Il tonfo di Angela Merkel e il balzo di Alternative für Deutschland (AfD) in Meclemburgo-Pomerania, alle Regionali tedesche del 4 settembre, sono solo l’ultimo campanello d’allarme suonato dell’estrema destra dalle parti di Bruxelles. Ennesima conferma di un malessere ormai ampiamente diffuso.
I prossimi appuntamenti a rischio per l’Ue sono entrambi fissati il 2 ottobre: la ripetizione delle Presidenziali austriache dopo l’annullamento per irregolaritàe il referendum ungherese sul piano di ricollocamento dei richiedenti asilo votato da Bruxelles durante l’ondata di rifugiati che ha colpito i Balcani nell’autunno del 2015.
2017 BOLLENTE PER FRANCIA E GERMANIA. Il test definitivo per valutare la forza reale dei populismi di destra in Europa, però, sarà verosimilmente nel 2017.
Tra aprile e giugno, in Francia, sono in programma il rinnovo dell’Assemblea nazionale e l’elezione del presidente della Repubblica. Gli occhi saranno puntati sul Front National di Marine Le Pen, che alle Regionali di dicembre 2015 è stato primo partito.
In Germania, invece, in autunno sarà tempo di elezioni federali, con Angela Merkel che dovrà guardarsi dall’avanzata di AfD. Ecco, allo stato attuale, i partiti di estrema destra che minacciano l’Unione europea.
GRECIA, L’ASCESA DI ALBA DORATA. In Grecia, Alba Dorata – fondata nel 1993 e fino al 2012 sempre sotto l’1% – s’è nutrita del malcontento derivante da crisi economica ed emergenza profughi.
Nel 2015 è passata al 7%, riuscendo a far eleggere in parlamento 18 deputati, puntando su principi come avversione per banche e finanza, volontà di smantellare il sistema dei partiti vigente e forte anti-semitismo. I suoi militanti si sono resi protagonisti di numerosi episodi di violenza.
Nel programma elettorale era prevista l’espulsione di tutti gli immigrati clandestini e l’uso dell’esercito per bloccare le frontiere.
L’AVANZATA DI JOBBIK IN UNGHERIA. Poco più a Nord, nell’Ungheria del premier pro-muri Viktor Orban, il partito di estrema destra nazionalista Jobbik nel giro di otto anni è passato dal 2% al 20%, con 23 seggi in parlamento grazie anche a forte campagna contro i profughi.