26/02/2012 – Chi ha vinto le elezioni?
Ipotesi 1: La coalizione che ha più seggi. Quindi il centrosinistra, che malgrado il disastro controlla saldamente la Camera ed è maggioranza relativa al Senato. Deboluccia come risposta. Infatti, se i numeri sono veri (454 seggi complessivamente nelle due Camere), è vero anche il fatto che il PD ha avuto un tracollo elettorale (- 4.000.000 di voti, 8% dei consensi) non previsto da nessuno, tanto meno dal partito stesso che – malgrado la tanto strombazzata “capillare presenza sul territorio” – ha dimostrato di non avere le antenne nella società. Quindi è chiaro, il calcio d’avvio dovrà tirarlo il PD, ma poi cosa succederà non è più nel controllo del Partitone.
La tentazione in queste ore è dire “ma se ci fosse stato Matteo Renzi…” Se ci fosse stato Renzi, ci sarebbe stata una campagna elettorale diversa da quella muffosa e sociopatica che ha condotto Bersani, la coalizione sarebbe stata percepita in altro modo e forse – chissà – alcune regioni in bilico andate al centrodestra, sarebbero finite al centrosinistra. Non sappiamo se con Renzi i dati sarebbero stati nettamente diversi, però una cosa è sicura: Bersani è delegittimato come leader anche se ha vinto alla Camera, perché è una vittoria senza merito, un frutto dell’albero avvelenato del porcellum e non certo di virtù elettorali. Ha vinto perché qualcuno doveva pur vincere e nella roulette russa è quello che si è salvato, per un pugno di voti, ma si è salvato. Ma è come il comandante Schettino: non è annegato, ma la sua nave è affondata e lui è fuggito, visto che dopo 24 ore dalla chiusura dei seggi non si è ancora fatto vedere…Verrebbe da dire ” Bersani, sali a bordo, cazzo!”
Ipotesi 2. Ha vinto Berlusconi. Perché avrebbe vinto Berlusconi? beh, perché si è confermato il leader non solo indiscusso, ma insostituibile per la sua parte politica. Perché malgrado gli scandali, gli attacchi interni, gli anni che passano e l’immagine che si logora è ancora capace di avere attorno a sé 3 italiani su 10, che lo seguono ovunque e comunque. E perché senza di lui – al Senato – non si va da nessuna parte e questo gli da un potere di ricatto notevolissimo e gli consente (sulla carta) di poter dettare legge nelle cose che gli stanno veramente a cuore:telecomunicazioni e giustizia.
Però anche qui il dato è complesso da decrittare. Recupera ma non arriva primo. Domina il centrodestra ma registra il dato più basso della sua storia elettorale e quindi appare comunque come un patriarca in pieno autunno. E per la sua parte politica, per il suo partito e la sua gente è per l’ennesima volta rinviato il momento del cambio di leadership, del rinnovamento, del passaggio da partito carismatico e sultanistico a partito normale. Altri 5 anni in stand-by.
Ipotesi 3. Ha vinto Beppe Grillo. E come negarlo. Da O a primo partito d’Italia tutto in un colpo, con un dato che nessun Solone (tanto meno io) aveva previsto con questa forza non può che fare di lui il vincitore numerico e tattico di questa competizione. Ma strategico? Diceva Napoleone che con le baionette si possono fare tante cose, ma non sedercisi sopra. Con i voti è la stessa cosa… Ora in Parlamento entreranno 160 grillini scelti a casaccio con un procedimento che ricorda un po’ l’estrazione dei numeri a tombola. Chi siano, non si sa e forse non lo sanno neppure loro. E che faranno?
Le aspettative sono altissime ma più in alto si sale, più ci si fa male se si cade. E’ facile deludere, quando si ha tanto promesso e invocare il gioco del “noi non siamo nella casta” può funzionare per un po’, ma poi basta. Poi basta perché Beppe Grillo non può andare avanti per anni a fare lo Tsunami Tour in tutte le piazze per tenere alta la tensione. Il Paese va governato e giocare al “tanto peggio tanto meglio” non aiuterà nessuno, neppure i 5 Stelle, che dovranno pur rendere conto a qualcuno di quello che faranno in Parlamento.
E quindi, che faranno? Una sorta di chiassoso Aventino oppure cercheranno di dare un contributo entrando nel merito delle questioni? Lavoreranno nelle commissioni e in aula? sosterranno un governo? Avanzeranno proposte? E soprattutto, rimarranno uniti? Perché è facile essere “contro la casta” quando non ne fai parte, ma anche i grillini sono esseri umani, se non tutti almeno alcuni di questi. E quindi sono convinto che apprezzeranno presto l’ebbrezza del saluto militare rivolto dal carabiniere sull’attenti sul portone di Montecitorio, il prestigio sociale ed economico, l’attenzione mediatica. Il sistema saprà certo addomesticarli, come ha fatto con tanti “rivoluzionari” prima di loro e Roma, Grande Meretrice, magari non li corromperà tutti, ma qualcuno sì. E scopriranno che la Politica – per dirla con Giovanni Sartori – non è una materia, ma un contesto. E che se in questo contesto non ti sai muovere, viene in qualche maniera tagliato fuori.
Infine, la grande domanda sulla “compattezza”. Tra questi 160 eletti, sicuramente qualcuno avrà la stoffa del leader. E quindi, come si metteranno le cose se questi nuovi leader avranno la “pretesa” di fare politica con autonomia di giudizio? Come si coniugherà questa nuova leadership parlamentare in fieri con la concezione autoritaria e monocratica che ha Beppe Grillo, così intento a eliminare chiunque gli faccia ombra? Quindi si, la vittoria grillina è certa, ma potrebbe essere di latta…
In conclusione, queste sono le ore del dubbio, dell’incertezza e anche un po’ del timore. Timore per noi. Per il nostro Paese. Per il nostro futuro. Perché la Politica non è un gioco, ma una faccenda maledettamente seria, in mano a improvvisati, bolliti e praticoni. Non ci resta che sperare e – per chi ci crede – pregare.
Autore: Marco Cucchini