07/06/2013 – Il governo fissa un preciso scadenzario. Un percorso a ostacoli per riformare la Carta in 18 mesi.
Un percorso lungo un anno e mezzo. Un cronoprogramma serrato, che Palazzo Chigi ha studiato con cura. Il calendario delle riforme costituzionali è fitto di tappe e scadenze. Da qui ai prossimi 18 mesi, ogni stagione sarà caratterizzata da un nuovo passaggio istituzionale. Una votazione al mese, o quasi. Un meccanismo preciso e delicato: se salta un ingranaggio, si arena la riforma.
Il cammino è già iniziato. Ieri il Consiglio dei ministri ha licenziato il disegno di legge che recepisce le mozioni approvate pochi giorni fa dal Parlamento. Di fatto, il governo ha dato vita al comitato dei 40 – formato da venti deputati e venti senatori delle commissioni Affari costituzionali – che si occuperà materialmente di scrivere il testo di riforma.
L’approvazione del ddl dovrebbe procedere senza intoppi, tra l’estate e l’autunno. Entro il mese di luglio Camera e Senato dovranno approvare il testo in prima lettura. Si parte da Palazzo Madama, dove l’esecutivo chiederà la procedura d’urgenza. Passati i tre mesi previsti dalla legge, a ottobre è in programma il via libera definitivo. Solo allora potrà insediarsi il comitato dei 40.
Nel frattempo la palla passa ai 35 saggi. Sarà la commissione di cattedratici recentemente selezionati dal governo a gestire la pratica delle riforme durante i mesi più caldi (meteorologicamente parlando). Nessun documento vincolante. Il gruppo di esperti dovrà limitarsi a pubblicare alcuni testi su forma di governo e forma di Stato. Ipotetici percorsi di riforma, diverse soluzioni in relazione ai principali nodi da affrontare. C’è tempo tutta l’estate. Stando al preciso scadenzario di Palazzo Chigi, i saggi dovranno presentare al governo i risultati del lavoro nei primi giorni di ottobre.
Dai saggi al Parlamento, in tempo per l’arrivo delle prime piogge. In autunno («assisteremo a una staffetta senza alcuna sovrapposizione» assicura il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello) si insedierà il comitato dei 40. I deputati e senatori della bicameralina avranno quattro mesi per studiare i testi e cercare un punto di incontro tra i partiti. Come specifica l’esecutivo, «il Comitato dovrà esaminare i progetti di revisione dei Titoli I, II, III e V della parte Seconda della Costituzione che riguardano le materie della forma di Stato, della forma di Governo e del bicameralismo». Secondo il calendario del governo, i lavori termineranno agli inizi di febbraio. In tempo per trasmettere ai presidenti della Camere i disegni di legge costituzionale. «Corredati di relazioni illustrative e di eventuali relazioni di minoranza».
In concomitanza con la primavera, si passerà alle aule parlamentari. Entro maggio la prima Camera dovrà approvare la riforma. Il governo ha previsto tre mesi di tempo per la discussione e il voto. Stesso tempo concesso all’altro ramo del Parlamento. Entro il mese di ottobre l’esecutivo ha fissato «la seconda deliberazione e l’approvazione finale della riforma».
L’Italia è pronta per entrare nella terza Repubblica? Non ancora. Se entro la fine dell’anno un quinto dei membri di una Camera, 500mila elettori o cinque consigli regionali ne faranno richiesta – non importa con quale maggioranza ciascuna Camera abbia approvato la riforma – in primavera si svolgerà un referendum confermativo. Una consultazione popolare che il governo «ritiene comunque opportuno che venga svolta». L’ultimo ostacolo prima della riforma.
Autore: Marco Sarti | Fonte: linkiesta.it