Cosa resta dell’Umbrella Revolution a Hong Kong

Cosa resta dell’Umbrella Revolution a Hong Kong

08/10/2014 – I manifestanti pro-democrazia si stanno riducendo in numero e l’ondata di proteste contro Pechino si sta affievolendo, la città torna verso la normalità.

democrazia

Dopo l’ennesima lunga notte di protesta pacifica per i manifestanti della Umbrella Revolution a Hong Kong, con l’arrivo del lunedì mattina la città ha iniziato a tornare alla normalità. Molti dipendenti pubblici sono rientrati al lavoro, le scuole sono state riaperte e il traffico ha in parte ripreso a scorrere: l’ondata di protesta che ha tenuto bloccato per giorni il centro della città si sta progressivamente riducendo, sia nel numero di manifestantisia con la diminuzione delle tensioni. La polizia non è intervenuta perdisperdere i manifestanti, e sembra che il leader di Hong Kong Leung Chun-ying (che gode dell’appoggio di Pechino) continuerà nella sua tattica attendista, nella speranza chela manifestazione vada scemando e che i manifestanti si ritirino del tutto, spontaneamente, anche solo per effetto della stanchezza. I rappresentanti degli studenti in rivolta dicono di essere vicini all’avvio dei colloqui con il governo per trattare sulleriforme politiche, ma di fatto i negoziati non sono ancora iniziati né è stata ottenuta alcuna concessione, e all’interno del movimento si sono formate più correnti, in disaccordo tra loro. Solo presso la sede del governo la tensione resta alta, e c’è ancora un centinaio di persone decise a continuare l’occupazione fino a che le loro richieste non saranno soddisfatte. Anche se molti studenti si sono dichiarati pronti a fronteggiare la polizia che minacciava di sgomberare con la forza, anche a costo di finire in prigione, finora non c’è stato alcuno scontro perché le forze dell’ordine si sono limitate a osservare la smobilitazione parziale spontanea. Molte barricate e blocchi sono stati rimossi, e le decine di migliaia di manifestanti della settimana scorsa sembrano ormai soltanto un ricordo.
Autore: Gianluca Dotti | Fonte: wired.it

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