Elezioni del Regno Unito 2015
si svolgeranno giovedì 7 maggio. Gli elettori britannici rinnoveranno per la 56esima volta la Camera dei Comuni, l’unico organismo elettivo del Parlamento del Regno Unito. Il partito o la coalizione che avrà la maggioranza alla Camera dei Comuni esprimerà il primo ministro. David Cameron, eletto per la prima volta nel 2010, rischia di essere uno dei pochi premier della storia del Regno Unito a esser bocciato dagli elettori dopo un solo mandato.
ELEZIONI NEL REGNO UNITO 2015–
Il Fixed-term Parliaments Act approvato nel 2011 dalla maggioranza formata dai Tory del premier David Cameron e dai Lib Dems del vice Nick Clegg ha previsto che la 56esima elezione generale del Regno Unito si svolga giovedì 7 maggio. Come d’abitudine nei Paesi anglosassoni, in Gran Bretagna gli elettori voteranno in un giorno infrasettimanale, il giovedì. Le elezioni generali del Regno Unitosono simili alle nostre politiche, visto che i cittadini determinano il rinnovo del loro Parlamento. Mentre in Italia le due Camere del Parlamento sono elettive, a Costituzione vigente, in Gran Bretagna solo la Camera dei Comuni è determinata dal voto della popolazione. La Camera dei lord è invece un’istituzione non elettiva, con poteri residuali nell’ordinamento britannico. Le elezioni generali del Regno Unito determineranno il primo ministro e il prossimo governo britannici. Il partito che otterrà il maggior numero di seggi nella Camera dei Comuni, ospitata nel Palazzo di Westminster, e che sarà in grado di guidare una maggioranza avrà il compito di formare un esecutivo. La prassi britannica prevede la costituzione di governi guidati dal leader del partito che controlla la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, 326 sui 650 seggi complessivi. La Camera dei Comuni è l’unico organismo del Parlamento che approva o ritira la fiducia al governo del Regno Unito. Il modello Westminster prevede un premierato particolarmente forte, visto che il primo ministro del Regno Unito ha il potere di nominare i componenti del governo e di sciogliere il Parlamento. La Regina svolge un ruolo esclusivamente cerimoniale. Tra premier e Camera dei Comuni esiste un rapporto fiduciario che può essere interrotto attraverso una mozione di sfiducia. Negli ultimi 100 anni solo due premier, entrambi laburisti, Ramsay McDonald e James Callaghan, hanno proposto al sovrano la dissoluzione della Camera dei Comuni dopo esser stati sfiduciati in Parlamento. Più frequenti sono le sconfitte dei governi su atti legislativi rilevanti, così come negli ultimi decenni un premier vincitore delle elezioni è stato poi sostituito dal suo gruppo parlamentare. Così è stato per i due leader britannici più significativi della storia recente, Margaret Thatcher e Tony Blair.
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I PARTITI DI GOVERNO – Tory e Labour sono gli unici partiti che hanno espresso primi ministri negli ultimi 90 anni. A partire dalla conclusione del dopoguerra della Prima guerra mondiale il bipolarismo britannico si è trasformato da una sfida tra conservatori e liberali a una competizione tra conservatori e laburisti sempre più consolidata. Il premier in carica, David Cameron, è il leader dei Tory dalla fine del 2005. Dopo la terza sconfitta di fila subita dal Labour di Tony Blair i Conservatori britannici decisero di rinnovarsi scegliendo il giovane e moderato Cameron, eletto nel 2001 alla Camera dei Comuni all’età di 34 anni. Dopo solo nove anni da MP David Cameron è diventato primo ministro del Regno Unito grazie alla prima coalizione di governo formatasi nel secondo dopoguerra. Il premier britannico ha promosso un conservatorismo moderato a livello economico, e capace di superare l’ostilità dei settori più di destra del suo partito su temi quali i matrimoni gay o l’organizzazione del Regno Unito, concedendo alla Scozia il referendum per la secessione. Durante il suo mandato a Downing Street