Obama ci ha riprovato. Ma sa che è una battaglia persa. L’ennesima preghiera non verrà esaudita. La Casa Bianca può insistere quanto vuole ma Capitol Hill non cederà. Non ci sarà alcuna legge per un maggiore controllo sulle armi. Dopo la strage di Newtown nel 2012, dopo quei bambini uccisi, straziati dalle pallottole sparate da Adam Lanza, il paese era rimasto scioccato e il presidente aveva lanciato un primo appello al Congresso.
Sembrava di essere a un passo da un cambiamento storico nella società americana, pari al via libera ai matrimoni omosessuali. L’effetto è durato poco, qualche settimana. Poi tutto è tornato come prima. Tre anni e quasi 800 (ottocento) massacri dopo, nulla è mutato. E nulla muterà. Il parlamento statunitense non muoverà un dito per rendere meno facile possedere un’arma da fuoco.
La lobby delle armi
Non è servito Newtown, non è servita la strage di Charleston. Non servità neppure l’omicidio in diretta dei due giornalisti dellaWDBJ-TV. Nonostante lo sdegno, le decine di petizioni, l’attivismo delle associazioni per i diritti civili, nonostante le decine e decine di vittime, nulla muterà.
La lobby delle armi è troppo potente. E ha rapporti con decine di senatori e deputati. A Capitol Hill non c’è foglia che la National Rifle Association non voglia. Tutto legale, ovviamente. Tutto trasparente e alla luce del sole. Tutto registrato e denunciato. Ma fatto sta che il Congresso è sostanzialmente nelle mani dell’industria delle armi da fuoco.
Non abbiamo ancora avuto una legge sulle restrizioni sulle armi da fuoco più pericolose, e non l’avremo. Non è mai stata varata una norma che evitare che pistole e fucile vengano acquistate da persone malate di mente, e non sarà approvata. Come non vedrà la luce un provvedimento per un maggiore controllo sulle vendite. Non ci sarà perchè il Senato e la Camera dei Rappresentanti non la voterà. Troppi sarebbero i no. Non ci sarebbe maggioranza.
Non solo perché molti di questi parlamentari siano convinti che – come dice la Costituzione – ogni americano abbia il diritto di difendersi individualmente e quindi possa possedere un’arma. Non si tratta solo di aderire a un retaggio dell’Epoca della Frontiera entrato nel Dna della nazione.
Milioni di dollari per i deputati e i senatori
Qui più banalmente si tratta di soldi e consenso. In certe zone degli Usa se dici di essere contro il possesso di pistole o fucili pensano che sei un pazzo e non ti mandano più a Washington come rappresentante della comunità. Il consenso elettorale te lo devi conquistare. Non solo dicendo quello che i tuoi elettori si vogliono sentire dire, ma anche avendo i soldi per vincere le campagne elettorali.
E qui entra in campo la lobby delle armi. Che ogni anno tira fuori milioni di dollari per foraggiare un buon numero di politici. La sola National Rifle Association ha speso circa un milione e mezzo all’anno negli ultimi quindici anni per indirizzare il voto dei congressisti. Sulla lista dei beneficiari ci sono nomi importanti.
Due candidati alla nomination repubblicana, il senatore texano Ted Cruz e quello della Florida Marco Rubio, il leader del GOP al Senato Mitch McConnell e lo Speaker della Camera John Boehner. Nomi molto importanti. Ma non ci sono solo i repubblicani. Anche i democratici ricevono sovvenzioni dalla Nra. L’ex leader del Senato Harry Reid era uno dei più accerrimi difensori delle armi.
Tra i 46 senatori che avevano votato contro maggiori controlli per il possesso delle armi, 43 avevano ricevuto soldi dalla lobby delle armi nei dieci anni precedenti.
Il condizionamento delle elezioni locali
Il loro “compito” non è solo quello di bloccare ogni possibile nuova legge restrittiva, ma anche quello di evitare che provvedimenti non direttamente collegate al possesso di fucili o pistole possano mettere in discussione la libertà di vendita e diffusione delle armi. Ai tempi della riforma sanitaria c’è stata una vera e propria battaglia al Congresso per impedire che i medici potessero chiedere ai loro pazienti se fossero o no proprietari di armi da fuoco.
La lobby ha ottenuto diverse vittorie a Capitol Hill. Ha respinto la proposta di bandire la vendita dei fucili d’assalto, ha cassato la diminuzione pe legge delle scorte nei magazzini; infine, ha fatto approvare una norma sulla reciprocità tra gli stati: se possiedi un’arma puoi portarla in un’altro stato se ci sono accordi tra le due amministrazione.
La National Rifle Association “lavora” anche a livello periferico. La lobby condiziona anche le leggi dei singoli stati e investe soldi nelle elezioni per le amministrazioni locali; finanzia le campagne per il Senato e la Camera, appoggiando i candidati amici. Che spesso, molto spesso, vincono le partita e volano a Washington.
Obama non verrà ascoltato anche questa volta. Nessuna legge restrittiva sarà approvata. I massacri continueranno. Il Congresso non muoverà un dito. La lobby delle armi è più potente dello sdegno di una parte della nazione.
Fonte: panorama.it