05/04/2013 – Nonostante i giornali sprechino inchiostro a discutere di ‘saggi’ e ‘commissioni’, è evidente che la vera partita è quella per il Quirinale.
Una partita dall’esito apparentemente scontato: le prime tre votazioni per l’elezione del capo dello Stato, durante le quali è necessaria la maggioranza dei 2/3 dei parlamentari e dei delegati regionali riuniti in seduta comune, finiranno, con ogni probabilità, con un nulla di fatto. Dalla quarta in poi, quando cioè sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei ‘grandi elettori’, il centrosinistra potrà eleggersi il presidente che più le aggrada.Stando così le cose, dalla partita rimarrebbe tagliato fuori il Pdl, che però non può in nessun modo evitare il suddetto esito.
Può però sfilacciare la già esile tela costruita faticosamente dal capo dello Stato e chiedere lo scioglimento delle camere appena il nuovo presidente si sarà insediato, il quale, vista la rigidità delle posizioni del M5s e preso atto dell’impossibilità di formare un governo, non potrà che accontentarlo. Si andrebbe così a votare, con la stessa legge elettorale e con il rischio, fortissimo, che dalle urne non esca una maggioranza chiara nemmeno stavolta. Ipotesi, questa, molto realistica, che però decreterebbe la morte politica di Pierluigi Bersani: chi gli garantisce, infatti, che sarà ancora lui a guidare il Pd? Renzi scalpita, i vertici del Pd l’hanno già mollato e i giovani turchi lanciano sempre più segnali di scoramento.
D’altro canto, nemmeno Silvio Berlusconi, nonostante i sondaggi favorevoli, è sicuro di vincere le eventuali nuove elezioni e, persa la partita per il Quirinale, rimarrebbe a mani vuote. Ne guadagnerebbero, invece, gli antibersaniani del Pd che, magari insieme ai delusi del Pdl e ai montiani, potrebbero formare un governo di larghe intese.
Per evitare quella che per entrambi sarebbe una catastrofe, Bersani e Berlusconi potrebbero tentare una via d’uscita che al momento, però, è poco più che fantapolitica: Bersani al Quirinale. Per ora, solo l’Unità, tra le righe, ne accenna. Ma vale la pena prenderla in considerazione. Con il segretario del Pd al Quirinale, D’Alema, Veltroni, Renzi e Letta avranno mani libere nel formare un governo di larghe intese con il Pdl, opzione a cui sono sempre stati favorevoli. Ciò sarebbe una garanzia anche per Berlusconi, che darebbe il suo sostegno ad un governo siffatto ad una sola condizione: un salvacondotto, frutto di un patto nemmeno tanto implicito, dai processi in cui è attualmente imputato. Bersani, dal canto suo, si ritaglierebbe un ruolo nella storia da presidente della Repubblica, ma allo stesso tempo, da lassù, essendo la carica una figura di garanzia, super partes, non sarebbe certo fonte di problemi per Berlusconi. Quanto a Beppe Grillo, non aspetta altro che l’inciucio Pd-Pdl, in modo da continuare a imprecare contro i partiti zombie, i politici corrotti, la casta e gli sprechi.
Per ora, però, è solo fantapolitica. Per ora.
Fonte: spinningpolitics.it | Autore: Sebastiano Solano