Elezioni europee: verso la Grosse Koalition tra Ppe e Pse

Elezioni europee: verso la Grosse Koalition tra Ppe e Pse

18/02/2014 – Una Grosse Koalition europea in salsa tedesca con un contorno di partiti di estrema destra e sinistra, pronti a rendere indigeribile ogni decisione.
È questo il menù previsto a meno di 100 giorni dalle elezioni europee 2014, in programma dal 22 al 25 maggio. Le più attese dai 28 Paesi dell’Unione europea e dallo stesso parlamento che per la prima volta deve essere eletto secondo le nuove regole stabilite dal Trattato di Lisbona.
LA SCELTA DELLA COMMISSIONE.  Quattrocento milioni di persone sono quindi chiamate a scegliere chi mandare al parlamento dell’Unione: in tutto si eleggono 751 deputati in carica per cinque anni, che avranno maggiori poteri legislativi e di bilancio, e sui trattati internazionali, rispetto ai loro predecessori. Insieme con il Consiglio europeo (l’insieme dei capi di Stato e di governo delle nazioni che compogono la Ue), gli eurodeputati devono infatti decidere il 95% degli atti comunitari.
Per la prima volta, poi, gli eletti al parlamento possono anche stabilire chi deve guidare la prossima Commissione europea (l’organo esecutivo dell’Ue, i cui membri vengono nominati dal Consiglio).
PIÙ POTERE AGLI ELETTORI. Più poteri agli europarlamentari e quindi, almeno in teoria, ai cittadini. Per questo, a differenza delle ultime elezioni del 2009, che registrarono un tasso di astensione del 57%, «questa volta la partecipazione sarà maggiore», prevede conLettera43.it Doru Frantescu, cofondatore di VoteWatch Europe, l’organizzazione indipendente che da sei anni monitora le votazioni e le attività svolte dal parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri dell’Ue.
Uno strumento molto usato dai cittadini «perché se la fiducia nella democrazia nazionale ed europea è in calo, non lo è la volontà di partecipare alla politica stessa», argomenta Frantescu.
L’ATTENZIONE SUI SOLDI. Inoltre se prima del Trattato di Lisbona, «il parlamento aveva potere decisionale solo sulle spese non obbligatorie, ora dovrà approvare tutte le linee di budget». «Quando si tratta di come si spendono i soldi, i cittadini sono sempre più attenti», osserva il cofondatore dell’organizzatore che monitora le attività dei politici nell’Ue, «adesso quindi hanno una ragione in più per esercitare il proprio ruolo di elettori e controllori».

Una piattaforma per conoscere le intenzioni di voti in Europa

L'home page del sito di VoteWatch Europe, l'organizzazione indipendente che monitora le votazioni e le attività del parlamento e del Consiglio Ue.L’home page del sito di VoteWatch Europe, l’organizzazione indipendente che monitora le votazioni e le attività del parlamento e del Consiglio Ue.

Per capire quanto e chi devono votare i cittadini, mercoledì 19 febbraio VoteWatch Europe lancia un nuovo progetto: Pollwatch2014, una piattaforma online capace di elaborare tutti i dati e le intenzioni di voto raccolti dai vari osservatori, uno per ogni Stato membro, che collaborano con l’associazione (per l’Italia la principale fonte è Ipsos).
L’obiettivo è fornire una visione complessiva di quello che può succedere al voto, attraverso il monitoraggio dei vari bacini elettorali.
Una serie di proiezioni e previsioni di voto dei 28 Paesi Ue: «Attraverso l’elaborazione di un modello statistico particolare riusciamo a capire quanti deputati si aggiudicherà ogni partito», racconta Frantescu, che spiega come per ora «non ci saranno grandi differenze tra socialisti e cristiano democratici e si andrà alla conta, voto per voto».
VERSO LA GROSSE KOALITION. Un testa a testa che influenzerà in maniera negativa l’attività del parlamento sin dal primo momento: il vincitore infatti deve eleggere il presidente della Commissione, «ci sarà quindi una corsa da parte dei due partiti più forti per allargare la propria maggioranza», aggiunge, «e per tutta la legislatura saranno necessarie più intese».
Il risultato più prevedibile è quindi «una Grosse Koalition come in Germania, a scapito della democrazia», e a vantaggio del populismo, «perché per raggiungere la maggioranza i partiti faranno proposte comuni, dovranno mediare, mettersi d’accordo e i cittadini non vedranno quindi grandi differenze a livello politico tra centrodestra e centrosinistra».
Un’arma nelle mani degli estremisti (di destra e di sinistra) «che potranno giocare sul fatto che alla fine popolari e socialisti sono uguali».
L’ASCESA DEGLI ESTREMISTI. Come si dice ormai da tempo, la vera novità del voto 2014 è infatti l’ascesa dei partiti di estrema destra e di quelli di estrema sinistra «che dovrebbero raddoppiare la loro presenza in parlamento».
Secondo le previsioni che Pollwatch2014 intende aggiornare ogni due settimane, per ora ai primi spetterebbero oltre 100 deputati, ai secondi più di 50.
In un sondaggio interno al parlamento europeo, oggi l’estrema destra si attesta al 5%, da qui la necessità anche per loro di formare larghe intese che potrebbe portarli al 12%. Pure nell’ipotesi più lontana, ovvero che si aggiungano gli euroscettici, si arriva massimo al 16-18%.
Al di là della loro capacità di formare un gruppo – «Anche perché la loro politica interna è quella di non avere una linea politica», osserva Frantescu – «avranno comunque il potere di ostacolare la maggioranza, barattare qualcosa in cambio del proprio voto e comunque esercitare una continua pressione sui due gruppi più importanti, destabilizzando i dibattiti».
CRESCE IL FRONTE ANTI-EURO. Basta pensare che solo in Francia «il Front national è già al secondo posto, potrebbe quindi passare da 3 a 10 europarlamentari», rileva il cofondatore di VoteWatch Europe.
Marine Le Pen ha già stretto un’alleanza con il partito anti-islamico olandese di Geert Wilders. E dopo le elezioni si prevede un’unione anche con il Vlaams Belang belga, il Freedom party austriaco e, come già annunciato, con la Lega Nord.
«In Gran Bretagna l’Ukip (Uk independent party) di Nigel Farage potrebbe addirittura arrivare al primo posto. E in Italia è previsto l’exploit del Movimento 5 stelle: potrebbe ottenere oltre il 20% dei voti».
Ma al di là delle previsioni, già ora, sui temi della campagna elettorale, i partiti anti-europei, che siano di destra o di sinistra, la fanno da padroni con dibattiti sulle quote sull’immigrazione, sulla fine della libera circolazione nell’Ue e sull’uscita dalla moneta unica.

