Il viola e l’arancione. Due colori che nella politica spagnola significano rottura con l’attuale quadro politico, ma su prospettive diametralmente opposte. Il primo è il colore di Podemos, la formazione di sinistra nata dal movimento degli Indignados guidata da Pablo Iglesias e Íñigo Errejón, il secondo contraddistingue il movimento populista di centrodestra Ciudadanos, che ha come suo leader il giovane avvocato trentacinquenne Albert Rivera. Fino a qualche mese fa Podemos era dato in grande ascesa, addirittura ad un passo dal governo; ora sembra che le cose siano cambiate e Ciudadanos si avvierebbe ad essere la vera sorpresa del voto per il rinnovo del parlamento di Madrid, in programma per il prossimo 20 dicembre.
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dal quotidiano El Pais, se si votasse oggi, la “marea arancione” (marea naranja), come i media spagnoli chiamano il movimento di Rivera, si attesterebbe al terzo posto con il 21,5% dei voti
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dal quotidiano El Pais, se si votasse oggi, la “marea arancione” (marea naranja), come i media spagnoli chiamano il movimento di Rivera, si attesterebbe al terzo posto con il 21,5% dei voti, a due punti percentuali dal Partito socialista, dato al 23,5%. I popolari, in base alla stessa rilevazione, si attesterebbero al 23,4%, mentre Podemos si fermerebbe al 14,1%, lontanissimo da quel 28,2% che i sondaggi gli attribuivano solo otto mesi fa. Ma che cos’è Ciudadanos? Nato nel 2005 in Catalogna per iniziativa di un gruppo di intellettuali e professionisti nettamente contrari all’indipendenza della Comunità autonoma, da movimento regionale (Ciutadans de Catalunya) presto si struttura come forza nazionale, impugnando la bandiera del rinnovamento del ceto politico e dalla lotta alla corruzione. Populismo anti-casta, molto in voga di questi tempi, coniugato con proposte economiche di stampo marcatamente liberista. Al momento, il partito non ha rappresentati in parlamento, mentre i suoi due deputati a Strasburgo siedono tra i banchi dell’Alde, il gruppo dei liberali e dei liberal-democratici europei.
Il suo presidente, Albert Rivera, classe 1979, ha iniziato la sua carriera politica in Catalogna su posizioni anti-nazionaliste, conquistando un seggio al parlamento locale nel 2006. Ateo, ex campione di nuoto, appassionato di moto, si definisce “progressista e federalista europeo”. Come altri giovani leader del momento – non solo in Spagna – è molto attento alla cura della sua immagine ed è abile nello sfruttare le opportunità offerte dal sistema dei media. Non a caso i tabloid popolari lo definiscono l’uomo «más atractivos» del panorama politico spagnolo. Con molta disinvoltura, dice di essere un ammiratore di Abraham Lincoln, Martin Luther King, John F. Kennedy, che cita spesso nei suoi discorsi, ma anche dell’ex presidente uruguaiano José Mujica. Ha dichiarato che il suo motto è una frase di Victor Hugo: «Non c’è nulla di più potente di un’idea il cui tempo è arrivato».
Il suo presidente, Albert Rivera, classe 1979, ha iniziato la sua carriera politica in Catalogna su posizioni anti-nazionaliste. Ateo, ex campione di nuoto, appassionato di moto, è molto attento alla cura della sua immagine. I tabloid popolari lo definiscono l’uomo «más atractivos» del panorama politico spagnolo
Il programma di Ciudadanos è un tipico programma liberal-liberista. A parte il tema del rinnovamento delle istituzioni e della politica (“Regeneraciòn democràtica”), per il rilancio dell’economia e dell’occupazione propone più competitività e produttività, meno tasse e più incentivi per le imprese, semplificazione burocratica, una riforma su base contributiva del sistema previdenziale. Sulla questione delle “autonomie”, anche a seguito dei risultati delle elezioni in Catalogna, il principio su cui si basa l’orientamento del partito è quello sintetizzato nella frase «Queremos una España diversa y unida». Uno Stato al cui centro c’è il cittadino più che i territori, rispettoso però delle identità locali, aperto a soluzioni condivise per quanto riguarda il riparto delle risorse tra centro e periferia. Proprio a proposito di quest’ultimo aspetto, nel programma si parla di «Hacienda única compartida», ovvero di un consorzio tra l’amministrazione tributaria centrale e le comunità autonome, per «condividere la gestione, la riscossione e la liquidazione dei tributi». Ovviamente, come qualsiasi partito populista che si rispetti, anche Ciudadanos vuole abolire le province (Diputaciones provinciales) e gli “enti inutili” e tagliare gli stipendi dei politici. Ultimo capitolo, l’immigrazione. L’idea è quella di calibrare le politiche di accoglienza «sulla base delle necessità economiche e produttive» del Paese. In fondo, una soluzione in linea con la visione liberista del movimento, più attenta alla legge della domanda e dell’offerta che agli aspetti umanitari.
Come qualsiasi partito populista che si rispetti, anche Ciudadanos vuole abolire le province, gli “enti inutili” e tagliare gli stipendi dei politici. In tema di immigrazione l’idea è quella di calibrare le politiche di accoglienza «sulla base delle necessità economiche e produttive» del Paese
Adesso una domanda d’obbligo: come si spiega il successo di Ciudadanos? Sarebbe facile rispondere «perché sa dosare bene liberismo e progressismo». Certo, a differenza dei conservatori, il partito di Rivera è laico, molto sensibile al tema dei diritti civili, favorevole ai matrimoni gay, ma questo, evidentemente, non basta. Molto più concretamente, sarebbe il caso di considerare il fatto che questo movimento si sta rendendo capace di un’operazione a suo modo geniale: far virare a destra la spinta al cambiamento presente nella società spagnola, maneggiando meglio di altri il tema del rinnovamento della politica in chiave anti-establishment e approfittando – ecco il punto – delle difficoltà in cui versano i rivali di Podemos. La Spagna, tra i Paesi europei più colpiti dalla crisi di questi anni, sta registrando un miglioramento della sua economia, col Pil che quest’anno potrebbe crescere addirittura del 3%, ben oltre la media europea. Rimane però altissimo il tasso di disoccupazione – intorno al 23% – e l’indice di povertà è tra i più alti d’Europa. In un quadro come questo, la domanda di cambiamento è giocoforza molto sostenuta, sebbene non sia scontata la direzione che essa possa prendere. Dopo la vicenda greca, nondimeno, per Podemos potrebbe giocare a sfavore la convinzione che alligna tra molti cittadini circa l’impossibilità di invertire la logica delle politiche economiche dentro la gabbia dei vincoli europei. Un rischio che Ciudadanos non corre, stante il suo profilo fortemente europeista.
Ciudadanos si sta rendendo capace di un’operazione a suo modo geniale: far virare a destra la spinta al cambiamento presente nella società spagnola, maneggiando meglio di altri il tema del rinnovamento della politica in chiave anti-establishment
Podemos e Ciudadanos, quindi. Dopo la rottura con Izquierda Unida, il cartello della sinistra che comprende il Partito comunista spagnolo, Pablo Iglesias si è spinto a dire che «un dialogo con Rivera sarebbe possibile a partire dai temi della “rigenerazione” della politica e della trasparenza», soprattutto se Cidadanos «prendesse le distanze dalla linea economica del Pp». Quando si dice realismo. O consapevolezza che il vento è un po’ cambiato.
Fonte: linkiesta.it | Autore: Luigi Pandolfi