07/06/2014 – Un secolo fa, esattamente il 3 gennaio viene inaugurato il Caffè San Marco.
I locali sono quelli di oggi, in via Battisti 18 (detta allora Corsia Stadion, l’intitolazione a Cesare Battisti è del 1918), edificio di proprietà delle Generali costruito appena due anni prima, intestatario dell’avventura Marco Lovrinovich, originario di Fontane di Orsera, a due passi da Parenzo.
Il caffè diventa subito ritrovo di studenti e intellettuali, ma anche rifugio di giovani irredentisti, dove vengono persino prodotti passaporti falsi per permettere la fuga in Italia (non dimentichiamo che un secolo fa Trieste era territorio austriaco) di patrioti antiaustriaci. È per questi motivi che dopo poco più di un anno, per la precisione il 23 maggio 1915, soldati austroungarici entrano nel locale e lo devastano, decretandone “la chiusura permanente”.
La storia ha deciso diversamente.
Un secolo e mille storie dopo, il Caffè San Marco – fresco reduce dall’ennesimo cambio di gestione, nell’edificio sempre di proprietà delle Generali – è uno degli ultimi caffè letterari europei: accoglie ancora clienti abituali, gente di passaggio, turisti e curiosi nei locali che hanno mantenuto quasi intatte le caratteristiche e l’atmosfera di cent’anni fa.
Nel corso dei decenni hanno bevuto il caffè, letto i giornali e fatto “quatro ciacole” fra gli altri Italo Svevo e Umberto Saba, James Joyce e Giani Stuparich, Virgilio Giotti e Giorgio Voghera, da Fulvio Tomizza fino a Claudio Magris, che ancor oggi riceve al “suo” tavolo studenti e inviati dei giornali nazionali.
È lo stesso Magris a descrivere l’atmosfera che si respira nel locale: «Quando mi chiedono dove mi sento in Europa, me la cavo – fingendo di scherzare ma in realtà parlando sul serio – dicendo che, per esempio, mi sento in Europa quando sono al Caffè San Marco». Merito dell’atmosfera che resiste al tempo, dell’arredamento e delle decorazioni stile Secessione Viennese, ancora in voga negli anni della fondazione del caffè. Con le decorazioni sui soffitti e sulle pareti attribuite ad artisti come il pittore secessionista Vito Timmel, anch’egli frequentatore del caffè.
E proprio al San Marco noi di Poli@rchia abbiamo avuto l’onore di organizzare uno dei nostri primi eventi culturali, con la presentazione del libro di Claudio Martelli “Ricordati di Vivere” e il dibattito che è seguito tra lo stesso Martelli, il Senatore Alessandro Maran, Marco Cucchini, consulente politico e titolare di Poli@rchia e Daniele Ungaro, sociologo.
Ed è stata un’ emozione particolare per me, l’emozione che si prova quando si realizza un sogno, quello di poter fare qualcosa di bello nella città natale del mio papà, nella città che, pur non vivendoci, è la mia città, quella che ho scelto col cuore.
Autore: Alexsandra Panama