Hillary Clinton fa la giovane su Spotify. Cosa c’è e cosa no nella sua playlist

Hillary Clinton fa la giovane su Spotify. Cosa c’è e cosa no nella sua playlist

L’immagine della “campagna elettorale” su Spotify di Hillary Clinton

Subito dopo il discorso di candidatura alle primarie dei democratici per le presidenziali del 2016, Hillary Clinton ha iniziato a utilizzare i new media per attrarre verso di sé gli elettori più giovani, tra cui gli inafferrabili millennials.

ARTICOLI CORRELATI Abbasso Hillary Così i big data rendono più stupida la musica Nonna Hillary non è hipsterLa prima mossa è stata la pubblicazione sul servizio di streaming musicale Spotify della playlist della campagna, “The Official Hillary 2016 Playlist”. Non ha voluto aspettare il lancio del nuovo servizio di streaming Apple Music – presentato a San Francisco la scorsa settimana ma che verrà lanciato il 30 giugno – sebbene l’immagine della outline del profilo della Clinton ricordi molto una storica campagna di iTunes e il suo logo messo sulla cuffia rimandi a quello di Beats, acquistato lo scorso anno da Apple. Ma è importante in questa fase fare le prime mosse, specialmente per aver una buona ricaduta sui social e sulla stampa.

La playlist pubblicata ha forma e durata di un lp o, meglio ancora, di una vecchia cassettina: 14 brani, 51 minuti. Questo è l’unico elemento che lega questa playlist al secolo scorso; tutto il resto invece è molto proiettato al presente e al passato molto recente, basti pensare che la canzone più vecchia contenuta qui è datata 1999, che per una signora di 67 anni amante di Joni Mitchell e Billy Joel fa riflettere. Ma la contemporaneità è il tema della sua campagna elettorale – “Yesterday dei Beatles è per i repubblicani” ha dichiarato nel suo discorso.

Quindi scorriamola questa playlist.

Il consulente musicale deve aver letto “Alta Fedeltà” di Nick Hornby, specialmente quando scrive: “La creazione di una grande compilation deve iniziare alla grande, catturare l’attenzione!”. Quindi ad aprire c’è l’inno “Believer” della pop band American Author che parte subito con il refrain motivazionale (“Io credo che le cose andranno meglio /Alcuni possono prendere o lasciare / Ma io non voglio mollare”).

 

Niente qui è lasciato al caso.

C’è una forte prevalenza di giovani popstar femmine tra cui Ariana Grande, Kelly Clarkson e naturalmente Katy Perry che mesi fa fece un endorsement pubblico via twitter a favore della Clinton, offrendo la sua hit “Roar” per farne il tema della campagna.

In realtà i brani che hanno aperto e chiuso il suo discorso di candidatura a New York sono stati “Brave” di Sara Bareilles e “Fighters” di Kris Allen, entrambi presenti nella playlist. Fighter (guerriero) è proprio una delle parole chiave della campagna clintoniana visto che ha intitolato così il video uscito qualche giorno fa che ripercorre tutto il suo percorso personale politico, il cursus honorum fino alla collaborazione con Obama. Tutte le canzoni contengono parole chiave e semplici concetti di ottimismo e rinascita: c’è infatti la superhit “Happy” di Pharrell Williams e “Wake Up Everybody” nella bella versione di John Legend e The Roots.Non poteva mancare la quota ispanica con Jennifer Lopez e sopratutto con il di lei ex marito Marc Antony, quella del rock mainstream con l’ultimo singolo di Jon Bon Jovi, come pure il messaggio verso i repubblicani esplicitato nel ritornello di “Stronger” di Kelly Clarkson “Pensi che sarai tu a ridere per ultimo/ Pensi di avermi lasciato a pezzi/ Pensi che tornerò indietro /Tesoro, tu non mi conosci e ti sbagli di grosso”.

Nell’ottica del “manuale Cencelli delle sette note” del suo messaggio politico, manca forse una canzone che copra tutto il mondo Lgbt, altro caposaldo della sua campagna dei dititti civili. In questo caso c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma magari verrà aggiunta nella playlist in un secondo tempo, ché oggi la comunicazione politica si fa anche con le canzoni.

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