Il simbolo del Movimento 5 Stelle cambia. La scritta ‘Beppegrillo.it’ scompare, come annunciato sul blog del comico genovese.
È un passaggio storico per i pentastellati arrivati nel 2013 in parlamento, alle prese con la prossima campagna per le elezioni amministrative in diversi comuni italiani.
Non è un caso che nella stessa giornata il blog abbia lanciato le primarie per trovare il candidato sindaco di Roma. Ma non ci sono solo la Capitale, Milano, Torino: ormai i 5 stelle sono presenti un po’ ovunque.
E c’è una grossa pattuglia di espulsi, oltre che in parlamento anche in varie parti della Penisola, che potrebbe approfittarne per lanciare simboli simili o analoghi in campagna elettorale penalizzando il partito M5s: accadde già nel 2009 con i Grilli e nel 2013 con il Partito Pirata di Marco Marsili.
UN MARCHIO DEBOLE. A questo si aggiunga che, dopo aver annunciato che si occuperà sempre di meno del Movimento, Grillo da lunedì 15 febbraio si sfila anche dalle urne.
«Ma il fatto che non ci sia più il nome non comporta per forza una perdita di voti», spiega a Lettera43.it Gabriele Maestri, dottorato di ricerca all’Università di Roma Tre, autore del libro Per un pugno di simboli e amministratore del sitowww.isimbolidelladiscordia.it. «Anche Renzi non ha messo il suo nome nel simbolo del Partito Democratico alle Europee e il risultato è stato comunque positivo».
Quella del simbolo del Movimento 5 Stelle è una storia che vale la pena raccontare: «Il marchio di Grillo è nato tecnicamente come marchio debole», dice Maestri, «perché facilmente replicabile. All’interno c’è il nome Movimento, un termine generico privo di quella che il diritto dei marchi chiama ‘capacità distintiva’. Lo stesso può dirsi per le stelle, generico segno di qualità».
IL M5S SI ISTITUZIONALIZZA. Con questa mossa, frutto della votazione del 17 novembre scorso e della varie procedure burocratiche, «nei Comuni tutti gli esponenti 5 stelle potranno usare questo simbolo alle prossime elezioni amministrative», continua Maestri.
È di fatto un’istituzionalizzazione del Movimento dopo l’entrata in parlamento, ma anche dopo una travagliata scelta di quale simbolo presentare alle elezioni: «I primi simboli iniziano a comparire nel 2007», ricorda Maestri, «siamo ancora ai meet up. Ognuno aveva il suo. Poi nel 2008 dopo il Vaffa Day del settembre dell’anno precedente comparvero le prime liste civiche con la V, che era sia per il film V per vendetta, sia per il Vaffa di Grillo».
La proprietà del logo ora è dell’associazione Movimento 5Stelle
Ma è nel 2009, il 30 settembre, «che appare il simbolo usato fino a ieri, quando viene depositato presso l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno».
Qui il titolare del marchio è sempre Giuseppe Grillo.
Nel marzo 2012 il simbolo è depositato anche presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi, ma questa volta il sito non compare. Anche per questo, il nuovo segno votato dalla Rete in Italia non è stato depositato, mentre in Europa quello col nuovo sito è stato depositato il giorno dopo il voto.
Adesso la proprietà, a differenza del vecchio logo riconducibile a Giuseppe Grillo in persona, è attribuibile all’associazione Movimento 5Stelle, sede in via Roccatagliata Ceccardi, 1/14, Genova, dove c’e’ lo studio legale di Enrico Grillo, nipote di Beppe.
LA CORSA A COPIARE IL SIMBOLO DI GRILLO. «Di fatto questo passaggio non è poi così importante», continua Maestri, «ma serve come indicazione interna al Movimento di usare quello. E per evitare azioni di disturbatori».
Proprio l’autore di Per un pugno di simboli aveva tratteggiato tre anni fa, in un articolo sulla rivista giuridica Federalismi, la gara all’imitazione del simbolo di Grillo.
La questione girava intorno a chi voleva intercettare il voto di protesta. Cosa che ritorna sempre di attualità a ogni elezione. «L’allarme si concretizza puntualmente in occasione delle elezioni politiche del 2013 quando, l’11 gennaio – primo giorno utile per il deposito dei contrassegni –, ben due delle prime tre posizioni vengono occupate da contrassegni subito battezzati come “imitazioni” di altri emblemi più noti che pure sono alla prima partecipazione alle legislative», scriveva Maestri.
IL CASO DEL 2013. In particolare, «al numero 2 viene presentato l’emblema del ‘Movimento 5 Stelle – M5S’ di tale Andrea Massimiliano Danilo Foti, che si presenta come un’imitazione quasi perfetta del contrassegno del Movimento 5 Stelle “ufficiale”», continuava l’articolo. «Il depositante sostiene di aver iniziato il proprio percorso politico autonomo dopo due anni di permanenza nei meet up, dal momento che Grillo in quel periodo non aveva intenzione di partecipare alle elezioni, creando nel 2007 quel movimento».
Grillo minacciò di ritirarsi dalla competizione elettorale, ma il Viminale gli diede ragione semplicemente applicando le regole: il simbolo del M5s, uso dopo uso, da debole era diventato forte.
Le polemiche, però, potrebbero non essere finite.
Autore: Alessandro Da Rold | Fonte: lettera43.it