06/02/2013 – Gli effetti distorti dei voti per il Senato e la Camera.
Il cumularsi di elezioni politiche e regionali (queste ultime per Lombardia, Lazio e Molise) e il sovrapporsi di sondaggi (che incessantemente inondano i mezzi d’informazione e l’intera rete, in misura senza precedenti) possono generare alquanta confusione. Spesso, infatti, si guarda a un dato fornito da un istituto di ricerca senza badare al campo di applicazione, rischiando di crearsi immagini distorte degli esiti elettorali.
Il riscontro più immediato e facile riguarda la Camera. La coalizione che nazionalmente arriva prima riporta 340 seggi. Restano esclusi dal computo il deputato valdostano e i dodici eletti all’estero. Quindi, basta verificare che il campione rappresenti la popolazione maggiorenne, con estensione all’intero territorio nazionale. Nessun problema sorge per la coalizione che ottenga un voto in più dei concorrenti: con 340 deputati (più quelli eventualmente ottenuti all’estero) avrà la maggioranza.
Per il Senato bisogna invece guardare esclusivamente a sondaggi riferiti a singole regioni. Quasi sempre, però, il campione riguarda la popolazione adulta della regione, senza tener conto del fatto che ben sette classi giovani non votano per palazzo Madama (occorre aver superato i venticinque anni, mentre per Camera e regioni bastano diciotto). Quando lunedì 25 febbraio cominceranno a uscire i primi sondaggi e le successive proiezioni, occorrerà evitare di confondere il risultato, al singolare, della Camera (prevedibile quanto ai seggi, perché discendono direttamente dai voti nazionali) e i risultati, al plurale, del Senato (imprevedibili per i seggi, se non si dispone di dati scorporati regione per regione). Sarà inoltre opportuno ricordare che i sei seggi esteri hanno una specifica normativa, mentre il senatore valdostano è assegnato a maggioranza semplice e quelli del Trentino-Alto Adige sono ancora retti dal mattarellum (sei a maggioranza semplice nei collegi, un settimo con recupero proporzionale). Se per il Senato oggi la cautela è d’obbligo (bisogna chiedere sondaggi soltanto su base decentrata), a maggior ragione sarà necessario stare attenti dopo la chiusura delle urne: guai a trarre affrettate conclusione in termini di seggi da cifre complessive, che riguardano i voti.
Quanto alle regionali, si deve far conto dei voti ottenuti dai candidati presidenti. Il candidato che primo arriva non solo è eletto alla presidenza della regione, ma trascina con sé la maggioranza dei consiglieri per le liste che l’appoggiano. Questo, anche se il totale dei voti riportato dalle proprie liste fosse inferiore a quello di un’altra coalizione. Esempio recente: nello scontro per la conquista della regione Piemonte, nel 2010, Roberto Cota ottenne più voti della propria avversaria diretta Mercedes Bresso, e quindi fruì della maggioranza assoluta dei seggi, anche se le liste che appoggiavano la Bresso ottennero un’unghia di voti in più rispetto alle proprie.
Questo fattore è sovente dimenticato, anche nella presentazione di sondaggi riguardanti le elezioni regionali: le percentuali ottenibili dalle liste non hanno rilevanza alcuna per determinare la vittoria, perché conta esclusivamente il pacchetto di voti del candidato presidente. Il voto disgiunto è usato sovente, e può causare effetti imprevedibili.
Se, dunque, si vogliono informazioni sul possibile esito delle votazioni in Lombardia, scarsissima importanza avrà il sondaggio sul voto per la Camera esprimibile nella regione (conterà l’esito complessivo nella penisola), mentre per il Senato (considerata l’incertezza diffusa) bisognerebbe avere un sondaggio esperito sulla popolazione ultra venticinquenne delle province lombarde, che tenga conto essenzialmente sia delle coalizioni sia delle liste che concorrono singolarmente. Non paiono molto scientifici, per esempio, sondaggi che inseriscano indicazioni di voto per liste che al Senato, in quella circoscrizione, non sono presenti. Per le elezioni regionali, infine, si deve tener conto soltanto del responso dei sondaggi sul potenziale seguito dei candidati alla presidenza.
Fonte: italiaoggi.it | Autore: Cesare Maffi | Immagine: giornalettismo.it