Una piccola comunità cristiana, una chiesa come tante, una parrocchia di provincia trasformata nell’ennesimo teatro dell’orrore quotidiano di Francia.
L’attentato alla parrocchia di Saint-Etienne de Rouvray, vicino a Rouen, sconvolge la Francia e per la prima volta realizza in Europa uno dei progetti della propaganda del Califfato: l’attacco alle chiese.
Già nel 2015 nel covo di un terrorista francese erano stato ritrovati documenti che rivelavano il progetto di colpire il Sacre Coeur di Parigi.
LA POTENZA DEL SIMBOLO. Ora Rouen dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che non serve mettere nel mirino una grande folla per ottenere un risultato simbolico potente: il parrocco di provincia è stato sgozzato, un gesto che rimanda alla barbarie dei video di propaganda dell’Isis.
E l’attentato, limitato dal punto vista del numero delle vittime, è divenuto fortissimo sul piano mediatico.
«VOGLIONO RIPORTARCI INDIETRO». Ma a chi con simboli e riti lavora come Marc Augé, l’antropologo che ha interpretato i luoghi della nostra contemporaneità, le notizie in arrivo dalla Normandia dicono qualcosa di più e di più pericoloso: «Finora avevano attaccato i valori della libertà, oggi toccano le radici cristiane dell’Europa», spiega a Lettera43.it, «questo significa che sul piano simbolico vogliono farci fare un salto indietro nel passato, vogliono riportarci alle crociate, stanno cercando di mescolare le carte».
DOMANDA. Cosa pensa dell’attentato di Rouen?
RISPOSTA. Le reazioni a caldo sono molto difficili. E credo che dobbiamo tutti fare prova di moderazione. Ma questo attentato non è comparabile con gli altri attacchi terroristici avvenuti finora.
D. Prima il 14 luglio, festa nazionale. Ora una piccola chiesa...
R. I terroristi giocano sul piano simbolico, ma l’assalto di Rouen rappresenta una svolta.
D. In che senso?
R. Se ripercorriamo gli attentati avvenuti in Francia e rivendicati dall’Isis, finora abbiamo visto che nel mirino ci sono stati il libero pensiero, con Charlie Hebdo. Poi la libertà individuale con Parigi, gli attacchi allo stadio, ai cafè, ai concerti. E poi Nizza, il 14 luglio, i valori della Repubblica. Non voglio dire che ci sia un piano, attenzione, ma che si poteva fare una lettura simbolica precisa.
D. Nel mirino in qualche modo c’erano i valori della Francia moderna?
R. Certo, dico che attaccando la Chiesa stanno confondendo le carte.
D. Si spieghi meglio.
R. È presto ancora per avere un quadro chiaro, ma se la matrice islamica dell’attentato venisse pienamente confermata (l’Isis l’ha rivendicato, ndr), la cosa certa è che si tratta di un chiaro tentativo di ricreare a livello simbolico la guerra delle religioni.
D. Facile caderci, del resto.
R. Ragionando sul piano simbolico, che però conta, si tratta di una forzatura intellettuale. I terroristi abbandonano gli obiettivi che sono in qualche modo eredità del XVIII secolo, dell’Illuminismo. E vanno a colpire le origini cristiane dell’Europa. Identificano la cultura europea con la cristianità. E non possiamo farci trascinare su questo piano.
D. Cosa comporterebbe cadere in questo meccanismo simbolico?
R. Ci fanno fare un salto nel passato, ci vogliono riportare indietro, all’epoca delle crociate, a prima del pensiero umanista. E però c’è un messaggio importante che non va sottovalutato.
D. Quale?
R. Attaccando la chiesa i terroristi dicono una cosa importante su loro stessi: che loro per primi rifiutano l’idea dell’Europa come luogo di laicità. Questo è un messaggio che dobbiamo tenere presente.
Fonte: lettera43.it | Autore: Giovanna Faggionato