sono diventati sempre più rilevanti i temi dell’immigrazione e dell’Unione Europea, sui quali David Cameron si è spostato sempre più a destra per inseguire il boom dello UKIPdi Nigel Farage, e mantenere unito il suo partito. I Tory, che sono tornati nel 2010 il primo partito alla Camera dei Comuni dopo 13 anni, si sono dovuti alleare con i Lib Dems guidati da Nick Clegg, diventato vicepremier nel governo Cameron. I Lib Dems sono una formazione nata negli anni ottanta, dalla fusione tra i Liberali eredi di William Gladstone, il più longevo primo ministro della storia del Regno Unito, e i Socialdemocratici usciti dal Labour durante l’era thatcheriana. Centristi e più vicini al centrosinistra che al centrodestra a livello ideologico e di elettorato, i Lib Dems sono stati una forza rilevante ma marginale nel sistema politico britannico negli ultimi decenni. La competizione per il governo tra Tory e Labour e la legge elettorale maggioritaria hanno reso quasi sempre ininfluente e piuttosto ridotto il loro gruppo parlamentare. Grazie al loro ingresso al governo i Lib Dems sono tornati decisivi come non succedeva dal primo Novecento, ma il sostegno a un governo conservatore ha favorito l’allontanamento di molti elettori progressisti. Negli anni di Tony Blair i liberali avevano superato a sinistra il Labour su diversi temi, in primis la politica estera, con la loro ferma opposizione alla guerra in Iraq e il loro convinto europeismo.
I PARTITI DI OPPOSIZIONE – Il maggior partito di opposizione durante il governo Cameron è stato il Labour di Ed Miliband. I laburisti rappresentano la maggior formazione del centrosinistra britannico, si ispirano ai valori del socialismo democratico e sono contigui al mondo del lavoro. Ed Miliband è diventato leader del partito nel 2010, sconfiggendo suo fratello David in un congresso molto equilibrato e caratterizzato ancora una volta dalla sfida tra Tony Blair e Gordon Brown, i due ultimi premier laburisti. David Miliband era il candidato appoggiato dall’anima più centrista e liberale del Labour, i blairiani, mentre suo fratello Ed è riuscito a diventare leader grazie al decisivo supporto dei sindacati, più vicini alle posizioni espresse dall’ultimo primo ministro laburista. Ed Miliband ha riposizionato il centrosinistra britannico su temi più tradizionalmente progressisti. Il “New Labour” di Tony Blair è stata superato con il “One Nation Labour” orientato verso una maggior eguaglianza da raggiungere anche attraverso un più incisivo intervento pubblico nell’economia.
Il partito di opposizione che ha attratto i maggiori consensi durante il governo Cameron è stato senza dubbio lo UKIP. Fondato negli anni novanta da un gruppo di Tory contrari all’adesione della Gran Bretagna al Regno Unito, la formazione guidata da Nigel Farage ha collezionato successi brillanti nelle ultime elezioni locali, arrivando a essere il partito britannico più votato alle europee del 2014. UKIP è esploso elettoralmente grazie alle sue battaglie per l’addio al’Unione Europea e all’immigrazione.
Molto rilevante è stata anche la crescita di un altro partito indipendentista, loScottish National Party, il partito dei nazionalisti scozzesi. SNP è la formazione che ha promosso il referendum per la secessione della Scozia, e che da quasi dieci anni esprime il primo ministro della nazione del Regno Unito più ostile a Londra. SNP è un partito vicino all’ideologia socialista, anche se a livello europeo milita nel gruppo dei Verdi e delle formazioni autonomiste progressiste. Meno rilevante dal punto di vista dei consensi ma su posizioni simili a SNP è Plaid Cymru, il partito del Galles. Negli ultimi anni sono cresciuti anche i Verdi britannici, che nel 2010 sono riusciti a ottenere il loro primo parlamentare. Diversi MP alla Camera dei Comuni appartengono invece a formazioni dell’Irlanda del Nord, suddivisi tra gli unionisti, i fedeli a Londra, e i secessionisti del Sinn Féin.
