23/04/2013 – E quanto hanno influito i social network? In questi giorni si è molto parlato della possibile influenza esercitata dai social network sulla elezione del Presidente della Repubblica. Per alcuni questo sarebbe stato un aspetto positivo, ma non sono mancati gli scettici o anche le voci (molto) preoccupate. Ma quanto è stato davvero il “peso” politico della rete nei giorni passati? Quantificarlo non è ovviamente semplice. Alcuni spunti si possono tuttavia trarre. E alcuni di questi sono decisamente soprendenti. Iniziamo innanzitutto dalle “Quirinarie” del M5S. Le “Quirinarie” sono state, a detta di alcuni, un primo tentativo di introdurre una “democrazia diretta” nell’elezione del Capo dello Stato, permettendo agli attivisti grillini di scegliere, via internet, il loro candidato Stefano Rodotà. Ma possiamo davvero dire che Rodotà fosse “il candidato scelto dalla rete” come da più parti sostenuto? In realtà le preferenze espresse, almeno su Twitter, raccontano una storia diversa. Se infatti è indubbio che Rodotà risultava molto popolare on-line (con un gradimento del 25,3%, un dato in ascesa rispetto ad una analoga rilevazione fatta in precedenza), dobbiamo però notare che la maggioranza relativa dei tweet continuava a rimanere chiaramente a favore di Emma Bonino (30,3%). Al tempo stesso agli utenti di Twitter non dispiaceva nemmeno il nome di Romano Prodi (24,3%), mentre per Marini (11,1%) e per un Napolitano Bis (6%) le preferenze erano più contenute. Insomma, questa analisi fatta su quasi 100 mila tweet pubblicati nei giorni degli scrutini sul tema (tra giovedì e domenica mattina), mostrano come in realtà ci fosse anche in rete una spaccatura, piuttosto che un consenso unanime, sul nome di Rodotà, che toccava anche la sinistra, come emerge dal sostegno, tutt’altro che marginale, espresso verso Prodi. Se è quindi vero che i parlamentari PD non sono riusciti a trovare un nome che unisse tutto il partito, sembra che anche in rete le preferenze fossero particolarmente frammentate, senza un nome gradito a tutti.
Le preferenze espresse su Twitter tra il 18 e il 21 aprile. In parentesi la variazione % rispetto alla settimana precedente La scelta di candidare Rodotà ha prodotto come effetto quello di lacerare il PD, che si è diviso prima sul nome di Marini, e poi su quello di Prodi, con centinaia di franchi tiratori che nel segreto dell’urna hanno defezionato dalla linea scelta dal partito e altri “ribelli” che hanno invece dichiarato esplicitamente on-line la loro scelta di voto. Ma quale è stato, anche in questo caso, il peso dei social network nel provocare questa spaccatura interna al PD? Molti commentatori se lo sono chiesti, ipotizzando che il bombardamento mediatico avvenuto tramite Facebook, Twitter, e-mail ed sms, sia stato decisivo per spingere i parlamentari del PD a defezionare. In realtà, come abbiamo visto, la rete, tra i vari candidati, sembrava preferire Emma Bonino. Nome questo che solo il deputato PD Giachetti ed i socialisti di Nencini hanno esplicitamente proposto durante il primo scrutinio, e che il ministro Barca ha ripreso fuori tempo massimo, cioè poco prima della sicura rielezione di Napolitano. Prodi era una alternativa gradita al popolo del web, ed è in effetti stato preso in considerazione anche in Parlamento. Ma la pressione subita dai grandi elettori del PD riguardava l’invito a sostenere Rodotà, al posto di Marini. L’effetto dei social network, se c’è stato, è stato allora minimo, e le opinioni della rete sono servite ai parlamentari PD come pretesto per una vera e propria “faida” tra le correnti. A sminuire ulteriormente il potere del web c’è anche il fatto che Rodotà si sia classificato solamente terzo durante leQuirinarie. Non è lui quindi il candidato della rete, e non sarebbe stato nemmeno quello dei grillini, se non per effetto della rinuncia di Milena Gabanelli e Gino Strada, frutto probabilmente anche di un calcolo strategico fatto da Grillo e Casaleggio (ad oggi non è stato comunicato quanti siano i voti ottenuti da Rodotà e dagli altri candidati alle Quirinarie). Quello che accade in rete è quindi del tutto irrilevante? Da questo lato in realtà qualche buona notizia c’è. Ancora un volta la rete ha fatto i nomi di tutti i potenziali “quirinabili”: sia Marini che Prodi erano chiacchierati in rete prima delle votazioni, molto prima che il PD decidesse di proporli ufficialmente. Ed anche l’ipotesi di un Napolitano Bis veniva rilanciata dagli utenti di Twitter già prima del week-end, a dispetto di politici ed esperti che ritenevano impossibile la sua rielezione. Inoltre, queste elezioni hanno dimostrato che esiste, almeno a livello teorico, la possibilità di sondare in tempo reale l’opinione pubblica, almeno di quella, sempre più ampia, che si esprime in rete. Questo, a sua volta, potrebbe migliorare il grado di “responsiveness” ed “accountability” dei governanti verso i governati, aiutando a ridurre, anche per questa via, lo scollamento tra classe politica e cittadinanza.
Fonte: Voices from the blogs