato per spacciato e come allora ha bisogno di inventarsi qualcosa. Andando da Santoro, la finalità non era certo quella di spostare verso il PDL gente che non spera altro che di votare Ingroia o Grillo, non è a questi che ha parlato Berlusconi, che non ha cercato neppure per un minuto di entrare in sintonia con il pubblico santoriano.
Berlusconi voleva ottenere due risultati, uno immediato e uno più a venire. Quello immediato era ribadire – qualora ve ne fosse bisogno – che il leader della destra italiana è ancora lui… altro che Crosetto, Meloni, Tremonti o il povero Alfano. E’ lui e solo lui che può smuovere le masse, affondare le mani nell’astensionismo e cercare di riprendersi quei voti che oggi sono in libera uscita, ma domani chi lo sa, magari tornano a casa…
E così eccolo. Ha inventato il porcellum, ma inveisce contro il sistema elettorale che produce frammentazione. Ha sostenuto Monti ma lo attacca di continuo, vero nemico da battere. Ha governato 8 degli ultimi 10 anni ma si lamenta di non aver potuto far nulla perché in Italia esiste ancora uno stato di diritto, con la separazione dei poteri e il sistema di check & balances che impedisce all’esecutivo di fare il bello e il cattivo tempo. E poi cavalca la marea dell’antipolitica, criticando i “professionisti della politica”, attaccando l’Euro e l’Europa, cercando di spacciarsi per il “nuovo” malgrado sia lì da 20 anni.
E funziona. Funziona perché in realtà il suo elettorato potenziale è ancora – e in larga misura – in attesa di un proprio campione. Il PD finge di essere in forma, ma in realtà è ancorato al dato del 2008: alle ultime elezioni, infatti, Veltroni prese il 37.5% dei voti, con il PD al 33. Oggi PD e SEL sono dati attorno al 38, con il PD tra il 32 e il 34. Cioè, in 5 anni, il centrosinistra non è cresciuto neppure di un punto percentuale… La sinistra “estrema” al momento non sfonda (Bertinotti prese il 3,6% nel 2008, Ingroia è dato al 4%… siamo lì) e quindi buona parte dell’elettorato “ex berlusconiano” non è passato al centrosinistra, ma per certi versi rimane “sul mercato”.
Per questo andare a fare il gladiatore a Berlusconi è servito. E’ servito a galvanizzare i suoi pretoriani, a far vedere che non è ancora morto, a far vedere che non ha paura di nessuno, tanto meno di Travaglio. Ed è stato proprio Travaglio il perdente della serata. Santoro e Berlusconi erano tutti lazzi e frizzi, poi la parola è passata al giovane-vecchio Travaglio che – con il suo pallore da monumento ai caduti – ha iniziato a leggere il compitino su Ruby, Mangano, Gelli ecc. ecc., attingendo a piene mani dal capiente armadio degli scheletri di Berlusconi.
Però, con il Caymano, ci vuole altro che un petulante copia-incolla di sentenze. Ci voleva un intellettuale e Travaglio non lo è. Ci voleva una grande penna alla Balzac, o almeno alla Pasolini, alla Montanelli o alla Bocca, per raccontare non tanto le singole malefatte dell’uomo Berlusconi, quanto le viscere di quell’Italia berlusconiana che a lui si è affidata. Ci volevano meno sentenze e più visione d’insieme, ma a questo Travaglio non ci arriva, non è cosa per lui.
E così Berlusconi si è inventato la greve scenetta della “controlettera”. Si è messo alla scrivania e ha letto la lista delle condanne subite da Travaglio per diffamazione. E’ scoppiata la rissa furibonda, Santoro si è messo a inveire (era offeso dall’inizio della trasmissione per la battuta sulle scuole serali e si sa, lui è un permaloso), Berlusconi faceva finta di nulla ma era visibilmente soddisfatto: era riuscito a costringere Travaglio sulla difensiva, proprio a casa sua, proprio sul suo terreno. Come il D’Alema nel film “Aprile” di Nanni Moretti, quando se ne sta muto a subire l’offensiva contro i giudici, con il Moretti-spettatore che geme “D’Alema reagisci, non ti far mettere in mezzo proprio sulla giustizia da Berlusconi”.
Travaglio terreo, costretto a biascicare qualche frasetta sulla distinzione tra procedura civile e penale (dimenticando che in televisione, più ti giustifichi e più sembri colpevole) mentre Berlusconi – impunito – gli dava del “diffamatore”. Lui, l’ideatore del “metodo Boffo” e del pestaggio a mezzo stampa.
Insomma, non so se Berlusconi riuscirà nell’impresa titanica di rimontare uno svantaggio che ora sembra incolmabile. Tutto è possibile, ma questo è difficile proprio. So però che ieri ha dimostrato di non essere finito, di avere ancora la forza di reagire e di mobilitare la sua gente che infatti oggi è festante, se solo leggiamo i commenti al Giornale o a Libero. Il Caymano è tornato e la campagna elettorale sonnacchiosa che speravamo è stata spazzata via…
Autore: Marco Cucchini