LA SFIDA PER IL GOVERNO – Dal 1922 fino a oggi la competizione per la guida del governo del Regno Unito si è sempre svolta tra Tory e Labour. I premier conservatori sono stati più numerosi rispetto ai primi ministri laburisti, e hanno governato più a lungo. Nel secondo dopoguerra i Tory hanno governato per tredici anni tra il 1951 e il 1964, per quattro anni tra il 1970 e il 1974, e per diciotto anni tra il 1979 e il 1997. Con il governo Cameron, il primo formato da una coalizione con un altro partito, i Tory hanno espresso il primo ministri del Regno Unito per quaranta anni, contro i trenta laburisti. Anche nelle elezioni del Regno Unito del 2015 la sfida per il governo sarà tra i leader dei due maggiori partiti britannici, il premier conservatore David Cameron e il leader laburista Ed Miliband. A differenza che nel passato sembra però impossibile che uno dei due partiti possa esprimere un governo in completa autonomia. Nel 2010, dopo diversi esecutivi di minoranza, come quelli guidati da Attlee, Churchill e Wilson, si è ricorsi per la prima volta dal secondo dopoguerra a un governo di coalizione. In questi anni l’economia si è ripresa dopo la grande crisi finanziaria del 2008, generando circa un milione e ottocentomila occupati in più rispetto al 2010. David Cameron ha puntato tutta la sua campagna elettorale su questi dati piuttosto positivi, specie in relazione al resto dell’economia europea, evidenziando invece l’irresponsabilità fiscale del Labour che aveva fatto esplodere il deficit e il debito pubblico tra il 2008 e il 2010. Il leader dei Tory spera che l’economia possa convincere gli elettori conservatori delusi a dargli fiducia nonostante la loro ostilità e insoddisfazione verso il governo su Europa e immigrazione. Il referendum sull’addio della Gran Bretagna dall’Unione Europea e una mitigazione della libertà di circolazione dei comunitari sono le promesse chiave che Cameron rivolge a chi è tentato dal voto per lo UKIP di Nigel Farage.
Ed Miliband invece ha riposizionato il Labour sulla difesa dei servizi pubblici, come il popolare National Health Servive, il servizio sanitario nazionale, e la discesa delle tasse universitarie, e proponendo un maggior intervento pubblico, in primis regolamentare, per ridurre le disuguaglianze che caratterizzano la società britannica. Il leader laburista si è allontanato dal centrismo del New Labour blairiano, una strategia che gli è costata un’aperta ostilità da parte di ampi settori del suo partito, anche se ha evitato un ritorno allo statalismo progressista che caratterizza invece altre formazioni di opposizioni, come SNP o Verdi.
SISTEMA ELETTORALE – Il sistema elettorale britannico è un uninominale maggioritario a turno unico. La Camera dei Comuni è formata da 650 MP, che sono eletti in collegi, costituency, disciplinati dal sistema first-past-the-post. Viene eletto parlamentare il candidato del partito che ha raccolto una maggioranza dei voti espressi in un singolo collegio. L’Inghilterra ha 533 constituency, la Scozia 59, il Galles 40 e l’Irlanda del Nord 18. Il collegio mediano in Inghilterra ha 72.400 elettori, che scendono a 69 mila in Scozia, a 66.800 in Irlanda del Nord e a 56.800 in Galles. Questo modello elettorale è caratterizzato da una significativa disproporzionalità, che nelle elezioni svoltesi negli ultimi cento anni ha beneficiato il partito vincitore di circa il 12% dei seggi in più rispetto ai voti raccolti. La maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, come capita in ogni sistema elettorale europeo oppure occidentale con l’eccezione di Porcellum e Italicum, non è garantita a prescindere dal risultato del voto. Nella storia recente ci sono state diverse elezioni dove il voto non ha garantito la maggioranza assoluta al partito vincitore nelle urne. Così è stato nel 1951, nel 1974, quando il Labour di Harold Wilson ottenne più seggi pur arrivando di poco secondo, e nel 2010. David Cameron ha dovuto formare un governo di coalizione con i Lib Dem perchè i candidati Tory eletti parlamentari alle elezioni del 2010 sono stati 306, 20 in meno rispetto alla maggioranza assoluta. In realtà la vera soglia per la formazione di governo è collocata a quota 323, perchè i 5 parlamentari tradizionalmente espressi dai secessionisti irlandesi del Sinn Féin non votano alla Camera dei Comuni. La disproporzionalità accentuata che caratterizza il sistema elettorale britannico, tipico del modello Westminster, penalizza i partiti che hanno un elettorato sparso nel Regno Unito, e non concentrato territorialmente. Nel primo dopoguerra il Labour ha superato strutturalmente i Liberali come partito alternativo ai Tory grazie alla sua forza nelle grandi città e nelle aree industriali, caratterizzate da una massiccia presenza di operai. Una formazione politica come lo UKIP, che in alcuni sondaggi ha sfiorato anche il 20% nei mesi scorsi, potrebbe eleggere pochissimi parlamentari. La rappresentanza del partito di Nigel Farage alla Camera dei Comuni sarà probabilmente ottenuta grazie all’addio di diversi MP Tory al partito di David Cameron. Il sistema uninominale maggioritario a turno unico favorisce particolarmente i partiti locali, come le formazioni scozzesi, gallesi o nordirlandesi, unioniste o secessioniste, capaci di eleggere MP alla Camera dei Comuni nonostante consensi molto marginali nel Regno Unito.
