I ballottaggi sono partite nuove. Chi ha preso il 35% al primo turno non parte da 35. Deve riportare alle urne tutti coloro che lo hanno votato al primo turno e sperare di aggiungere tanti voti quanti servono per arrampicarsi a quota 50%+1. In chi è in testa il rischio è di rilassarsi, di pensare “tanto è fatta, sono al 49, cosa vuoi che serva per arrivare a 50?”. Quindi prendere sotto gamba la sfida e magari non curarsi se qualche elettore del primo turno è andato al mare al secondo… E così può accadere che “ma come? ero al 49 e ora sono al 45? e ho perso? che mi è successo?”
E chi è in svantaggio, che può fare? io intravvedo tre strade:
a) l’accordo politico. Stringere alleanze, apparentamenti, fornire un incentivo a chi al primo turno ha votato candidati non ammessi al ballottaggio affinché si senta motivato per votarmi al secondo. Il rischio è annacquare il messaggi politico originale, creare scontento nei propri candidati che – con l’apparentamento – rischierebbero l’accesso in consiglio comunale e – in ultima analisi – demotivare parte del proprio elettorato. Per questo gli apparentamenti sono merce molto rara… E da maneggiare con estrema cautela.
b) il fatalismo. Fare il minimo indispensabile e sperare che accada qualcosa. Sperare che piova, così “loro” staranno a casa mentre i nostri – impavidi – andranno a votare incuranti del flagello metereologico. O sperare che ci sia il sole, così “loro” andranno al mare mentre i nostri – stakanovisti – si sacrificheranno per recarsi a frotte alle urne. E’ la strada più seguita, affidarsi allo “Stellone” è più diffuso di quanto non si creda. Poi però non ci si lamenti se per caso non piove ma il sole non è così caldo e allora “loro” andranno a votare più dei nostri…
c) il lavoro duro. Una campagna elettorale è controllo del territorio e gestione del tempo. Il territorio è circoscritto e il tempo è sempre poco. Pertanto, dal lunedì mattina la via più saggia sarebbe individuare una platea di volontari – meglio se candidati – e ripartire tra loro l’analisi dell’astensionismo sezione per sezione e – una volta individuati gli elettori che al primo turno sono rimasti a casa (dato pubblico) – fare una campagna mirata al recupero dell’astensione. Questo però richiede organizzazione, manovalanza motivata, idee chiare e presenza capillare. Cioè richiede il ritorno al ‘900.
Buon ballottaggio a tutti.
Marco Cucchini | Poli@rchia (c)