Cosa succede oggi col PD

Cosa succede oggi col PD

sede-roma-pd-300x19911/05/2013 – Oggi è una giornata importante per il Partito Democratico: il giorno dell’Assemblea del partito, tra malumori e prospettive di cambiamento. Ecco le tappe che seguiranno alla nomina del nuovo segretario: un articolo de ilpost.it.

Venerdì 10 maggio, il Partito Democratico ha comunicato la proposta dei dirigenti del partito per il ruolo di segretario, dopo le dimissioni di Pier Luigi Bersani, in vista dell’Assemblea Nazionale del PD che si terrà oggi a Roma.

«Il gruppo indicato dal coordinamento per preparare l’Assemblea nazionale, al termine di due giorni di consultazione e di confronto, ha registrato un’ampia convergenza sulla figura di Guglielmo Epifani, il cui profilo risulta il più idoneo a condurre il Pd verso la stagione congressuale e nelle nuove e impegnative responsabilità che spettano al Partito democratico nella difficile fase politica del Paese»

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Sabato 11 maggio si tiene a Roma l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, per decidere chi debba essere il segretario del partito che succede a Pierluigi Bersani, dimissionario dopo la concitata serie di incidenti intorno all’elezione del Presidente della Repubblica: il fallimento della candidatura di Franco Marini prima e di quella di Romano Prodi poi, seguite a un risultato elettorale molto insoddisfacente e un’incapacità di formare una maggioranza di governo che avevano già reso molto fragile e contestata la posizione di Bersani.

Che cosa è l’Assemblea Nazionale del PD
L’Assemblea Nazionale è un affollato organismo del Partito Democratico, una specie di suo “parlamento”: i suoi membri sono stati eletti alle primarie del 2009, con una competizione che prevedeva si presentassero diverse liste ognuna collegata a un candidato segretario. Gli elettori votarono per quelle liste e i delegati eletti all’Assemblea portarono i loro voti ai diversi candidati alla segreteria: ottenne più delegati e voti, appunto, Pierluigi Bersani, seguito da Dario Franceschini e Ignazio Marino. Oggi quindi i membri dell’assemblea sono in teoria ancora emanazione di quelle candidature: eletti come “bersaniani”, “franceschiniani” e “mariniani”.

Quanti sono i membri dell’Assemblea?
I membri dell’assemblea, da statuto, sono 1000. Lo stesso statuto però precisa che dell’assemblea fanno parte automaticamente, con diritto di voto, anche i segretari regionali del partito (ci sono poi molte altre integrazioni di membri senza diritto di voto del segretario). E poi c’è un’altra variabile: dato che questa assemblea si è insediata nel 2009, politicamente un’era geologica fa, è possibile che non tutti i delegati siano ancora interessati agli sviluppi del PD, e anzi che alcuni abbiano deciso nel frattempo di dimettersi e/o di militare in altri partiti. Pochi giorni fa Mario Lavia su Europa ha scritto, a questo proposito:

L’elenco di più di mille originariamente eletti venne già “ripulito” in occasione del’ultima convocazione, quelle precedente le primarie, dove venne modificato lo Statuto. Secondo gli ultimi calcoli, pertanto, il numero dei membri dell’assemblea dovrebbe essere di poco superiore ai 900.

La questione è importante perché per eleggere il nuovo segretario serve che sia presente almeno la metà dei delegati: altrimenti niente numero legale e niente segretario. Probabilmente durante i lavori di domani la presidenza dell’assemblea comunicherà i numeri dei delegati totali e dei presenti.

Ma non può semplicemente subentrare il vice di Bersani?
La risposta è no, per due motivi. Il primo è formale: lo statuto del PD non contempla questa ipotesi. In caso di dimissioni del segretario il vice gli subentra, ma poi l’assemblea deve decidere se eleggere un nuovo segretario per la parte restante del mandato oppure “determinare lo scioglimento anticipato dell’Assemblea stessa”. Il secondo motivo è politico: il vice di Bersani era Letta, che come forse avete letto da pochi giorni ricopre un altro importante e delicato incarico, difficilmente combinabile con quello di segretario pro tempore del PD.

Detto che non esistono meccanismi automatici di successione al segretario del PD, la situazione è ulteriormente ingarbugliata dal fatto che sono dimissionari anche la presidente del PD, Rosy Bindi, e l’intera segreteria del PD. Sono ancora in carica i due vicepresidenti dell’assemblea nazionale, Ivan Scalfarotto e Marina Sereni.