SONDAGGI E GOVERNO – Negli ultimi quattro mesi i sondaggi hanno rilevato una dinamica elettorale particolarmente statica. Labour e Tory sono appaiati da ormai molte settimane con preferenze complessive rilevate attorno a un terzo dell’elettorato. I Lib Dems sono crollati sotto al 10%, mentre lo UKIP si è stabilizzato poco sotto al 15%. La campagna elettorale condotta per tutto il 2015 non ha mosso l’elettorato, e le elezioni si annunciano come le più incerte della storia recente. Nessuno dei due grandi partiti britannici sembra in grado di ottenere una maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, e anche la soglia dei 300 seggi, sempre superata dal dopoguerra, appare irraggiungibile per Labour e Tory. Dopo circa un secolo il terzo partito alla Camera dei Comuni non dovrebbero essere più i Lib Dems, ma i nazionalisti scozzesi. A livello nazionale la formazione di Nicola Sturgeon vale meno del 5%, ma il suo consenso in Scozia, dove potrebbe superare perfino il 50%, gli dovrebbe consentire di conquistare la stragrande maggioranza dei 59 seggi in palio a nord del Vallo di Adriano. Il Labour è la formazione di gran lunga più penalizzata dall’esplosione dell’SNP, visto che la Scozia è stata la sua roccaforte più fedele negli ultimi decenni. Senza i seggi conquistati tra Glasgow ed Edinburgo la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni appare impossibile per il partito di Ed Miliband. David Cameron invece rischia di perdere molti MP a causa dell’elevato consenso dello UKIP, che ha vampirizzato l’elettorato conservatore inglese. Il premier britannico spera che la competizione per il governo e per la vittoria nel singolo collegio uninominale possano spingere gli incerti propensi verso il partito di Nigel Farage a dare fiducia all’unica destra capace di conquistare la premiership. L’incertezza fornita dai sondaggi sembra indicare una formazione del governo particolarmente complicata, prodromo di una legislatura breve. Al momento non si potrebbe neppure escludere una grande coalizione tra Tory e Labour, un ritorno alle National Coalition che governarono il Regno Unito negli anni successivi alla Grande Depressione e alla Seconda guerra mondiale. I Lib Dems potrebbero offrire i loro voti sia a David Cameron che Ed Miliband, ma rispetto al 2010 la loro delegazione parlamentare si dovrebbe dimezzare. Appare dunque probabile che neppure con un’alleanza tra liberaldemocratici e uno dei due partiti maggiori possa esser costituito un nuovo governo.
Il Labour potrebbe allearsi con SNP e Plaid Cymru, partiti indipendentisti dal marcato orientamento progressista, ma una simile intesa terremoterebbe i già fragili equilibri politici tra blairiani e fedeli a Ed Miliband. Nessun scenario di governo appare al momento possibile, e dopo decenni di stabilità il sistema politico del Regno Unito potrebbe iniziare una delle sue fasi più incerte.
Fonte: www.giornalettismo.com | Autore: Andrea Mollica