Cosa si dice delle elezioni in Russia

Cosa si dice delle elezioni in Russia

Lunedì sui giornali di tutto il mondo esperti e analisti hanno iniziato a commentare la grande vittoria elettorale del partito del presidente russo Vladimir Putin alle elezioni parlamentari di domenica. “Russia Unita” è riuscita a raggiungere il 54,2 per cento dei voti, ottenendo una maggioranza di due terzi dei seggi, sufficiente per modificare la Costituzione. È un risultato in parte sorprendente, vista la difficile situazione economica del paese e il calo degli indici di fiducia nel partito del presidente, scesi negli ultimi mesi sotto il 50 per cento.

Andrew Roth, uno dei corrispondenti da Mosca del Washington Postha scritto: «Un’economia in crisi e un bilancio pubblico colpito dal crollo del prezzo del petrolio, che hanno costretto il governo a sospendere l’indicizzazione delle pensioni e a ritardare il pagamento degli stipendi in tutto il paese, normalmente porterebbero al disastro qualsiasi partito di governo». Russia Unita, invece, ha ottenuto il risultato più alto della sua storia (il partito è formalmente guidato dal primo ministro Dmitry Medvedev, ma di fatto Putin ha l’ultima parola su qualsiasi decisione importante).

Secondo i primi commenti, le frodi elettorali potrebbero essere una parte della spiegazione. Già nelle prime ore del voto di domenica, i giornali internazionali hanno iniziato a raccontare accuse di brogli: e sono stati pubblicati su Twitter diversi video che sembrano mostrare i responsabili dei seggi riempire le urne di schede precompilate. Il giornalista Denis Korotkov, residente a San Pietroburgo, è riuscito a votare diverse volte in vari seggi. Dopo aver denunciato l’episodio alla polizia, Korotkov è stato arrestato e ora rischia di essere processato per frode elettorale.

Allo stesso tempo, però, molti hanno fatto notare che difficilmente gli eventuali voti truccati hanno alterato l’esito delle elezioni in maniera significativa. Oliver Carroll, direttore del Moscow Times, ha scritto su Politico che questa volta «il Cremlino ha fatto di tutto per rendere la procedura elettorale più corretta rispetto alle elezioni del 2011, quando una serie di brogli causarono grandi manifestazioni contro Putin nelle principali città del paese». Per esempio il governo russo ha nominato a capo della commissione elettorale Ella Pamfilova, un’esperta di diritti umani ammirata anche dall’opposizione.

Pamfilova aveva promesso che si sarebbe dimessa se avesse ritenuto non corrette le elezioni e lunedì ha annunciato che, stando alle sue informazioni, la procedura elettorale si è svolta in maniera sostanzialmente libera ed equilibrata, anche se il voto in tre seggi potrebbe essere annullato. La scorsa settimana Pamfilova aveva detto in una conferenza stampa che i principali responsabili di eventuali frodi sono politici locali ansiosi di compiacere il Cremlino.

Nonostante l’assenza di brogli vasti e plateali, chi segue la politica russa sottolinea che stampa e televisioni sono di fatto monopolizzate dalla propaganda del governo e che quasi ovunque impiegati pubblici e altri funzionari contribuiscono alla campagna elettorale del governo e ostacolano le iniziative dell’opposizione. Queste critiche sono state ripetute lunedì dagli osservatori internazionali dell’OSCE, che hanno comunque definito le procedure di voto più trasparenti rispetto a cinque anni fa.

Secondo molti commentatori, più che le frodi, una ragione più importante per spiegare il successo di Putin è probabilmente l’astensione. Soltanto il 48 per cento dei russi è andato a votare, contro il 60 per cento degli aventi diritto che lo avevano fatto nel 2011. Grigorii Golosov, un esperto di politica russa, ha spiegato a Politicoche il governo si è impegnato molto per non dare troppo peso e visibilità alle elezioni di domenica: «Dalla scelta della data, subito dopo il ritorno dalle ferie estive, fino alla campagna elettorale più sottotono che io ricordi». L’affluenza è stata particolarmente bassa nelle grandi città, dove si concentra l’opposizione a Putin e dove, dopo le elezioni del 2011, si erano tenute le principali manifestazioni di protesta contro il governo.

A Mosca, per esempio, l’affluenza è stata del 28 per cento e a San Pietroburgo del 20 per cento. Il corrispondente del Guardian da Mosca Shaun Walker ha scritto che l’affluenza nazionale sarebbe risultata ancora più bassa se non fosse per il dato particolarmente alto proveniente da alcune regioni in cui i funzionari pubblici sono famosi per fare pressioni sulla popolazione, e in particolare sui loro dipendenti, affinché vadano a votare.

Sembra che non abbiano votato soprattutto i liberali e gli oppositori del governo. Nessuno dei nuovi partiti di opposizione che si sono presentati a queste elezioni per la prima volta è riuscito a superare la soglia del 5 per cento. Yabloko, uno di quelli che avevano attirato le maggiori attenzioni e aspettative, ha ottenuto meno del 2 per cento; PARNAS meno dell’1 per cento. Non è riuscito a farsi eleggere nemmeno uno dei candidati che si sono presentati da indipendenti con l’appoggio dell’oligarca in esilio Mikhail Khodorkovsky.

I voti non raccolti da Russia Unita sono tutti andati a partiti di fatto alleati del presidente, quella che in genere viene chiamata la “opposizione sistemica”: gli ultra-nazionalisti del partito Liberal-democratico, il Partito Comunista e Russia Giusta. Soltanto tre candidati indipendenti sono stati eletti: due nazionalisti e un ricercato dall’Interpol per legami con il crimine organizzato in Spagna. Non sono riusciti a farsi rieleggere nemmeno gli unici due parlamentari che nella precedente legislatura avevano fatto opposizione al governo: Ilya Ponomarev, che oggi vive all’estero, e Dmitry Gudkov, candidato con Yabloko. Secondo Gudkov, l’astensione è stata una delle principali cause della sconfitta dell’opposizione e del trionfo di Russia Unita: «Gli elettori semplicemente non si sono fatti vedere. La classe media della Russia avrà quello che si merita».

Fonte: ilpost.it

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