26/05/2014 – Le previsioni di voto non avevano annunciato il 40,8% del Pd. Cinque Stelle e Forza Italia sono andati peggio delle aspettative statistiche: ecco i motivi.
I risultati delle elezioni europee del 25 maggio hanno segnato iltrionfo del Partito Democratico. Una vittoria così schiacciante non era affatto attesa, almeno se si fa riferimento ai dati dei sondaggi sulle intenzioni di voto che erano circolati fino agli ultimi giorni.
Il partito di Matteo Renzi, dato al massimo al 34,5% da Swg, ha sfiorato il 41% e ha superato di 10 punti percentuali le attese diEuromedia e Tecnè, che lo davano appena al 30,5% e 30% rispettivamente. Al contrario, Forza Italia e il Movimento 5 stellehanno visto il numero di seggi ridimensionato rispetto alle attese. Come mai tutta questa differenza rispetto alle previsioni statistiche? Ne abbiamo parlato con Roberto Biorcio, scienziato politico che collabora con Demos e professore di scienze della politica all’università di Milano Bicocca.
“La spiegazione più semplice potrebbe essere che alcuni sondaggisti avevano il Pd effettivamente più alto, ma hanno diffuso un dato un po’ ridimensionato perché sembrava impossibile. Spesso, infatti, il centro sinistra è sovrastimato nei sondaggi perché gli elettori sono più disponibili a dichiarare le loro intenzioni di voto rispetto al centro destra e agli altri partiti.“
Va poi ricordato che i sondaggi di pubblico dominio sono relativi al massimo a un paio di settimane prima delle elezioni, e non tengono conto degli effetti degli ultimi giorni della campagna elettorale. “L’ultimo sondaggio a nostra disposizione, i cui dati completi non possono essere diffusi perché di appena 2 giorni prima del voto“, ha chiarito Biorcio, “vedeva un incremento della quota del Pd, che arrivava quasi al 40%“. Si tratta, in questo caso di un fenomeno prevalentemente politico, dovuto probabilmente all’effetto sorpasso annunciato da Grillo. “Lo spauracchio del sorpasso e della caduta del governo ha fatto appello ai moderati: Scelta civica è Udc hanno perso il 10% dei voti per la paura del sorpasso rispetto ai risultati delle elezioni precedenti.“
Di questi voti, una parte è evidentemente arrivata al Pd solo negli ultimi giorni, proprio come alle scorse elezioni molti hanno voluto dare un segno di voler cambiare votando all’ultimo Grillo, che era passato dal 20% delle previsioni al 25% finale. “Possiamo stimare che il 5% degli elettori decida alla fine: se l’altra volta tra gli indecisi ha prevalso la voglia di cambiamento, questa volta lapaura della crisi di governo ha fatto votare per il Pd.” Poi, indirettamente, le stime per difetto sul Pd hanno causato unasovrastima dei voti spartiti fra le altre forze politiche, prime fra tutti il Movimento 5 stelle e Forza Italia.
A questi fenomeni, che possiamo chiamare politici, si aggiungono poi una serie di questioni tecniche relative a come vengono svolti i sondaggi e a come vengono elaborate le statistiche. In questo senso un ruolo importante è svolto dalle ponderazioni (ossia dalpeso assegnato a ciascuna risposta), le quali sono sufficienti a giustificare le differenze tra un sondaggio e l’altro. “Le ponderazioni vengono fatte sulla base dei fattori socio-demografici come età e sesso“, spiega Biorcio, “ma anche tenendo conto del livello di politicità del soggetto, poiché le persone più politicizzate rispondono più facilmente alle nostre domande“.
“A questi criteri“, continua, “si aggiungono di solito anche dei pesiche tengono conto del voto passato degli intervistati, per assicurarci di aver preso un campione omogeneo. Oppure, ancora, ci si basa sui sondaggi post-elettorali della chiamata alle urne precedente, che ci dicono con quanto anticipo gli elettori di ciascun partito decidono per chi votare”.
La combinazione dei fattori già descritti contribuisce pesantemente all’errore nelle previsioni, mentre l’errore puramente statistico concorre in maniera molto minore. Come ci ha spiegato Biorcio, “gli intervistati sono estratti casualmente, ma poi non tutti rispondono o rispondono esattamente. Di solito solo 1 su 4 ci dà le informazioni che chiediamo. I sondaggi vengono fatti su un minimo di mille persone, ma spesso sono 2mila, e per avere abbastanza dati dobbiamo interpellare sempre almeno 4mila persone. Inoltre si fanno più indagini in giorni successivi e si calcola la cosiddetta media mobile, che tiene conto anche dell’evoluzione nel tempo della situazione politica. In questo modo siamo in grado di correggere anche i sondaggi sfortunati.”
Con tutte queste accortezze, e fattori politici a parte, l’errore statistico è di solito inferiore al 2%: per scendere al di sotto dell’1% bisognerebbe avere la risposta di almeno 3mila persone tra quelle consultate. “L’importante è non scendere mai sotto le mille persone, perché a quel punto anche l’errore statistico sarebbe elevato. Per fortuna non lo fa quasi nessuno“, chiosa Biorcio.
Autore: Gianluca Dotti | Fonte: wired.it