La campagna per l’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti non sarà ricordata solamente come una delle più accese, e imprevedibili, della loro storia. Né per le sparate, le figuracce, le bufale e l’inatteso successo del suo protagonista indiscusso: Donald Trump, aka “the Donald”. Quella di quest’anno, infatti, passerà alla storia anche come una delle elezioni con il linguaggio più terra terra nella storia degli americana. È quanto emerge da un’analisi della complessità lessicale e grammaticale dei discorsi dei candidati democratici e repubblicani, realizzato da un team di ricercatori del Language Technologies Institute della Carnegie Mellon University.
Lo studio ha analizzato in che modo sia cambiato nel corso della campagna elettorale il linguaggio utilizzato nei discorsi dei cinque principali candidati dei due schieramenti: i repubblicani Trump, Ted Cruz e Marco Rubio, e i democratici Hillary Clinton e Bernie Sanders. Per avere un termine di paragone, i ricercatori hanno fatto lo stesso con i discorsi effettuati da sei presidenti del passato: Abrham Lincoln, Ronald Reagan, Bill Clinton, George W.Bush e Barack Obama.
La loro analisi dimostra quanto la campagna attuale stia virando sempre più verso la pancia degli elettori. Tutti i candidati alla presidenza infatti negli ultimi mesi hanno semplificato il linguaggio utilizzato. In termini di grammatica, la media è paragonabile al linguaggio utilizzato da bambini di seconda/terza elementare, con Trump addirittura leggermente al di sotto. Peggio di lui aveva fatto solamente George W. Bush, che nei suoi discorsi utilizzava una grammatica paragonabile a quella di un bambino di cinque anni. Inarrivabile per tutti invece la raffinatezza oratoria di Lincoln, che secondo i ricercatori nel suo discorso di Gettysburg utilizzò una grammatica ben al di sopra delle capacità linguistiche di un bambino delle elementari.
Sul piano del lessico, tutti i candidati della campagna attuale sono al di sotto della media precedente. Lincoln, Bush, Regan, Clinton e Obama utilizzarono tutti un vocabolario superiore a quello di un bambino di otto anni. Il livello di di queste elezioni invece è in media più basso, anche se con molte variazioni, e va dal lessico di Trump, adatto ad un bambino di seconda elementare, a quello di Bernie Sanders, che raggiunge addirittura un livello da quinta elementare. Tra tutti comunque, i due favoriti sembrano i più attenti a modulare il registro utilizzando in base alla platea che si trovano di fronte: sia Trump che Hilary Clinton infatti mostrano variazioni maggiori nella complessità del proprio lessico.
Fonte: wired.it | Autore: Simone Valesini