04/06/2014 – Credo, e mi piace credere, che finalmente sia arrivato il tempo di quello che amo chiamare “Il nuovo Rinascimento”. Un tempo dove torna al centro del mondo la persona. E non l’individuo. Se ci pensi, lo dice Conad, lo dicono anche le altre pubblicità, dalla vendita di frutta e verdura alla pasta che si sceglie il suo pomodoro per condirsi. Sempre di più la customer satisfaction guida le strategie aziendali, è diventato (era davvero ora!) sciocco e antiquato indicare gli altri come “la ggente“, il nuovo secolo che parla con internet si riferisce a ognuno che è nel suo sito, da cui guarda e si connette al mondo.
Bello, no? Per me atteso da tanto tempo, ero pronta a offrire rinfreschi di benvenuto al nuovo Rinascimento come fosse Babbo Natale, tempo magico dove la persona umana modella il mondo e se ne cinge. Tempo nuovo che non sappiamo ancora abitare, non ne conosciamo il galateo, le regole, le piccole e grandi abitudini. Abituati al vetusto schema gerarchico che si sviluppa in verticale, all’imposizione di Aristotele “tertium non datur“, trovavamo posto e collocazione dietro ai protagonisti, oscillanti com’eravamo fra spettatori e comparse dietro le quinte.
Ma se ora il sipario è stato tolto, se il formicaio in cui ci affannavamo a testa china è stato scoperto ecco che il palcoscenico ci pretende uno per uno, non più come formichine che esistono solo quando formano una lunga fila indistinta di individui tutti equivalenti. Come dire, come si vive in un mondo in cui siamo tutti speciali, (non solamente unici), dove oggi siamo docenti e domani discenti, dove aver pienamente ragione può essere condiviso di diritto da ambedue i pensieri contrapposti, ma che mondo è, un piano orizzontale dove ci si muove con inusitata facilità. Si comunica con tutto il mondo e gli scatti del telefono con skype si annullano, la velocità è divenuta così abituale e alla portata di tanti che cominciamo a predicare il passo lento, il pasto lento, il passeggiare, l’andare a zonzo con il naso all’insù.
Siamo tutti protagonisti, siamo tutti numeri primi. E in questa era che si va schiudendo sembra che vada pensata ancora un po’ meglio l’idea stessa di democrazia. Una democrazia che ci assomigli, oggi per domani. Che ponga il tema della rappresentanza in termini attuali, che lasci andare, ora che perfino la buona psicoanalisi è un po’ scaduta, le accuse di narcisismo a chi si propone come leader e crei, invece, nuove visibilità e libertà di gioco per tutti noi altri: protagonisti, cittadini, e fieri di esserlo, capaci, competenti e litigiosi il giusto.
Autore: Maria Cristina Koch | Fonte: huffingtonpost.it