Il 5 aprile i Repubblicani e i Democratici dell’Wisconsin sono chiamati a scegliere il loro candidato per la corsa alla Casa Bianca, e il loro voto potrebbe porre un punto di domanda sulla corsa di Donald Trump e Hillary Clinton. I due sono ancora molto avanti nei rispettivi schieramenti, ma una vittoria dei loro concorrenti (Ted Cruz e Bernie Sanders) nello Stato del Midwest potrebbe essere un segno del cambiamento di umore nell’elettorato americano.
L’IMPORTANZA DEL MOMENTUM. Il Wisconsin mette in palio 42 delegati per i Repubblicani e 86 per i Democratici. Numeri che possono modificare solo leggermente il vantaggio della coppia Trump-Clinton, ma che possono influenzare notevolmente un fattore fondamentale per vincere le primarie: il momentum.
Il termine, molto usato nella politica Usa, indica lo “slancio” di un candidato ed è fondamentale per una corsa a tappe, dove il voto di chi viene dopo è influenzato da quello di chi viene prima. Un candidato con poco slancio, o che sembra in difficoltà, è meno attraente di uno che cavalca una serie di vittorie.
WISCONSIN, STATO CHIAVE. Tra i Democratici, nell’ultimo periodo il momentum sembra essere dalla parte di Sanders (che ha vinto gli ultimi 5 Stati), mentre tra i Repubblicani Trump rischia di perdere il suo slancio, dopo averlo mantenuto fondamentalmente ininterrotto fino ad ora.
Il Wisconsin, inoltre, non è uno Stato qualsiasi, e sarà un banco di prova particolare: popolato in gran parte da bianchi, working e middle class messe in difficoltà dalla crisi, insomma lo zoccolo duro del bacino elettorale di Trump e di Sanders, che qui possono contare su una destra e una sinistra molto radicali. Per il re del mattone perdere qui, dopo aver vinto negli Stati più simili al Wisconsin, sarebbe una conferma del momento difficile della sua campagna.
Cruz tenta lo sgambetto su Trump
Tutti i sondaggi danno questa eventualità come molto probabile. Secondo il sito FiveThirtyEight, Cruz è in vantaggio su Trump di 10 punti percentuali, e le sue possibilità di vittoria sono del 91%.
Trump è reduce dalla sua peggior settimana dopo le controverse prese di posizione sul suo campaign manager, sulla Nato, sull’aborto e sulle armi nucleari, con un calo nei sondaggi che lo rende sgradito al 67% degli elettori americani. «Il Wisconsin sarà una grande sorpresa», continua a promettere, convinto di smentire ancora una volta chi scommette su una sua battuta d’arresto.
TUTTI I SONDAGGI IN CALO. Ma secondo un sondaggio Nbc, le preferenze di Trump sono in calo anche a livello nazionale: il consenso per il magnate è sceso di tre punti nell’ultima settimana al 45%, dal 48% della scorsa settimana. Ted Cruz lo segue con il 28% delle preferenze e John Kasich il 18%. Il margine di 17% punti su Cruz è il più basso accumulato da Trump dalla metà di febbraio.
A mettergli i bastoni tra le ruote nel Midwest potrebbe essere inoltre il governatore repubblicano dello Stato, Scott Walker, riconfermato anche dopo i grossi tagli al settore pubblico e l’abolizione della contrattazione collettiva per i dipendenti pubblici: nei giorni scorsi si è schierato con Cruz.
TRUMP CONTRO L’ESTABLISHMENT. Inoltre, il Wisconsin è lo Stato culla del Tea party e ‘casa’ di Reince Priebus, presidente nazionale del partito repubblicano, di Paul Ryan: tutti sono contro il tycoon, che si trova quindi a dover sfidare qui l’intero establishment unito. Se è vero che una sconfitta sarebbe significativa, ancor di più lo sarebbe una vittoria.
Democratici, Sanders ha bisogno di una vittoria netta
Se il 5 aprile l’attenzione andrà soprattutto al voto Repubblicano, bisogna comunque tenere d’occhio anche i Dem.
I sondaggi danno Sanders avanti di poco – ma abbastanza perché l’algoritmo di FiveThirtyEight gli assegni circa il 72% delle possibilità di vittoria – in uno Stato che lo favorisce anche demograficamente (nelle primarie del 2008 nove elettori su dieci erano bianchi, il settore di elettorato su cui ha concentrato la propria cxampagna).
IMPORTANTE VITTORIA PSICOLOGICA. Dopo aver strappato due Stati vicini (Michigan e Minnesota), il senatore del Vermont la scorsa settimana si è aggiudicato i caucus nello stato di Washington, alle Hawaii e in Alaska, galvanizzando i suoi elettori e continuando ad attrarre finanziamenti (oltre 40 milioni di dollari in marzo). Vincere con un piccolo margine non cambierebbe molto per lui sul piano matematico, lasciando pressoché invariato il suo svantaggio nel numero dei delegati (i democratici distribuiscono il numero di candidati in modo proporizonale). Ma sul piano psicologico otterrebbe comunque una ulteriore spinta in vista delle prossime sfide, che deve assolutamente stravincere se vuole continuare a correre: a cominciare da New York (19 aprile), con 247 delegati.
A SANDERS SERVE UN TRIONFO. Ciò che veramente farebbe tremare l’ex segretario di Stato, invece, sarebbe una vittoria con un vantaggio percentuale a doppia cifra. Le ultime rilevazioni prima del voto lo danno in testa con numeri che vanno dal 2% all’8%, ma secondo molti analisti, i sondaggi potrebbero sottostimare il consenso del senatore del Vermont, e i suoi fan potrebbero ricevere una bella sorpresa.
Nel 2008, Barack Obama sconfisse Hillary Clinton con un margine del 17%. All’incirca la stessa percentuale che servirebbe a Sanders, sempre secondo FiveThirtyEight, per sperare realisticamente in un trionfo finale. Se è vero che una sesta vittoria di fila sarebbe di per sè importante, la matematica resta ancora in favore di Hillary.
Fonte: lettera43.it