Brexit, la Scozia minaccia un secondo referendum

Brexit, la Scozia minaccia un secondo referendum

La Brexit porta in dote nuove grane per la premier britannica Theresa May. La più preoccupante arriva dalla Scozia, che minaccia di organizzare un secondo referendum dopo quello del 2014 per conquistare l’indipendenza dal Regno Unito, in risposta all’uscita di Londra dall’Unione europea. La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon l’aveva promesso e adesso si sta muovendo per realizzarlo, mentre prendono quota le previsioni di un divorzio non consensuale tra la Gran Bretagna e gli ex partner Ue.

QUASI PRONTO IL DISEGNO DI LEGGE. A guidare la carica di Edimburgo è stata proprio la Sturgeon, leader degli indipendentisti, che ha annunciato la presentazione entro la settimana prossima di un disegno di legge locale per la convocazione di una nuova consultazione popolare. Si tratta di un primo passo legale attraverso il quale gli scozzesi, che hanno votato in maggioranza per restare nell’Unione europea, si riserverebbero il diritto di indire un referendum in risposta all’uscita di Londra. Ma si tratta di uno scenario difficile, dal momento che il governo di Sua Maestà ha fatto ripetutamente sapere di non riconoscere in questa fase il diritto a un voto bis.

GRANE ANCHE DAI TRIBUNALI. Non c’è solo il fronte scozzese. Il divorzio da Bruxelles causa grane per il governo inglese anche all’interno dei tribunali. Giovedì 13 ottobre, di fronte all’Alta Corte di Londra, si è svolta la prima udienza sul ricorso presentato da una donna d’affari, Gina Miller, contro il diritto rivendicato dall’esecutivo d’invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per l’avvio formale dell’uscita dall’Unione, senza passare per un voto del parlamento.
È molto probabile che il tentativo venga respinto dai giudici, ma rappresenta un modo per tenere alta l’attenzione sulla possibilità che anche Westminster si esprima in proposito. Mercoledì 12 ottobre Theresa May ha aperto all’idea di un dibattito alla Camera dei Comuni, ma senza arrivare a votare sul negoziato con Bruxelles.

BRUXELLES, UN CONTO DA 20 MILIARDI. Gli effetti negativi dell’addio all’Unione europea, intanto, diventano tangibili anche sul piano economico, col braccio di ferro fra Tesco e Unilever innescato dal crollo della sterlina. La grande catena di supermercati ha infatti annunciato il ritiro dai suoi scaffali online di alcuni fra i più popolari prodotti della multinazionale, come la crema Marmite, a causa dei rincari decisi da quest’ultima per far pagare immediatamente ai consumatori parte del costo dell’oscillazione valutaria. Come se non bastasse, Bruxelles potrebbe presto presentare il conto della Brexit al governo inglese: 20 miliardi di euro da pagare, per arretrati e pendenze nei contributi dovuti al bilancio europeo.

Fonte: lettera43.it

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