La Svizzera torna al voto per riaprire le frontiere ai migranti

La Svizzera torna al voto per riaprire le frontiere ai migranti

Si apre uno spiraglio, in Svizzera, per fare uscire il Paese dall’isolamento, nei confronti dell’Unione Europea, dopo l’approvazione in referendum, il 9 febbraio 2014, dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, voluta dalla destra e contraria agli accordi sulla libera circolazione delle persone, sottoscritti con Bruxelles. Lo spiraglio è dato dal fatto che, nel dicembre scorso, constatato l’irrigidimento dell’UE e la conseguente inapplicabilità delle norme dell’iniziativa, un gruppo di volonterosi ha iniziato a raccogliere le firme, per riportare gli svizzeri al voto, sotto lo slogan “fuori dal vicolo cieco”. “Ne abbiamo raccolte 100 mila”, ha esultato, ieri, il costituzionalista di Ginevra, Andreas Auer, annunciando di fatto che la missione è da ritenersi compiuta. Perché si possano esercitare i diritti popolari, in Svizzera, i promotori di una votazione devono, infatti, raccogliere almeno 100 mila firme. “Questo risultato- ha commentato l’avvocato Paolo Bernasconi di Lugano, intervistato dal Corriere del Ticino – dimostra che, sia la popolazione che il mondo economico, stanno lentamente prendendo coscienza di tutti i problemi che il voto del 9 febbraio 2014 ha provocato”. Per il momento Berna si trova nella totale impasse, non riuscendo a mettere in pratica i dettami dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, visto che l’Unione Europea non ha alcuna intenzione di entrare nel merito di un’eventuale trattativa, al riguardo. Tra chi si è impegnato a portare i suoi concittadini “fuori dal vicolo cieco”, mettendo sul piatto della bilancia il peso di una forza economica non indifferente, figura il multimiliardario e benefattore, Hansjoerg Wyss, il cui patrimonio supera i 10 miliardi di euro. Molti di coloro che hanno raccolto le adesioni di elettori, per tornare alle urne, hanno infatti ricevuto un contributo da Wyss. Contributo che poteva variare da un compenso orario, come pure da un premio di circa un euro e 30 centesimi, per ogni firma a sostegno della nuova iniziativa. La prospettiva di un secondo voto, che potrebbe intervenire nel 2016, sta intanto infiammando la campagna per le elezioni federali del prossimo autunno. “Ci fanno rivotare? Diremo un no ancora più forte alla libera circolazione”, scalda i motori la Lega dei Ticinesi, uno dei partiti più eurofobici del panorama politico svizzero.

Autore: Franco Zantonelli | Fonte: corriere.it

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