27/11/2013 – Le campagne virali di Matteo Renzi, la “voglia di sinistra” di Gianni Cuperlo, il blog dell’outsider Giuseppe Civati. Ecco le diverse strategie dei politici che aspirano alla segreteria democratica.
Cuperlo, bello e democratico
A Renzi e alla sua Proforma, Gianni Cuperlo risponde con un’altra agenzia: si chiama Ragù e ha inventato lo slogan principale della campagna, “Bello e democratico”, su cui qualcuno ha ironizzato per il presunto riferimento all’aspetto fisico dello stesso Cuperlo. Secondo Ragù, è invece «uno slogan che racconta in positivo il Pd e che richiama la centralità delle persone nel cambiamento dell’Italia, valorizzando la parte bella e democratica della comunità». Lo scopo della campagna, dicono all’agenzia, è infatti «esaltare il ruolo di segretario di partito non come uomo solo al comando, ma come guida che permette a una comunità di riscoprire la bellezza di partecipare. Su questa voglia di speranza abbiamo impostato la comunicazione». Curiosamente, nel 2012 Ragù aveva curato l’immagine dell’avversario di oggi, Matteo Renzi, incluso il camper e lo slogan “Adesso!”.
La comunicazione di Cuperlo – Ragù compresa – è coordinata da Patrizio Mecacci, classe 1984, segretario del Pd di Firenze, a capo dello staff che lavora negli uffici presi in affitto in via degli Uffici del Vicario, a due passi da Montecitorio. L’obiettivo principale è «far conoscere Gianni», spiega Mecacci, «che è partito con uno svantaggio di notorietà non solo nei confronti di Renzi, ma anche rispetto a Civati». Già, ma come? «Puntando sui contenuti, che sono marcatamente di sinistra», risponde. «Molti dei nostri slogan, dei nostri tweet e dei nostri status su Facebook sono presi direttamente dai discorsi del candidato», come ad esempio “Noi siamo la sinistra, non la faccia buona della destra”. Ma c’è anche altro: «Vogliamo ribaltare l’immagine caricaturale di un candidato professorale e freddo. Cuperlo è proprio il contrario, è uomo da cassetta della frutta e da megafono, in mezzo alle persone. Questo vogliamo comunicare e per questo giriamo l’Italia, con una campagna molto da marciapiede».
In Rete invece l’epicentro della comunicazione è il sito storico dello stesso candidato,Giannicuperlo.it , che propone tutti i materiali elettorali e le varie prese di posizione del candidato. Poco curato è il fund raising: mentre Renzi e Civati offrono uno strumento di donazione immediata con carta di credito o PayPal, Cuperlo si limita a fornire un codice Iban. Il sito invita poi gli utenti a inviare il loro video su quello che intendono come “bello e democratico” («Tieni lo smartphone con tutte e due le mani, guarda in camera e pronuncia la frase “Per me Bello e Democratico è…»). Quanto al principale handicap d’immagine di Cuperlo, visto da molti come espressione del vecchio apparato dalemiano, Mecacci minimizza: «Non imposteremo la campagna per smentire questo luogo comune, sarebbe come enfatizzarne l’importanza».
Civati, l’outsider interattivo
Il coordinatore della campagna di Pippo Civati, Paolo Cosseddu, è un blogger di lunga data, piemontese di Biella, a capo di una squadra composta da una trentina di attivisti che si occupano di tutto, dalla grafica alla tesoreria. Due i siti Web di riferimento: uno è il blog che lo stesso Civati cura da anni, Ciwati.it (con la “w”), molto cliccato; l’altro è quello per la campagna delle primarie, Civati.it, in cui campeggia lo slogan: “Le cose cambiano, cambiandole”.
Il concetto di fondo della campagna è la caratterizzazione per differenza e “plus” rispetto ai due favoriti: «Renzi è rinnovamento senza sinistra, Cuperlo è sinistra senza rinnovamento, Civati è sia sinistra sia rinnovamento», spiega Cosseddu. La difficoltà è invece «la maggiore notorietà di Renzi nel grosso pubblico e la maggiore forza di Cuperlo in quello che invece è l’apparato del partito», il corpaccione di iscritti e funzionari ereditato dal vecchio Pci-Pds.
La “war room” romana di Civati è composta da due stanze prese a prestito in una sede distaccata del Pd, in via Tomacelli. Scarso l’investimento tradizionale (tipo stampati o pieghevoli), maggiore invece lo sforzo di rapportarsi con gli elettori attraverso due database: uno è quello di chi ha votato alle primarie lasciando l’indirizzo mail (il partito l’ha messo a disposizione di tutti i candidati: si tratta di circa 400 mila persone), l’altro è un elenco di “amici” più stretti, realizzato in proprio dai civatiani, via Internet. Al posto della classica newsletter verticale, ad esempio, Civati ha inviato un questionario per conoscere le posizioni della “base” su alcuni temi forti (governo Letta, Imu etc.): più di 10 mila le risposte, tre quarti delle quali contrarie alle larghe intese.
Tra i civatiani non ci si illude di vincere ma c’è «la speranza fondata di un risultato a sorpresa, un po’ come Grillo a febbraio», dicono al comitato romano. E se nessuno azzarda una previsione sulle percentuali, tutti ammettono che sarebbe un successo arrivare secondi, battendo Cuperlo: «In fondo otto mesi fa Pippo era solo un consigliere regionale lombardo. E si è costruito il suo seguito nazionale senza appoggi mediatici, grazie esclusivamente al blog e agli incontri di persona. Fra l’altro, ha accanto a sé solo una decina di parlamentari, contro le centinaia schierati con Renzi e Cuperlo».
I quali, mugugnano a mezza voce i fan di Civati, «dispongono di molti più mezzi»: il sospetto è che entrambi alla fine superino il tetto stabilito per regolamento (200 mila euro), magari ascrivendo come spese non legate alle primarie alcune grosse e costose iniziative. Il riferimento è soprattutto alla convention di Renzi all’ex stazione Leopolda di Firenze, a fine ottobre, che in effetti è stata finanziata a parte e formalmente non rientra nelle spese in vista dell’8 dicembre.