Psicologia del voto: la componente istintiva

Psicologia del voto: la componente istintiva

cervello26/01/2012 – Una tipologia diffusa nell’espressione della volontà popolare è il voto su base prevalentemente istintiva. Soprattutto coloro che risultano indecisi o che non rispondono ai sondaggi utilizzano questa modalità in quanto il problema del voto non è al centro dei loro ragionamenti. Altri sono i pensieri in cui sono affaccendanti quali amoresessoamicizieaffaridenaro per cui si disinteressano delle diatribe politiche che, anzi, li infastidiscono. Andranno presumibilmente a votare solo se, come vedremo, saranno stimolati.

Dobbiamo qui introdurre la teoria di Mac Lean che in psichiatria e neurologia viene generalmente accettata. Secondo questo ricercatore il nostro cervello è frutto dell’evoluzione e si struttura in tre componenti anatomicamente distinguibili che si integrano fra di loro: il cervello profondo simile a quello dei rettili in cui si elaborano elementi prevalentemente istintivi, il cervello intermedio simile a quello di mammiferi primitivi in cui prevalgono gli aspetti emozionali e la parte superiore, denominata corteccia presente nei mammiferi superiori e molto sviluppata nell’uomo, sede prevalente del ragionamento. In tutte le nostre azioni queste tre componenti si integrano ma la prevalenza dell’una o dell’altra può differire.

Possiamo presumere che per una fetta di persone la scelta su chi votare sia prevalentemente istintiva e solo parzialmente emotiva o razionale. Non si vuole assolutamente affermare che queste persone siano meno razionali delle altre. Lo sono per questo particolare aspetto della vita che non li interessa ed attrae troppo.

Un esperimento interessante può essere attuato con branchi di animali. Se improvvisamente uno di loro, sotto lo stimolo di un ricercatore, si mette a correre in una direzione il branco immancabilmente tenderà a seguirlo per reazione istintiva. Ogni singolo componente segue il primo per poi formare una massa. Questa sorta di riflesso ha una ragione evolutiva in quanto in questo modo si è imparato a sfuggire i pericoli o a trovare nuovi pascoli più abbondanti. L’elemento da sottolineare è che la quasi totalità dei componenti del branco non sa assolutamente perché corre in una certa direzione, ma ugualmente lo fa.

Non esistono esperimenti diretti sull’uomo ma prove indirette. Se un film viene definito di successo, se su un libro si mette una fascetta con scritto “già vendute 100.000 copie”, se di un negozio viene mostrata la fotografia con la fila davanti è probabile che quel film quel libro o quel negozio abbiano successo. Si tratta di una “profezia che si autoavvera“. Questo può avvenire anche se, fino a quel momento, il film non era molto considerato, il libro aveva venduto poco o il negozio era stato poco frequentato.

Questo fenomeno è conosciuto anche in politica per cui è importante apparire come vincenti per indurre la scelta di una fascia di persone disinteressata che, appunto, vota in modo prevalentemente istintivo. In alternativa occorre puntare sulla progressione per cui si dirà: “eravamo indietro e ora stiamo recuperando, siamo vicini al sorpasso”. Elemento progressivo e galvanizzante è anche costituito dall’essere nuovo, dal partire da zero per avere un exploit.

Nelle ultime due o tre settimane prima del voto occorre che i leader riescano a stimolare i loro seguaci per offrire una delle tre alternative precedenti a coloro che altrimenti diserterebbero le urne oppure voterebbero per altri candidati che si offrono come ” vincenti”.

Le motivazioni profonde che determinano la “profezia del vincitore annunciato” sono legate all’aspetto istintivo che è in noi. Al fatto che è certo più piacevole fare parte di quelli che stanno vincendo piuttosto che dei perdenti, all’idea che se tutti stanno andando verso quella direzione forse là c’è la soluzione ai nostri problemi.

Offrire quindi una via nuova d’uscita da una situazione stagnante, creare l’immagine visiva di folle plaudenti che seguono il capo, di sondaggi in progressione è vitale per coloro che vogliono essere leader.

Fonte: ilfattoquotidiano.it | Autore: Luciano Casolari

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *