23/10/2013 – Al termine della discussa puntata di Servizio Pubblico con l’intervista a Michelle Bonev la redazione del programma di Michele Santoro sostiene tramite un post su Facebook che l’hashtag #disserviziopubblico su Twitter, salito tra le tendenze insieme a quello del programma, sia frutto di una strategia online poco trasparente creata “a tavolino”. Un mix di account generati automaticamente e di troll, ovvero utenti che compiono attacchi fingendo di rappresentare qualcun altro. Un’orchestra diretta secondo Giulia Innocenzi e Federico Mello da Luigi e Ambrogio Crespi e da alcuni loro collaboratori. I Crespi dal loro blog respingono le accuse.
È veramente possibile per un’agenzia di comunicazione manipolare la rete facendo salire in cima al dibattito argomenti scelti a tavolino? La risposta è sì.
In comunicazione, specialmente quella politica, i mezzi ai quali si ricorre sono infiniti e quello di #disserviziopubblico non è il primo caso. Per fare operazioni di questo tipo occorre un’organizzazione ampia e precisa, una coordinazione di persone e mezzi che solo poche agenzie in Italia possono permettersi. Operazioni del genere possono costare al committente decine di migliaia di euro.
Il secondo elemento vitale al funzionamento di un topic (argomento) affinché diventi trending (entri in classifica) è il consenso reale che questo riceve dal pubblico dopo essere stato lanciato a tavolino. Durante la puntata di Servizio Pubblico questa operazione ha trovato terreno fertile date le reali critiche di migliaia di utenti al programma di Santoro, anche fra gli affezionati.
Migliori capacità organizzative richiede il fare bene un’operazione di manipolazione della rete. In questo caso non è andata proprio così. Molti di questi account fake, ovvero utili solo a scopi del genere e privi di relazioni reali, sono stati cancellati il giorno seguente all’operazione. Questo è un errore che giustifica i sospetti.
Giulia Innocenzi e Federico Mello tecnicamente non hanno detto inesattezze. Ma nel caso specifico un’attenta analisi della dinamica dei fatti ci fa vedere che coi pochi account collegati all’agenzia dei fratelli Crespi in questo caso non sarebbe stato possibile dar vita a questa operazione. È più probabile che qualcun’altro abbia pensato di depistare i ricercatori nascondendosi dietro un’agenzia di sua conoscenza. Nella scelta dell’agenzia da tirare in mezzo l’architetto del piano ha commesso un’altro errore: i Crespi non lavorano con Berlusconi da almeno un decennio e fra i loro clienti figurano più membri del Pd e altri pariti che del Pdl.
Operazioni simili in rete avvengono quotidianamente ad opera di aziende e partiti. Sappiate però che la rete è manipolabile solo fino a un certo punto. Un popolo insoddisfatto e il suo forte dissenso non possono essere fermati da nessun computer, uomo o nazione.
Autore: Marco Venturini | Fonte: Huffingtonpost.it