05/02/2013 – Se fra due settimane e mezzo votassero solo i giovani in età fra i 18 e i 23 anni, in base alla legge elettorale in vigore, la maggioranza alla Camera la prenderebbe il Movimento 5 stelle. Questa fascia di età dell’elettorato darebbe infatti, al movimento di Grillo, il 30,4% dei voti che quindi sono pari a un terzo del voto espresso dell’elettorato nel suo complesso. Tale 30,4% è pari al 17% in più, sempre per Grillo, dei voti che il Movimento 5 stelle prenderebbe, calcolando l’intero elettorato.
Se Grillo fa man bassa fra i 18-23enni, si difende ugualmente bene anche nel successivo scaglione di età rappresentato dai giovani fra i 24 e i 34 anni. In questo scaglione infatti, è vero che il consenso a Grillo si riduce (fermandosi quasi al 19%) ma resta sempre pari al 5% in più dei voti complessivamente rastrellati da 5stelle, a dimostrazione che il bottino elettorale di Beppe Grillo diminuisce, in percentuale sui votanti, ma mano che si alza l’età dei votanti stessi.
C’è un altro particolare da tenere presente per cogliere appieno il fenomeno politico di Beppe Grillo. Ed è che, con lui, cioè con la sua offerta politica aggiuntiva, diminuisce la percentuale dei giovani che, altrimenti, si asterrebbero dal voto e che, nelle precedenti tornate elettorali, avevano superato il 50%. In altre parole, Grillo innalza il livello di partecipazione politica.
Come mai Grillo, nonostante non abbia dei capitali alle spalle, nonostante non sia sostenuto da una rete organizzativa, nonostante non disponga di cinghie di trasmissione clientelari come i sindacati o le masse impiegatizie pubbliche, nonostante non vada in tv e proibisca ai suoi rappresentanti di andarci, ha raggiunto livelli di consenso così alti? Molto probabilmente perché la proposta politica di Grillo è completamente diversa da quella degli altri partiti politici che è irrancidita nella sua monotona riproposizione.
Inoltre Grillo è (o appare) come un battitore libero. Non a caso non ha voluto apparentarsi con nessun altro. Ha rifiutato persino l’alleanza con Ingroia, dicendo a squarciagola che non si considera né di destra, né di sinistra. Grillo infatti si presenta come l’anti-casta che può permettersi di proporre anche la riduzione dei costi della politica. È un istrione, velleitario, esagerato. Ma non fa parte del gruppo dei soliti. E solo questo gli procura una notevole popolarità. Non è che sia forte Grillo è che sono deboli gli altri. Tutti gli altri. Sfiatati nel cantare gli stessi stornelli perché, di cantar romanze, non sono mai stati all’altezza.
Fonte: italiaoggi.it | Autore: Pierluigi Magnaschi