Il fallimento della democrazia digitale in Finlandia

Il fallimento della democrazia digitale in Finlandia

13/10/2014 – Da quando, a marzo 2012, una modifica costituzionale ha consentito alle iniziative di legge popolare che raccolgano almeno 50 mila firme entro sei mesi dalla presentazione di essere discusse e votate dal Parlamento, in Finlandia si sono moltiplicate le iniziative online per sfruttare il potenziale partecipativo di Internet per elaborare norme in crowdsourcing. Una è avoinministerio.fi (“ministero aperto“): gestito dalla no profit Open Knowledge Finland, il sito ha fatto parlare di sé in termini entusiastici, portando addirittura il 3% dell’intera popolazione con diritto di voto a esprimersi su una proposta dal basso in favore del matrimonio gay in un solo giorno.

Tra le proposte che hanno passato la soglia ce n’era anche una riguardante il diritto d’autore online. Si proponeva di ridurre le pene per le violazioni del copyright e incrementare le fattispecie che configurano un uso legittimo delle copie in proprio possesso (fair use). A novembre dello scorso anno, la proposta di legge è stata affidata al Parlamento. Ma ora, segnala TechDirt, rischia di fare la stessa fine della tanto vezzeggiata Costituzione islandese via Internet: risolversi in un nulla di fatto.

Sì, la situazione ricorda quella della Costituzione islandese“, risponde il presidente di Open Knowledge Finland, Joonas Pekkanen, raggiunto via mail. Proprio come i colleghi in Islanda, “i parlamentari finlandesi non erano pronti per le iniziative dei cittadini e le stanno rigettando tutte, una a una. E resta da capire se basteranno le elezioni della prossima primavera o sarà necessario attendere che i parlamentari più anziani vadano in pensione prima di osservare un cambio culturale“.

E di potere, dato che “i politici erano abituati ad avere il monopolio sulla loro agenda e si sentono sotto pressione, e reagiscono negativamente quando qualcosa viene imposto loro. Specialmente nel caso del diritto d’autore“, prosegue Pekkanen, “non ci sono lobbisti in favore di una legislazione sul copyright più tollerante“. Più tollerante di vedere le autorità irrompere nell’abitazione di una bambina di nove anni accusata di aver scaricato un disco da The Pirate Bay per sequestrare il suo computer marchiato Winnie The Pooh, per esempio. “Invece sono molti i lobbisti per norme più severe. E hanno ottimi rapporti con i parlamentari“.

Pekkanen, ci riassume che cosa è accaduto esattamente?

“L’iniziativa dei cittadini era una raccolta di una dozzina circa di suggerimenti su vari modi per aggiustare la legislazione sul copyright all’interno della flessibilità consentita dalla normativa europea. Le idee erano state raccolte con un processo aperto e composte nel formato di una prima bozza di legge (una delle caratteristiche di avionministerio, che prevede esperti che aiutino a tradurre le proposte in forma di legge, ndr).”

Fin qui tutto bene. E poi?

“Poi la proposta è stata duramente attaccata dall’industria del copyright e dai suoi lobbisti. Hanno scelto alcuni dei suggerimenti e ne hanno fatto il bersaglio, definendo l’intera iniziativa un “progetto pirata“. Questo ha avuto come conseguenza che i parlamentari hanno finito per ignorare i suggerimenti sul fair use per l’educazione e la ricerca, sul diritto alla satira e alla parodia e sul dotarsi di un Comitato per il diritto d’autore più equilibrato – dato che è quest’ultimo a decidere come la legge vada interpretata nei singoli casi. Attualmente il Comitato è composto principalmente da organizzazioni per il diritto d’autore. Così quando il Comitato per l’educazione e la cultura del Parlamento ha cominciato a incardinare l’iniziativa e a organizzare le sedute, le opinioni che si sono sentite non sono state molto varie. Per esempio, docenti e ricercatori sono stati completamente ignorati. E allo stesso modo lo sono stati i semplici cittadini, i consumatori di tutti i contenuti in questione.

E ora si parla di nulla di fatto.

“Il Parlamento ha pubblicato il suo rapporto questa settimana suggerendo all’Aula di rigettare la proposta. Avrebbero potuto scegliere alcuni dei suggerimenti – per esempio, quella per un giusto compenso agli artisti simile al modello tedesco – e consigliare che uno o due fossero accettati. Invece hanno deciso di rigettare l’intera iniziativa.”

Non c’è più niente da fare?

“Ora la speranza è che i singoli parlamentari in assemblea plenaria suggeriscano, il prossimo 23 ottobre, di accettare almeno una delle proposte. E che poi sia votata. Altrimenti l’iniziativa è morta.”

Ma ad altre è toccata una sorte migliore?

“Le iniziative che hanno raggiunto questo Parlamento sono state sei, e una settima verrà consegnata al prossimo Parlamento dopo le elezioni. Finora sono state tutte rigettate, o stanno per essere rigettate.”

Avete in mente nuove funzionalità per il sito, per rilanciare?

“Stiamo lavorando a una nuova piattaforma, non più a questa che abbiamo lanciato come pilota. Presto ne saprete di più”.

Per intanto, la morale è la stessa riscontrata in svariati progetti di democrazia digitale: per quanto si cerchi di sbattere la politica fuori dalla porta tramite Internet, riesce sempre a trovare un modo di rientrare dalle finestra. E fare come le pare.

Autore: Fabio Chiusi | Fonte: wired.it

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