Velocità. Questa la chiave di accesso per capire il profondo mutamento che investe gli scenari dell’informazione e come di conseguenza grazie al web sia cambiata in appena due anni la dieta mediatica degli italiani.
Il recente report dell’Agcom “Il consumo di informazione e la comunicazione politica in campagna elettorale” sull’elaborazione dei dati SWG ne evidenzia gli aspetti e conferma la centralità del ruolo dei social network come fonte e strumento di informazione tanto da ripensare la disciplina della comunicazione politica.
La tv resta ancora regina indiscussa come mezzo per acquisire informazioni (74%) seguita da Internet (62%) e dai quotidiani (56%) anche se questi ultimi in termini qualitativi vengono ancora ritenuti più attendibili. Si noti come il gap fra Internet e tv si stia sempre più assottigliando. Questo probabilmente in virtù della crisi di alcuni format tradizionali, della possibilità di accesso alla rete più capillare rispetto a pochi anni fa, della connessione in mobilità sempre più diffusa, e della necessità di reperire dati sempre con più celerità per battere – talvolta nevroticamente – la notizia sul tempo.
Nel dettaglio, i social network sorpassano addirittura i motori di ricerca come fonte di informazione soprattutto per l’attualità locale e i fatti internazionali. Quindi questi canali vanno a configurarsi con insistenza come un mezzo sempre più di rilevanza in diverse sfere del quotidiano ma anche e soprattutto di condivisione sociale se l’accesso agli stessi per informarsi ha avuto un incremento dal 2013 al 2015 del ben 18%. Un caso emblematico è rappresentato in particolar modo da Facebook. Fra i siti reputati più importanti dai cittadini per informarsi il noto social network si colloca in quarta posizione, preceduto da La Repubblica, Google e Ansa.
L’informazione da parte degli operatori del settore è sempre più ricercata proprio su quella piattaforma e di conseguenza i più lungimiranti hanno ben capito che ha più efficacia un post che un comunicato stampa e come spesso dall’approfondimento dello stesso possa nascere una notizia.
Altro dato interessante è che il sito www.beppegrillo.it è ritenuto più importante di note testate come Il Giornale, il Post, e L’Espresso. Probabilmente questo particolare dato può essere spiegato parzialmente con il comportamento degli utenti, i quali prediligono l’informazione online per approfondire un argomento specifico e di proprio interesse. Inoltre mentre i blog registrano un netto calo a favore dei social network il portale del leader del M5S sembra non avvertire questa crisi. Del resto il Movimento ha sempre fatto della rete e del blog la base del proprio consenso.
La crescita dell’informazione e della formazione delle opinioni in campagna elettorale su Internet è testimoniata dai dati relativi alle elezioni regionali del 2015. Un mix di fattori concorre a questi risultati: la progressiva disaffezione verso i tradizionali schemi del confronto televisivo come hanno dimostrato di recente i dati sullo share, l’ingresso graduale dei nativi digitali come parte attiva dell’elettorato, e la rilevanza costante del confronto fra amici e parenti che confluisce dalla rete sociale offline a quella online attraverso un uso più intensivo dei social network.
I dati mostrano come nelle regioni in cui si è svolta la competizione elettorale l’utilizzo dei social network, nello stesso periodo di indagine, sia stato del 16.2% rispetto al 13.2% delle restanti regioni. Stesso trend per i blog (anche se tendenzialmente in calo) rispettivamente 11.1.% e 9.8%. Rilevante la percentuale relativa ai quotidiani e periodici online, 10.8% per il primo gruppo di elettori e 16.2% per i restanti delle altre regioni. Un’importanza sempre maggiore nei confronti di Facebook e Twitter, sempre più vetrine e veri e propri strumenti di comunicazione politica “ufficiali” sia da parte dei protagonisti politici che da parte dell’elettorato, tanto da indurre l’Agcom a valutare degli interventi in merito con una disciplina specifica in quello che a oggi è un vero e proprio campo minato. Inoltre, come per la campagna elettorale del 2013 il confronto con la propria rete amicale, in questo caso anche online, ha avuto la meglio su altri mezzi forse proprio perché è ormai già stato dimostrato empiricamente che gli elettori spesso seguono opinioni affini alla propria confermando la teoria della spirale del silenzio ed escludendo quindi le informazioni e idee più distanti.
Le forme tradizionali previste dalle legge n.28/2000 stanno in vario modo cambiando adattandosi a nuovi spazi e nuovi linguaggi spostandosi sul web che per sua natura, tuttavia, non può totalmente essere controllato. In questo periodo il confronto fra candidati avviene all’interno di specifici spazi sui siti dei quotidiani. Pensiamo ai confronti live su diverse e note testate online nazionali in prossimità del voto a Milano, Roma, e Napoli, una forma non prevista e regolamentata dalla legge che se si dovesse affermare massicciamente entrerebbe palesemente in concorrenza con i servizi di diffusione tradizionali. Un vuoto normativo da colmare al più presto visto che soprattutto in periodo di campagna elettorale i social media (quindi anche blog e YouTube) diventano vere e proprie fonti di informazione, a scapito delle tradizionali con la possibilità di infrangere le regole della par condicio. Al netto delle eventuali revisioni legislative si tratta di un cambiamento che dovrebbe essere colto al balzo da parte di tutti gli esponenti politici a non considerare il web come tendenza ma come necessità e i social indispensabili come tutti gli altri media.
Inoltre, la centralità sopratutto del diffondere notizie su Facebook potrebbe anche, con il tempo, mandare in cantina il vecchio ruolo dell’ufficio stampa un po’ vittima della disintermediazione e se vogliamo di questa velocità frenetica in cui siamo tutti coinvolti.
Autore: Alessia Zuppelli | Fonte: huffingtonpost.it