Performance scadenti degli account aperti dallo staff di Alfano. Basso il livello di coinvolgimento degli utenti.
Scomodando Antonio Lubrano si potrebbe dire che la “domanda sorge spontanea”: a cosa serve un responsabile “per la comunicazione web e i social media”?. Risposta: a migliorare le proprie perfomance online. Il che si traduce (o almeno dovrebbe) in un incremento della popolarità dell’account interessato. Cioè, in soldoni, più like, retweet, commenti e condivisioni ai contenuti pubblicati sui diversi profili. Se questi sono i parametri da prendere in considerazione si può affermare senza rischio di essere smentiti che la strategia di comunicazione adottata dai social media manager di Area Popolare presenta più di una lacuna.
Per relazionarsi con il pubblico digitale Ap si è affidata alle piattaforme più in voga: Twitter, Facebook, Instagram e Youtube. Tutto bene, tutto giusto, a parte un particolare non trascurabile: la scelta di creare account differenziati per Camera e Senato. Una delle regole auree della rete è che semplicità e immediatezza pagano. Viceversa una comunicazione proveniente da più sorgenti genera dispersione, a meno che a gestirla non sia un fuoriclasse. E Alfano non ne ha. O, per lo meno, non ancora.
Su Facebook i numeri goduti da Ap sono tutt’altro che lusinghieri. La fanpage @deputatiaerapopolare ha guadagnato, sinora, poco più di 2.130 like, mentre @aereapopolaresenato ne ha ottenuti appena 54. Numeri piuttosto scarsi per un partito di livello nazionale, per di più forza di governo. Ma al di là dei fan, a non funzionare è soprattutto la strategia di coinvolgimento degli utenti (leggasi potenziali elettori). Ce lo dimostra l’engagement, dato che tiene conto di mi piace, condivisioni e commenti ai contenuti pubblicati. Ognuno degli ultimi 100 post di @deputatiareapopolare ha avuto la seguente media: 9,4 like, 0,7 commenti e 2,9 sharing. Se invece andiamo su @aereapopolaresenato la situazione è ancora peggiore: 1,7 like, 0,2 commenti e 0,9 condivisioni di media per ogni post.
Twitter conferma un trend davvero poco positivo per Ap. I numeri base sono impietosi: @Apcamera, in 559 giorni di attività (è stato aperto il 14 aprile 2015) ha agguantato solo 1.206 follower, mediamente poco più di due al giorno. Meglio va, si fa per dire, ad @ApSenato, che in 25 giorni (il primo vagito del profilo è dello scorso 29 settembre) ha ottenuto 130 follower, circa 5,2 ogni 24 ore. Anche nel caso di Twitter l’engagement lascia molto a desiderare. Se ciascuno degli ultimi 100 tweet di @Apcamera ha ottenuto mediamente 2,3 retweet (cioè condivisioni) e 3,6 like, quelli di @Apsenato hanno guadagnato 1,4 like e 0,9 retweet di media. Per capire cosa non funzioni nella strategia social di Area Popolare bisogna affidarsi al dato delle menzioni, cioè degli utenti coinvolti nei singoli “cinguetii”. Negli ultimi 90 tweet @Apcamera ha chiamato in causa appena 5 diversi profili. Volete sapere quali sono? Quelli di Angelino Alfano e Maurizio Lupi (5 volte), di Beatrice Lorenzin (2 volte), della Camera dei Deputati e dei Ncd (1 volta). Gli ultimi 50 tweet di @Apsenato hanno, invece coinvolto 16 utenti diversi. Tra questi figurano l’ex Pdl Maurizio Bianconi, Fabiola Anitori, Giuseppe Esposito (entrambi Ncd) e il profilo ufficiale di “Insieme Sì cambia”, iniziativa di Ap per il Sì al referendum. Insomma Ap dialoga o con se stessa o con esponenti della stessa area politica. Cittadini e influencer vengono tenuti fuori dal dibattito social. Peccato sia proprio il coinvolgimento la parola chiave delle nuove piattaforme di comunicazione.
Instagram e Youtube
Perfomance di tal guisa consiglierebbero maggiore ponderazione nell’apertura di nuovi profili. E invece no. Dopo Facebook e Twitter Ap è sbarcata anche su Instagram, strumento concettualmente diverso dai primi due. I risultati, se ce ne fosse bisogno, sono ancora peggiori. L’account della Camera ha pubblicato 86 contenuti che gli sono valsi 346 follower. Mediamente ogni post ha ottenuto 17,4 like e 0,2 commenti. Quello del Senato è “attivissimo” (5 post totali) e gode di un “vasto” seguito (12 follower). Ogni post ottiene mediamente 1,8 “mi piace” ed è commentato 0,2 volte. Su Youtube Ap si è per lo meno risparmiata di aprire un canale ad hoc sul Senato. Quello della Camera, con i suoi 9 iscritti, evidentemente è più che sufficiente.
Fonte: ilsocialpolitico.it | Autore: Luca La Mantia