04/11/2013 – Domani le elezioni che dopo 12 anni chiuderanno l’era Bloomberg. L’italoamericano nettamente in testa nelle rilevazioni. Si vota anche per decidere se costruire casinò in stile Las Vegas per rimpinguare le casse dello Stato.
Si chiude l’era Bloomberg. Domani i newyorkesi sceglieranno il successore del sindaco che ha guidato l’amministrazione della Grande Mela negli ultimi 12 anni. Un’elezione dall’esito scontato a giudicare dai sondaggi. Anche l’ultimo prima del voto, condotto da Wall Street Journal-Nbc, assegna la vittoria all’italoamericano democratico Bill De Blasio. Una vittoria schiacciante, con il 65% dei consensi contro il 24% del repubblicano Joe Lotha. Dalla rilevazione emerge un altro dato importante: secondo il 64% degli interpellati chiunque sia il nuovo sindaco dovrà spingere la città in una direzione diversa, a fronte del 31% che ritiene necessario portare avanti le politiche seguite da Michael Bloomberg.
De Blasio. Il candidato democratico ha sbancato le primarie con la sua crociata per l’eliminazione del divario tra la New York dei ricchi e quella dei poveri, che si è allargato nell’era Bloomberg, con interventi che riportino la Grande Mela ad essere una città per tutti. Nato a Manhattan nel 1961 e cresciuto in Massachusetts, De Blasio proviene da una famiglia di Sant’Agata de Goti, in provincia di Benevento, emigrata in America agli inizi degli anni Venti. In caso di vittoria, sarebbe il terzo italoamericano a diventare primo cittadino di New York dopo Fiorello La Guardia e Rudolph Giuliani.
Registrato all’anagrafe come Warren Wilhelm Jr., De Blasio decide di cambiare il suo nome prendendo quello della madre, dopo che il padre, malato di un cancro incurabile, si suicida nel 1979. Dai suoi primi passi come rappresentante del consiglio scolastico in Comune, trascorre tutta la intera vita a lottare a sostegno dei diritti civili di tutti i cittadini facendosi paladino della classe media e operaia. Dopo il college alla New York University, frequenta un master in Affari internazionali alla Columbia. La sua carriera nel servizio pubblico inizia con un posto nello staff del primo sindaco afroamericano di New York, David Dinkins. Nel 2000 segue la campagna per l’elezione in Senato di Hillary Clinton, e l’anno dopo viene eletto al Consiglio comunale. Nel 2010 diventa difensore civico della Grande Mela.
De Blasio vive a Park Slope, Brooklyn, con la moglie Chirlane McGray – afroamericana e militante, che non fa mistero dei suoi trascorsi omosessuali – e i due figli, Chiara e Dante. Entrambi, novità assoluta per un candidato sindaco, frequentano la scuola pubblica. Della sua famiglia mista e anticonvenzionale, il candidato democratico fa da sempre uno dei suoi punti di forza.
Lohta. La sua storia rappresenta il sogno americano: nato e cresciuto da una famiglia modesta ma dignitosa nel popolarissimo Bronx, grazie allo studio e alle sue doti si impone sulla scena pubblica e privata di New York.
Classe 1954, il candidato repubblicano alla poltrona di sindaco della Grande Mela viene dal quartiere ghetto ed è figlio di un ex poliziotto di origine ceca. Ma come il rivale democratico, ha anche sangue italiano nelle vene, poiché la madre ha origini nel nostro Paese.
Primo della sua famiglia ad andare all’università, dopo il college alla Georgetown University, si laurea alla Harvard Business School. Ed è proprio il prestigioso ateneo a permettergli di fare un salto di qualità, che lo porta ad entrare nel mondo della finanza. Dopo il master, torna a New York e inizia una carriera che durerà 14 anni come banchiere presso PaineWebber e First Boston, con una specializzazione in finanza pubblica, in particolare nel settore delle infrastrutture.
Nel 1994 viene notato dall’allora sindaco Rudy Giuliani, per il quale svolge diversi incarichi sino a diventare nel secondo mandato il suo vice. L’esperienza con l’ex primo cittadino rappresenta un’eredità che Lhota si porta dietro, sia nella sfera pubblica che in quella privata.
Lhota è considerato da Giuliani uno degli uomini più capaci della sua amministrazione, ma le sue doti vengono notate anche dal democraticissimo governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, il quale nel 2011 lo nomina presidente della Metropolitan Transportation Autority. Ruolo che si troverà a ricoprire anche all’arrivo dell’uragano Sandy.
Lhota vive a Brooklyn Heights con la moglie Tamra Roberts Lhota, la figlia Kathryn e il labrador Cindy ma, a differenza del rivale, ha scelto di tenere la famiglia fuori dai riflettori della campagna elettorale.
Voto per i casinò. I cittadini dovranno anche decidere se rendere o no lo Stato più simile a Las Vegas, la capitale del gioco. Uno dei sei referendum che saranno sottoposti agli elettori riguarda un emendamento alla costituzione statale volto a consentire lo sviluppo di sette resort-casinò per risanare le casse dello Stato e finanziare programmi sociali. Un’iniziativa appoggiata dal governatore Cuomo, che ha più volte ribadito la centralità di quest’iniziativa per raccogliere fondi da destinare all’istruzione.
In un primo momento, secondo i progetti, saranno costruiti solo quattro casinò, tutti Upstate New York. E questo anche perché, pur se in maggioranza favorevoli all’iniziativa, i cittadini sono scettici sull’opportunità di realizzare i casinò in città. Il piano di Cuomo comunque non convince tutti, con gli scettici che la ritengono “la maggior truffa mai vista in anni e anni a danno dei contribuenti” in quanto i paradisi del gioco rappresenterebbero “una finta strada per la crescita economica”.
Gli elettori dello Stato di New York sono chiamati a votare anche su altri quesiti, dall’aumento dell’età pensionabile per i giudici statali a 80 anni dai 70 anni attuali a progetti di sviluppo territoriale.