“Ora tocca a te. Il tuo voto è la linfa del cambiamento, il motore della rinascita, la lettera d’amore a una città abbandonata”. Inizia così lo spot elettorale di Roberto Giachetti, candidato del Pd a Roma, che a un certo punto ha un risvolto improvviso. Quello che sembrava un messaggio propagandistico mieloso si trasforma in una sorta di “vaffa” ai suoi collaboratori.
Il vicepresidente della Camera si ferma e si rivolge a un non ben identificato “Francè” (Rutelli? o Totti? non è dato saperlo) e sbotta dicendo: “ma de che stiamo a parlà? Ma io sto in mezzo alla gente dalla mattina alla sera a parlare di programmi, di buche, Olimpiadi e devo stare a parlare di una lettera d’amore a una città abbandonata. Ma che sono un attore, io? Ma fatemi il piacere…”. È a quel punto che nel video compare il renzianissimo Luciano Nobili, ex vicesegretario del Pd capitolino, che fa finta di fermarlo. Una scena che lascia alquanto perplessi sul tipo di comunicazione politica scelto dal Pd romano e che richiama alla mente il “pic-nic democratico” che si è tenuto domenica scorsa a Villa Doria Pamphili. Per l’occasione Giachetti e Matteo Orfini, commissario straordinario del Pd romano, si sono fatti fotografare mentre tagliavano insieme una crostata dove compariva la scritta: “il 5.6 Vota PD”.
Delle situazioni imbarazzanti che lasciano insoluto un quesito: ma a cosa pensano quelli che curano la campagna elettorale di Giachetti?