Via alle consultazioni, Letta al lavoro. I primo “no” da Sel e Fratelli d’Italia

Via alle consultazioni, Letta al lavoro. I primo “no” da Sel e Fratelli d’Italia

enrico_letta25/04/2013 – Enrico Letta ha avviato a Montecitorio il suo giro di consultazioni da presidente del Consiglio incaricato. Sel e Gruppo Misto sono stati i primi ad incontrare il premier incaricato.  

Questo il resto del calendario della giornata di consultazioni: ore 10 Misto Camera; 10.20 Fdi; 10,50 minoranze linguistiche; 11,15 Grandi autonomie e libertà; 11,45 Scelta Civica; 13 Lega. Si riprende alle 16 con il Pdl; alle 17 il Pd; alle 18 M5S.

Vendola: no alle larghe intese 

«Abbiamo fatto presente a Letta che per noi le larghe intese sono la risposta sbagliata alla domanda di cambiamento». Lo dice Nichi Vendola al termine delle consultazioni alla Camera con il presidente del Consiglio incaricato. «Ma qualunque governo dovesse nascere – ha aggiunto il leader Sel – ha il dovere nel giro di poche ore di dare una risposta certa a chi attende una notizia buona: il rifinanziamento della Cig e conclusione dell’emergenza esodati».

Nencini (Psi): un esecutivo con eccellenze tecniche  

«L’orientamento, che condivido, è quello di fare un Governo che si fondi su un’architrave politica in cui ci siano delle eccellenze tecniche, quindi invertendo la rotta di più recenti esperienze». Lo ha detto Riccardo Nencini (Psi), al termine del colloquio con il presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta nell’ambito delle consultazioni per la formazione del Governo.

Fratelli d’Italia dice “no” a Letta  

Fratelli d’Italia sarà all’opposizione del governo Letta e ribadisce il suo `no´ alle larghe intese, ma è disponibile a collaborare su alcuni temi, dalla riforma della legge elettorale ai provvedimenti che riguardano il lavoro.

Lo dice Guido Crosetto che ha incontrato assieme a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, il presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta. «Abbiamo il dubbio che il governo Letta possa essere una riedizione del governo Monti e questo ci pone nella condizione a non essere favorevoli alla fiducia – ha detto Crosetto – ma siamo disposti a una collaborazione e diamo la nostra disponibilità su tutti i temi che affrontano i problemi del paese, a cominciare dal lavoro». Per Crosetto inoltre, si può fare «una modifica della legge elettorale in tempi brevi». «Vogliamo inaugurare un modo nuovo di fare opposizione – ha concluso – non vorremmo trovarci nella stesa situazione in cui ci trovammo con i governi Berlusconi e Prodi, in cui il presidente del Consiglio era un presidente di una sola parte. Chiunque sarà il presidente del Consiglio, si può fare opposizione con dignità sapendo che chi rappresenta le istituzioni».

La difficile strada per formare il governo 
Per lui, quello da varare resta ’’un governo di servizio al Paese’’ come già detto subito dopo aver incontrato Giorgio Napolitano. L’esponente del Pd potrebbe sciogliere la riserva con cui ha accettato l’incarico sabato, quando dovrebbe salire al Colle per incontrare il Presidente della Repubblica con la lista dei ministri. Il dibattito alle Camere sulla fiducia potrebbe iniziare perciò lunedì, dopo il giuramento dei ministri. Anche se Napolitano ha tenuto a precisare ieri che il tentativo messo in campo ’’non ha alternative’’, la strada che porta alla formazione dell’esecutivo appare in salita. Il Pdl chiede un governo di forte caratura politica che sia composto da propri esponenti politici di primo piano come Angelino Alfano (sarà vicepremier?), Renato Schifani, Maurizio Lupi, Renato Brunetta, Mara Carfagna, Fabrizio Cicchitto. Il centrodestra chiede inoltre un programma che inglobi la restituzione e l’abolizione dell’Imu oltre alla riforma della giustizia. Ieri si e’ parlato di Schifani agli Interni e di Mariastella Gelmini all’Istruzione (incarico gia’ ricoperto in passato). Letta, che ha ascoltato per telefono l’opinione di Silvio Berlusconi dagli Stati Uniti (gli avrebbe chiesto di andare avanti con convinzione), non intende formare un esecutivo con oltre 18 ministri. Di tutt’altro tenore la posizione del Pd che vorrebbe invece non schierare nel governo esponenti di punta preferendo la soluzione di ministri da scegliere tra i 10 saggi nominati dal Capo dello Stato lo scorso 30 marzo per elaborare appunti programmatici sui temi economici e delle riforme istituzionali. Da parte del Pd si cerca anche di impedire che i ministri che hanno fatto parte dell’ultimo governo Berlusconi possano rientrare nell’esecutivo guidato da Letta.

Tra gli esponenti piddini, sarebbero in pole position il renziano Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, per il dicastero dei Rapporti con le Regioni e Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino, per quello dello Sviluppo. Mario Mauro, Scelta Civica, potrebbe essere nominato vicepremier. Alcune indiscrezioni fanno balenare l’ipotesi che alla Farnesina possa tornare Massimo D’Alema. Luciano Violante, che ha fatto parte dei 10 saggi scelti dal Capo dello Stato, potrebbe diventare Guardasigilli, alle Riforme potrebbe andare il pidiellino Gaetano Quagliariello (anche lui era tra i saggi). Nella squadra di governo potrebbero entrare altri due saggi: Giovanni Pitruzzella ed Enrico Giovannini. Per l’identikit del ministro dell’Economia si continua a fare il nome di Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia. Nel Pd persiste un’area di dissenso rispetto all’accordo di governo con il Pdl che ha capovolto in pochi giorni – dopo il fallimento delle candidature di Franco Marini e Romano Prodi per il Quirinale – la prospettiva del ’’governo di cambiamento’’ su cui aveva lavorato l’ex segretario Pier Luigi Bersani. Difficile dire in quanti potrebbero non dare la fiducia al governo rischiando di essere messi fuori dal Pd. Intanto il presidente incaricato ha avuto un colloquio telefonico con Matteo Renzi che gli ha confermato l’impegno a non creare difficoltà al tentativo in corso e di voler attendere lealmente il congresso straordinario del Pd che si terrà entro l’estate.

Fonte: Lastampa.it

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