Chi si candida
L’Assemblea si riunisce alla Nuova Fiera di Roma, a partire dalle 10. Il voto per il segretario sarà preceduto da un dibattito a cui si immagina si iscriveranno diversi interventi, e si terrà poi a scrutinio segreto. Ancora il giorno prima, non c’è nessuna certezza sulla piega che possa prendere la discussione e sulle candidature a segretario con maggiori forze. Il caos di rapporti e poteri all’interno del partito che ha seguito gli eventi degli ultimi due mesi, la contraddizione tra la forza tuttora prevalente delle vecchie leadership e l’improcrastinabile necessità di rinnovamento, e la condizione straordinaria in cui avviene l’elezione – definita “reggenza”, in attesa di costruire nei prossimi mesi il percorso delle primarie previsto dallo statuto e l’elezione di un segretario legittimato – fanno sì che il partito e le sue correnti si presentino spaesati e senza accordi su come affrontare questo periodo. Nelle scorse settimane i confronti interni e le ipotesi giornalistiche hanno fatto circolare almeno un paio di decine di nomi diversi, dei quali nessuno ha consolidato un favore e una credibilità maggiore.

Negli ultimi giorni è stato formato un gruppo a cui è stata affidata l’organizzazione dell’Assemblea di domani e la ricerca di un eventuale nome “condiviso” da proporre come candidato, fatte salve le altre candidature che saranno presentate. Di questo gruppo fanno parte i due dirigenti rimasti in carica – Scalfarotto e Sereni -, i tre capigruppo – Senato, Camera e Parlamento Europeo: Zanda, Speranza e Sassoli – e il coordinatore dei segretari regionali del PD, Enzo Amendola. Ancora poche ore prima della riunione di sabato, il candidato condiviso non è stato ancora trovato, ma potrebbe essere fatta una proposta venerdì sera.

Una possibile sintesi tra la conservazione delle maggioranze precedenti e la richiesta di rinnovamento è stata proposta negli ultimi giorni con la candidatura di Roberto Speranza, 34 anni, ex segretario del PD in Basilicata e assessore a Potenza, e oggi capogruppo alla Camera, bersaniano. Alla sua candidatura non si è opposto Matteo Renzi, che a oggi è l’unico leader di qualche forza che possa contrastare le vecchie leadership ma che sembra aver scelto di non forzare la mano sul campo di questa elezione. Ma lo stesso Speranza sembra più interessato a conservare il suo ruolo di capogruppo alla Camera piuttosto che imbarcarsi in una amministrazione a scadenza del partito. Poi c’è un fronte di dissidenti minoritario – guidato da dirigenti più giovani come Pippo Civati, Matteo Orfini o Laura Puppato – che non sembra avere la forza e l’unità di proporre vere candidature innovative ma non condivide questa soluzione e si dice preoccupato che la nuova segreteria temporanea “di parte” voglia imporre delle primarie per il segretario “vero” riservate solo agli iscritti, modificando lo Statuto: ed è tutta da contare la divisione dei delegati tra quelli tuttora più “fedeli” ai leader con cui vennero eletti e quelli più spostati sul fronte dell’insofferenza e della richiesta di cambiamento.

È questa divisione e questa incognita sui rapporti di forze che ha finora messo in discussione molte ipotesi di candidatura di autorevoli rappresentanti del PD passato, da Anna Finocchiaro a Piero Fassino a Vannino Chiti. Tutti questi rischiano in misure diverse di non ottenere la maggioranza necessaria durante il voto a scrutinio segreto, se i tra membri dell’Assemblea prevale l’insofferenza per la continuità. Rispetto a questo, per minore esposizione, rischia meno uno come Vannino Chiti di Anna Finocchiaro, per esempio. Sono anche circolati molti nomi più lontani dalle leadership prevalenti di questi anni – Cuperlo, Epifani, Chiamparino – che potrebbero essere accettati dall’Assemblea ma finora non sembrano trovare l’accordo delle correnti coinvolte nella discussione.

Cosa succede oggi
Non si sa ancora nemmeno se ci sarà una canonica relazione introduttiva del segretario uscente, o se la sua anomala condizione di dimissionario lo convincerà a rinunciare, come si è ipotizzato nelle ultime ore. Seguiranno gli interventi e il dibattito e le proposte di candidature, mentre comincerà all’interno della riunione la raccolta del numero di firme necessarie ai vari candidati per presentarsi (numero che sarà fissato dal gruppo organizzatore: nel 2009 fu cento). Verranno quindi presentate formalmente le candidature e si procederà al voto segreto nei seggi allestiti alla bisogna. Qualcuno ipotizza già tensioni e polemiche vivaci, considerata anche l’intenzione di partecipare e farsi sentire da parte di diversi gruppi di contestazione interni al PD nati in queste settimane in diverse città d’Italia.

Fonte: ilpost.it

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