Con la crisi si acuisce la rabbia contro gli immigrati

Da sinistra la leader del Front national Marine Le Pen, Franz Obermayr dell'Austrian Freedom Party e Philip Claeys, membro del Vlaams Belang party.(© GettyImages) Da sinistra la leader del Front national Marine Le Pen, Franz Obermayr dell’Austrian Freedom Party e Philip Claeys, membro del Vlaams Belang party.

Un fenomeno multi sfaccettato quello delle formazioni di estrema destra, che non è spiegabile solo con l’esasperazione dei cittadini provati dalla crisi, sottoposti a continui tagli dei servizi pubblici e disgustati dalla mala politica dei vecchi partiti al potere.
Curioso, poi, che gli Stati più colpiti dalla crisi come per esempio Portogallo, Spagna e Irlanda in realtà non abbiano partiti di estrema destra così forti come invece li hanno gli Stati membri più ricchi: «Si può parlare più di una reazione culturale», riflette Frantescu. «In Paesi come la Gran Bretagna, l’Olanda e la Francia il potere dell’estrema destra è più legato alle loro politiche di immigrazione e alla capacità di aver trovato nella crisi economica la scusa buona per capitalizzare questa forma di razzismo facendo leva sulla paura dei cittadini che perdono il lavoro».
In fondo prendersela con un immigrato, piuttosto che con una situazione economica astratta, è più facile.
LA CRESCITA DELLA SINISTRA. Infine, una delle novità del voto del 2014 è anche «la forte ascesa del Gue (Gauche unitaire européenne, la sinistra unitaria europea), soprattutto in Grecia, dove da un deputato potrebbe arrivare a sei, ma anche in Portogallo, Spagna e Francia» dice Frantescu.
Oggi ad Atene, Syriza, la Coalizione della sinistra radicale, è il primo partito di opposizione al governo e il suo carismatico leader, Alexis Tsipras, è candidato alla presidenza della Commmissione europea per la Gue. Ed è proprio la crescita di questa formazione a far sperare in una possibile forza capace di riequilibrare le bordate dell’estrema destra.
L’IMPLOSIONE DEI LIBERALI. Nei prossimi cinque anni per tenere a freno i partiti estremisti si prevede sia più difficile invece contare sui liberali e i Verdi, la cui presenza è destinata a essere notevolmente ridimensionata.
Per il gruppo Alde (Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa), «in Gran Bretagna si registrano le perdite più importanti: da 12 deputati ne rimarranno uno o due; in Germania da 12 scenderanno a sei o sette», calcola Frantescu.
In Italia, come sempre, è difficile capire che cosa succederà, visto il dissolvimento dell’Italia dei valori, l’unico partito iscritto al gruppo.
Uno scollamento che VoteWatch Europe aveva comunque già calcolato osservando come «nell’ultima legislatura la delegazione italiana dell’Alde risultava la meno in linea con le proposte fatte dal gruppo».
IL PD VERSO L’ADESIONE AL PSE. In base ai voti e alle scelte fatte dai deputati anche per il 2014 VoteWatch Europe può quindi intuire che cosa succederà in futuro.
Nel 2009 per esempio, «i conservatori della Gran Bretagna avevano una linea separata rispetto a quella del gruppo del Partito popolare europeo di cui facevano parte», ricorda Frantescu, «votavano sempre in maniera diversa ed era quindi facile immaginare una loro uscita».
Così come ora è facile prevedere l’adesione del Partito democratico al Partito socialista europeo «che sinora è stata non ufficiale ma de facto», dice il cofondatore di VoteWatch Europe e che si deve al congresso della formazione europea di fine febbraio a Roma.
ATTESE LE NOVITÀ DALLE URNE. Elezioni ricche di novità quindi, «che saranno soprattutto un termometro per quei Paesi che aspettano di misurare la tenuta dei vecchi partiti e la crescita di quelli nuovi che in questi anni sono cresciuti e potranno influire non poco nelle sorti dell’Unione europea», conclude Frantescu.
Ma per capire chi davvero entrerà in parlamento fino a luglio 2019, si devono aspettare i risultati definitivi attesi solo dopo che avrà chiuso l’ultimo seggio, alle ore 22 di domenica 25 maggio.

Autore: Antonietta Demurtas | Fonte: lettera43.it

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