Qualche settimana fa, nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Commissione diritti umani del Senato, Paola Regeni, con quel linguaggio dolce e potente che ha saputo elaborare dal proprio dolore, ha definito suo figlio “un giovane contemporaneo”. Ovvero, una persona intelligente, curiosa, un ricercatore attento che allo studio e alla conoscenza aveva dedicato la sua vita, viaggiando, imparando le lingue, frequentando collegi e università in Paesi diversi.
Giulio incarnava il sogno dei padri fondatori dell’Europa, il miglior risultato di quelle politiche di scambio culturale e integrazione su cui abbiamo puntato alcuni decenni fa e che tanto profondamente hanno cambiato le nuove generazioni del continente. Proprio per difendere questo pezzo fondamentale della nostra identità europea, l’uccisione di Regeni non può che portarci a considerare e dichiarare l’Egitto Paese non sicuro. Non lo è stato per Giulio e non lo è per migliaia di anonimi egiziani della cui sorte mai sapremo. E potrebbe non esserlo per i tanti turisti, lavoratori, studenti e ricercatori europei che vi si recheranno in futuro.
Non può essere considerato sicuro uno Stato con il quale si intrattengono relazioni regolari, ma dove un cittadino italiano di fatto non viene tutelato nella propria incolumità: e dove, nel caso che essa venga compromessa, non sono garantite adeguate indagini per individuare i responsabili e ottenere giustizia. Non può essere considerato sicuro un Paese in cui centinaia di esseri umani vengono sequestrati, sottoposti a tortura e uccisi: solo negli ultimi otto mesi vi sono state 735 sparizioni e di circa 500 di queste persone non si hanno più notizie; mentre dal gennaio 2016 sono già 3 i morti accertati, con evidenti segni di tortura sul corpo. Di conseguenza, nelle relazioni dell’Europa con l’Egitto la questione dei diritti umani non può essere un accessorio insignificante. Deve essere, piuttosto, una priorità fra le priorità. E non si può immaginare un sistema di rapporti, di qualsiasi tipo, fra uno Stato europeo e un altro Stato che al suo interno non garantisca la tutela dei diritti fondamentali.
L’oltraggio di cui è stata oggetto l’Italia da parte delle autorità egiziane nelle ultime settimane non colpisce solo questo Paese ma l’Europa tutta e l’insieme dei valori irrinunciabili in cui crediamo. Per queste ragioni, vogliamo mobilitarci affinché l’Egitto venga dichiarato paese in questo momento non sicuro, invitando i cittadini europei, in particolare “i giovani contemporanei” del nostro continente, a non recarvisi. Questo fino a quando il regime lì dominante non abbia mostrato la concreta volontà di cooperare per la ricerca della verità su Giulio Regeni e garantito il pieno rispetto dei diritti umani.
Questo testo, elaborato da più persone nei giorni scorsi, è stato sottoscritto da oltre 90 europarlamentari, di tutti i Paesi e di tutti i partiti, e indirizzato al commissario Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione europea.
Chi voglia aderire scriva a: abuondiritto@abuondiritto.it Invitiamo chiunque condivida questo testo a inviarlo ad amici e conoscenti in Italia ed altri paesi sollecitandone l’ulteriore diffusione.
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A few weeks ago, during a press conference promoted by the Human Rights Commission of the Italian Senate, Paola Regeni called her son “a young contemporary”, with that sweet and potent eloquence that she developed from her struggle.
In other words, she depicted him as a curious and smart young man, an attentive researcher who dedicated his life to study and knowledge, traveling around the world, learning different languages, attending schools and universities in numerous countries.
Giulio embodied the ideal of the European founding fathers, the best possible result of those cultural exchanges and and integration policies that we have so ardently supported over the past decades.
It is in order to protect this essential part of our European identity that, given the brutal murder of Giulio Regeni, we must recognize and declare Egypt as what it is: an unsafe country.
It was unsafe for Giulio as it is still unsafe for thousands of Egyptians, whose stories will never reach our ears. It could continue to be unsafe for many European tourists, workers, travelers, students and researchers that will go there in the future.
It is a country that has regular relations with our government, but where, nonetheless, the safety of an Italian citizen cannot be granted and where, whenever an individual’s safety is violated, adequate investigations to identify any accountability are not ensured and cannot be deemed secure.
A country where hundreds of citizens are abducted, tortured and murdered every year cannot be considered safe: in the last eight months, Egypt experienced 735 enforced disappearances: among them, 500 vanished without leaving any trace; furthermore, since January 2016 three people have been found dead with clear signs of torture on their bodies.
The matter of human rights cannot be regarded as a mere accessory to relations between Europe and Egypt. Instead, human rights are an utmost priority. We cannot contemplate a system of relations of any kind between a European country and a country that does not guarantee the respect of basic human rights in its territories.
The outrage that Italy suffered from Egyptian authorities in the last weeks does not only affect our country. It affects the entire European Union and the basic shared values that we believe in.
For these reasons, we intend to mobilize for Egypt to be declared an unsafe country, encouraging European citizens, especially European “young contemporaries”, to avoid traveling to that country until the present regime demonstrates the concrete determination to cooperate in the search for the truth regarding Giulio Regeni and to guarantee the full respect of basic human rights.
For those who would like to subscribe to this plea, please write to: abuondiritto@abuondiritto.it
We kindly invite you to share this call with your friends and contacts.
Fonte: Huffington Post